Ossia: "come si crea un esaltato."Visto che il tema e' saltato nuovamente fuori in tempi recenti, colgo l'occasione per raccontare la mia esperienza a riguardo e un paio di considerazioni che da essa son scaturite.
Prima facciamo un po' di chiarezza sul tema della discussione; siccome i termini sono un po' fumosi cerco di spiegare cosa intendo,consapevole che il concetto assume per ogni persona e per ogni pratica sfumature differenti.
Non ho ovviamente la pretesa di fare una trattazione esaustiva su questo, giusto quanto basta per capirci ed evitare immense divagazioni su questo o quel dettaglio.
L'intenzione di cui parlo riguarda l'assetto mentale, il praticare con la consapevolezza, la volonta' di fare del male, di uccidere.
E' una cosa che si sente spesso in ambienti marziali e sembra associarsi a quel contegno proprio della marzialita'.
Le azioni sono guidate da un fine,anche inespresso,e quel fine e' letalita'.
E' un tema che torna spesso nelle “forme” e nei “kata”,spesso abbinato alla visualizzazione,piu' o meno concreta di avversari.
E' quella cosa che vorrebbe far la differenza tra combattere “per vincere” e “per uccidere”, che rimanda a un certo grado di fermezza mentale, di “consapevolezza”.
Ecco questo e' un tema che ho sentito molto nella mia pratica piu' antica e che e' rimasto con me anche per un certo periodo nella difesa personale e credo sia all'origine di molti problemi, indubbiamente alla radice di cio' che rientra nella definizione di “esaltati”.
L'intenzione porta a immaginarsi impegnati in battaglie per la vita, porta a fantasie di violenza e ferocia, porta a quel continuo fantasticare su eventi improbabili in cui salva la situazione grazie alla proprie conoscienze.
All'inzio e' molto piu' soft: e' pensare che un determinato colpo un braccio lo rompi, e' sentirsi dire che un pugno alla gola uccide..e' realizzare che e' possibile ammazzare una persona a mani nude.
Poi su queste tematiche la mente inizia a ricamare.
Il costante praticare con pensieri di estrema violenza influenza il nostro cervello e la nostra mente in maniera molto profonda.
Sposate pure la teoria psicologica/neuronale che preferite, pensieri ricorrenti,sopratutto con alta carica emotiva e/o in situazioni di sforzo influenzano il nostro pensiero e le nostre strutture di pensierio.
Si creano cosi' persone con un alta carica aggressiva
[1] e,troppo di sovente, uno scarso attaccamento alla realta'.
Questo poi si unisce al solito crogiulo di problemi e frustrazioni caratteristico di chi si avvicina alle arti marziali (tema gia' trattato a parte, che si riassume nel fatto che una altissima percentuale di chi si avvicina a determinate discipline ha avuto almeno una volta paura e desiderio di essere piu' forte; le arti marziali nascono come risposta alla paura e sovente invece che risolverla non fanno che accrescerla e alimentarla).
Ora il discorso puo' sembrare un po' estremo a chi non c'e' passato e a chi invece c'e' ancora in mezzo, ma provate a vederla da un ottica differente: voi come giudichereste una persona che passa diverse ore della sua settimana a disegnar su un quaderno persone ammazzate?
Dubito lo trovereste normale e sano.
Eppure non c'e' molta differenza con chi mima e s'immagina di storpaire e uccidere stormi di individui, di chi focalizza tutto il suo pensiero e la sua volonta' in un gesto che e' pura violenza.
Non voglio dare un giudizio di valore,indubbiamente vi sono state epoche e vi sono ancora oggi situazioni in cui avere una dimestichezza con certi pensieri e certe immagini era/e' vitale.
Quel che mi chiedo e' se oggi una tale cosa sia salutare oppure deleteria per un individuo.
Edit: correggo un po' dei miei e/orrori quando li vedo...