Se vi infastidisce la furbesca e facile spettacolarità di un vino hollywoodiano, e vi fermate lì, la barbarie che state registrando è riassunta in una penosa contrazione di gusto e raffinatezza culturale. Da lì non si esce. Ma se voi provate a collocare quell'illogico degrado culturale all'interno di una rete di eventi, alcuni dei quali probabilmente vi troverebbero entusiasti (che so, l'innovazione tecnologica, la liberalizzazione di una tecnica altrimenti riservata a una setta, la scelta di un linguaggio non esoterico e discriminante), se provate a interpretarla come sezione parziale di un movimento più complesso e ampio, allora essa cesserà di essere un grottesco passaggio a vuoto dell'intelligenza collettiva e inizierà ad assumere un profilo diverso: facilmente, inizierete a capire che in quel preciso punto, dove sembrano essersi perse forza e cultura, passano in realtà correnti fortissime di energia, generate da eventi prossimi, che sembrano avere bisogno, per esprimersi, di quella strettoia, di quella discesa, di quella ritirata strategica. Nell'apparente indigenza di quel particolare, trova appoggio una forza più ampia che, senza quella debolezza, non starebbe in piedi.
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Eppure, in quella innegabile perdita di ricchezza, in quella volontaria riduzione di possibilità, in quella ritirata strategica geniale, quegli uomini trovarono la strettoia attraverso cui arrivare a un mondo nuovo, che tutto sarebbe stato tranne una perdita di anima. (Anzi, si può dire che furono loro a inventarla, l'anima: o almeno quel modello prêt à-porter che sarebbe entrato in tutte le case, e nelle vite anche più semplici).
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Magari mi sbaglio, ma secondo me bisogna guardare l'animale, tutto, e in movimento. Allora qualcosa si potrà capire. Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero. E questa è la ragione per cui non basta deprecare la pinna (effettivamente inutile in un quadrupede), ma è necessario capire che essa forma un'unità organica con le branchie, le squame, quel modo di respirare, quel modo di vivere. Il braccio che è diventato pinna, forse non è un cancro, ma l'inizio di un pesce.