Eccomi a provare a fare un report della serata di ieri, purtroppo essendo una persona che non è solita fare foto non potrò aggiungere supporti audiovisivi.
Lo stage si è svolto a Cinisello Beach, nel palazzetto di fianco al comune.
Arrivo nel parcheggio dopo aver litigato un po’ con il mio navigatore e con un po’ di ansia per un eventuale ritardo, ma sono in perfetto orario.
Peccato solo il caldo e l’afa asfissiante.
Nell’andare a cambiarmi noto che a fianco degli spogliatoi c’è una sala dedicata al judo, leggo il nome della scuola e mi viene il forte sospetto che sia quella dove pratica Xjej, provo a dare una guardata visto che la porta è leggermente aperta, ma non riesco a vedere nulla ed un gentile signore viene a chiedermi se può essermi utile.
Io ringrazio imbarazzato, spiego che ho solo buttato un occhio perché curioso e chiedo scusa del disturbo, si fa una risata e mi manda cordialmente a “dà via el cu”.
Nello spogliatoio incrocio Takuan, facciamo due chiacchiere cambiandoci e siamo pronti per darci sotto.
Va detto che spogliatoi e sala judo sono ad un piano sotterraneo e la temperatura se non buona era sicuramente non male, salito al piano terra, avremmo praticato sul campo da basket…. Ci saranno stati almeno 7°-8° in più…
Un po’ di convenevoli e si parte con un po’ di riscaldamento (come se ci fosse bisogno) tramite dei lavori sulle diverse posizioni: in piedi, in ginocchio (rodilla), seduto (sentado), e sdraiati (tumbado).
Mentre si è a due ci si muove, uno dei due da i comandi e l’altro si mette al livello richiesto, continuando a studiare il movimento, l’equilibro e come cambiano gli appoggi nelle 4 situazioni e nelle relative transizioni.
Esempio :da “sentado” a “en rodilla” se il compagno era abbastanza vicino Justo due volte ha buttato il proprio peso sulla sua gamba avanzata, come preparasse un DL.
Successivamente si cominciano ad aggiungere le spinte, chi spinge comanda la posizione e chi subisce cade e cerca di raggiungere subito la posizione richiesta e gestire il compagno da lì.
Come ultima variazione si aggiunge la risalita, risalita che si effettua afferrando il compagno (agarro) e usandolo un po’ come i pioli della scala.
Da considerare che: ovviamente è un esercizio, per afferrare il compagno ed usarlo per salire è necessario che si crei l’occasione, vicinanza del compagno, e che si abbia l’abilità di sfruttarla il timing tra il coprirsi dai colpi ed usare le mani per afferrare/fare male/squilibrare, insomma interrompere e salire.
Ovviamente se dovessi buttare giù il compagno e non seguirlo subito lui avrebbe tutto il tempo di alzarsi da solo prima che mi avvicini per colpirlo, soluzione sicuramente meno rischiosa.
Altra cosa da considerare: io mi sono sempre allenato in situazioni in cui mi veniva detto “ok, qui potete anche afferrare, non solo il bavero o il gi del compagno, ma anche la pelle, non lo facciamo per evitare incidenti ma sappiate che è una soluzione”.
Quando invece mi è stato fatto fare proprio così, da sotto afferrare la pelle del compagno per tirarmi su, o afferrare bene la “carne” della schiena per dirigergli il movimento tramite il dolore (e poi ovviamente subirlo amia volta) mi è scattato qualcosa dentro.
Mi sono reso conto che in una sciocchezza come questa quanta differenza passa tra l’immaginare o il conoscere qualcosa con la testa e il farlo e provarlo per davvero.
Quindi nel “preordinamento” del lavoro fatto trovo anche questa finalità, creare l’occasione di sperimentare queste piccole “bastardate”.
Non ho tenuto conto dei tempi, ma alla fine di questo continuo sù e giù ero abbastanza stanco.
Successivamente sono stati proposti dei giochi a tre, due contro uno.
Prima solo gestire la posizione,mentre i due cercano di fare in modo che uno sia alle spalle di chi sta in mezzo, chi sta in mezzo cerca di gestire la posizione ed i movimenti.
Poi si introducono le spinte per tirare giù chi sta in mezzo, secondo le stesse modalità dei giochi precedenti, e aggiungendo dei colpetti.
Il lavoro di chi sta sotto è quello di prendere l’occasione e rialzarsi con la salita descritta poco sopra (il “mono escala”, la salita della scimmia se il mio scarsissimo spagnolo non mi inganna).
Naturalmente più difficile cercare di agguantare e salire mentre due cercano di toccarti e scappare subito, inoltre è interessante studiare come spostarsi e spostare il compagno nella salita per coprirsi dall’altro.
Successivamente è stata studiata a blocchi una piccola sequenza di provocazione che induce un cazzotto, copertura con pensador, lavoro con l’altro gomito per tirae giù il suo braccio, colpire di gomito , afferrare per rompere e controllare girando (l’idea è sempre che non ci sia per forza solo un opponente).
Con eventuali variazioni a seconda di dove possa essere il braccio da afferrare o di dove si noti il problema.
Poi ulteriore lavoro su questa sequenza con presa al collo.
I concetti basilari, a mio personale modo di vedere, sono stati questi all’interno dei vari lavori:
controllo a 360° comunque, il movimento serve a quello.
Indagare quello che il corpo fa.
La tecnica non è “tassativa” ma una conseguenza dell’occasione, se penso a voler fare una certa cosa perderò la capacità di sfuttare un momento che mi si può presentare.
Ogni movimento di rottura è anche una copertura su un eventuale altro opponente.
Sarei curioso di sapere invece cosa ne ha tratto Takuan, come dicevo questo è sostanzialmente quello che è rimasto a me, il mio personale punto di vista.
In fine un po’ di tempo usato per fare un lavoro su uno scenario, tutti fuori e partendo da una essere afferrati e spinti come usare il muro dietro.
Poi una variazione per studiare il movimento usando due persona che mi spingono.
Al dilà della tecnica anche in questo caso le idee che mi rimangono sono:
osservare l’ambiente in cui sono, non solo le persone.
Considerare che se una certa cosa può essere per me un pericolo (un muretto, una maniglia di una porta, ecc) molto probabilmente lo è anche per il mio avversario e posso cercare di dirigerlo in una condizione in cui potrò sfruttare tale cosa.
Ulteriore cosa di valenza generale.
Tutta la serata è stata comunque incentrata sul “pensador”, come è normale che sia nel KFM.
Eviterò di allungare ulteriormente il report pontificando sul “pensador”, credo di averlo già fatto in aletre occasioni, anche se naturalmente proverò a rispondere a ogni domanda.
Ma l’allenamento è stato diverso da quello cui ero abituato vedere ai primi livelli.
Sicuramente essendo quasi tutti allievi praticanti è stato deciso, credo giustamente, di farci fare qualcosa un po’ diverso da quello che facciamo di solito.
Quindi un pensador usato in maniera meno contundente ma puù dedicato ad una lavoro categorizzabile come “trapping”.
Ad una certa ora mentre eravamo fuori a vedere lo scenario parte un urlo orrendo in lontananza.
Un attimo di fermo e poi, ostentando indifferenza, tra me ed i compagni di corso cominciano agirare delle voci incontrollate sul risultato della partita ed esito del girone.
Dhe hi hi… credo di aver sentito pure qualcuno che affermava che avesse segnato pure Buffon di testa su calcio d’angolo….
Finito il tempo, saluti di rito, bevuta esagerata (meno male che avevo portato la mia borraccetta di polase, credo di aver impedito lo svenimento a due persone durante la lezione) e tutti a nanna.
Se riesco a recuperare qualche foto provvederò a postarla.
[EDIT] dimenticavo di dire che la fidanzata di Takuan, Erica, ha lavorato molto bene.
Specialmente sulla parte in cui afferrava e poi strappava/rompeva, mi ha fatto volare proprio bene.
E dopo, durante lo scenario il Tak si è fatto così prende che le ha sparato una gomitata in testa a manetta, poverina.
Ma subito dopo si è vendicata schiacciandolo alla parete e reimpiendolo di ginocchiate nelle bolas