Se ti può consolare la stessa sensazione di “disagio” l'han provata un paio di miei attuali compagni di allenamento che qualche anno fa praticavano scherma storica (nella mia ignoranza credo tardomedievale e rinascimentale, a parte daghe e pugnali
mi hanno parlato di spada a una mano e mezza, di striscia e altri strumenti di morte a me poco noti
) quando hanno partecipato ad alcuni seminari del vostro gruppo Ars Dimicandi, nonostante fossero rimasti molto entusiasti e interessati.
Per quello che ho riscontrato su me stesso e negli altri, durante i cambiamenti di disciplina praticata, credo che in questi casi ci sia un normale “blocco” psicologico dato dall'influenza della mancata abitudine e da un umano freno/avversione al cambiamento. Poi subentra pure la codificazione/impostazione marziale diversa da uno stile all'altro oppure, in parte, anche da una scuola all'altra. La reazione è poi individuale, c'è chi la sente di più, chi meno.
Portavo come esempio prima savateur, pugile e nak muay proprio perchè difficoltà di ambientamento analogo le ho sentite esprimere da un compagno di allenamento che per non farsi mancare nulla, in varie fasi della sua carriera agonistica, si è cimentato in tutte e tre i tipi di confronto di striking (ci spiegava le differenze di guardia, impostazioni, tattiche nelle varie discipline e le sue preferenze personali).
Per percezione personale si trovava meglio in alcuni contesti e diceva di “non trovarsi” in uno, per una visione più oggettiva però bisogna sentire anche l'altra campana e nella disciplina in cui non si trovava chi scambiava con lui ti dice che era tutt'altro che un agnello sacrificale nella disciplina.
Concordo con Crux (e altri) sull'esistenza di differenze nello specifico. Le etichetto in modo approssimativo e improprio come specializzazioni.