l'autoproduzione

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Re:l'autoproduzione
« Reply #60 on: August 13, 2012, 06:54:53 am »
+2
Spoiler: show

Mi sa che vado un po' OT ma forse un piede ce l'ho ancora dentro.

Acqua
l'acqua del rubinetto per legge è sottoposta a più controlli che quella in bottiglia (ed è praticamente gratis) : proprio per massimo controllo si può chiedere l'analisi dell'acqua del proprio rubinetto alla società di gestione.
Lasciare in brocca la sera quella per il giorno dopo così il cloro sarà evaporato del tutto (non è insano ma altera il sapore).
Comprare delle bottiglie in alluminio o acciaio inox per portare l'acqua a lavoro (ce ne sono anche di design molto fighette).
Io ci spruzzo un poco di succo di limone: migliora il sapore (che tutte le acque hanno), inibisce la proliferazione batterica e stimola a bere di più (che non fa mai male).

Tutto quello che scrivo dopo l'ho provato personalmente tranne il detersivo del quale mi sto procurando gli ingredienti.
Cosmesi e igiene vanno 'tagliate' su misura quindi potete approfondire o trovare varianti su questo forum (Ne ho girati molti cercando ma questo mi sembra veramente utile e moderato da un esperto.):
http://forum.promiseland.it/viewforum.php?f=2

Shampoo
mezzo cucchiaio di farina di ceci (di + o di - a seconda della lunghezza dei capelli) in acqua qb: crea una pappetta da frizionare su capelli bagnati appena prima della doccia vera e propria. sciacquare bene. (Pulisce troppo: lo uso una volta sola a settimana)

Balsamo
un cucchiaino (circa 5g) di acido citrico in un litro d'acqua: dopo la doccia fare l'ultimo risciacquo con questa soluzione frizionando.
E' il miglior balsamo districante (ha anche un azione anti forfora) che abbia mai provato.

Detersivo lavastoviglie
Sodio carbonato (Solvay) 40% (alcalinizzante, rompe lo sporco)
Sodio Citrato tetraidrato 44% (Sequestrante, addolcisce l'acqua)
Sodio percarbonato 15% (liberatore di ossigeno, igienizza e sbianca)
Amido 1% (Antiridepositante)

Deodorante
Il 90% dei deodoranti funziona con qualcosa di derivato dall'alluminio che funziona astringendo i pori, il che è naturale come tapparsi l'ano. Oltre a coprire gli odori con profumi forti chimici generalmente irritanti o allergizzanti.
Il bicarbonato assorbe gli odori: provate a mettere una tazzina con due cucchiai di bicarbonato nel frigo, scarpiere, armadi per ridurre gli odori. cambiare ogni due/tre mesi (quello vecchio lo buttate negli scarichi e lasciate agire un po' nelle pilette e nel wc).
Deo corpo
Potete spalmarne un poco direttamente sotto le ascelle o farlo sciogliere in acqua (soluzione satura) e spruzzarlo.

dentifricio
Un poco di soluzione satura di bicarbonato in bocca e spazzolare normalmente (a bocca chiusa XD ).

Brillantante lavastoviglie
Soluzione al 10-20% di acido citrico (dipende dalla durezza dell'acqua: provare) non serve altro.

Io pezzo a pezzo sto autoproducendo senza cose troppo complicate molti prodotti per la casa: ho ridotto di molto i rifiuti, sto risparmiando un po' e mi avveleno di meno. Ho  imparato che alcuni 'rimedi della nonna' funzionano, molti sono inutili e a volte bufale pericolose (attenti a dove provate l'aceto) quindi se posso spiegare meglio rispondo volentieri, altrimenti rimando al forum di cui sopra.

decrescita e slow food: salviamo il mondo :nin:


Spoiler: show



diciamo che c'è qualcosa che non va in questo tuo post..

- tutto vero quanto scrivi in merito all'acqua dell'acquedotto. l'italia è veramente un'oasi felice per quanto riguarda l'acqua.. peccato che i controlli di cui parli siano effettuati nell'acqua quando, appunto, scorre nell'acquedotto. l'acqua che esce dal rubinetto di casa può avere proprietà anche notevolmente diverse a causa della proverbialmente pessima manutenzione delle autoclavi condominiali. nelle autoclavi dei condominii proliferano forme di vita di vario tipo, jungle di batteri, a volte piante.. quando esce dal rubinetto l'acqua non è manco detto sia potabile! per questo sono in vendita apposite caraffe filtranti (non tiratemi dentro la roba delle accuse alle ditte produttrici e delle cause in corso, sono tutte grandissime panzane inventate dalle ditte che imbottigliano e vendono acque minerali, il prodotto è sicuro!!) che, tenute in frigo, migliorano le proprietà dell'acqua. non entro nello specifico sennò mi tocca scrivere fino a sera, se qualcuno ha dubbi aprisse un thread ad hoc ed interverrò con piacere. un'ultima cosa: con il cloro i tedeschi ci ammazzavano i francesi durante la guerra, ed io stesso una volta sono stato sul punto di rimanerci disteso. dire che 'non è insano ma altera il sapore' mi sembra riduttivo;

- io non capisco perché la farina di ceci dovrebbe pulire. quella sensazione che tu provi, e che ti fa scrivere 'pulisce troppo', è dovuta alla sua azione abrasiva, e non è positiva per lo stato di salute del capello. inoltre, se non per abrasione, non rimuove lo sporco dal capello.. non è un detergente, e ti lascia i capelli parzialmente imbrattati di amido (con conseguente rischio di proliferazione batterica). fossi in te smetterei di usarlo;

- sul balsamo non mi pronuncio perché sono ignorante (però quasi quasi vado a documentarmi.. mi hai incuriosito);

- il detersivo per lavastoviglie è una tragedia. l'unico pezzo che funziona è il citrato, che in effetti fa da sequestrante. per il resto, la soda solvay alcalinizza talmente poco che non rompe proprio niente, l'azione corrosiva sullo sporco è minima; il percarbonato decompone significativamente solo ad alta temperatura, e come la candeggina ossida lo sporco, lo decolora, ma se non ci metti un detergente lo sporco rimane là! ci vuole del sapone o - meglio - un detersivo!

- i deodoranti in realtà hanno un doppio meccanismo d'azione. c'è una sorgente d'alluminio, che reagisce con l'acqua del sudore e la acidifica fino a renderla inadatta alla crescita dei batteri che provocano il cattivo odore. oltre a questo c'è una sostanza polverulenta inerte, tipo talco, che ottura i pori della pelle impedendo la fuoriuscita del sudore. se tu lo sostituisci con del bicarbonato, in pratica usi bicarbonato in polvere per tappare i pori della pelle, che come dici tu 'è naturale come tapparsi l'ano', ma non fai niente di meglio di quel che fanno i deodoranti commerciali, anzi..

- se hanno inventato il dentifricio un motivo c'è.. usando la soluzione satura di bicarbonato in pratica cerchi di abradere lo sporco dalla superficie dei denti. oltre al fatto che così ti consumi lo smalto e rovini il dente, dal momento che non c'è nulla che solvati lo sporco (come un sapone o un detersivo) ovunque tu non arrivi con le setole rimane sporco, ed anche dove ci arrivi la rimozione non è mai completa. i dentifrici, inoltre, contengono anche sostanze che permettono di tenere sotto controllo la flora batterica orale e di ossidare lo sporco ove non lo si riesca a rimuovere. ascolta un cretino, fai la pace col dentifricio. io uso il marvis, è ottimo, lo consiglio a tutti;

- sul brillantante per lavastoviglie non mi pronuncio per ignoranza. mi hai incuriosito ma non so se riuscirò a documentarmi a dovere.
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Re:l'autoproduzione
« Reply #61 on: August 13, 2012, 10:54:24 am »
0
Ragazzi mi son perso nel discorso teste e code....  :-X

Allora, per "testa" si intende l'alcool che viene estratto quando il prodotto è a circa 62 gradi celsius, e che contiene molto alcool metilico, cioè quello usato per disinfettare e accendere la carbonella per le grigliate, notoriamente nocivo per la salute. E' il primo liquido a sgorgare dal beccuccio, per questo si chiama "testa".

Poi, a circa 72 gradi celsius, inizia a sgorgare l'alcool "etilico", cioè quello buono (il "corpo"). All'inizio sarà di gradazione alcolica molto alta (70-80), mentre poi l'alcool inizierà a diminuire.

Poi, verso la fine, quando l'alcool nel prodotto è quasi tutto estratto, quello che sgorga (la "coda") contiene anche questi olii essenziali che possono essere profumati o troppo "forti".


Wolvie, attento ai numeri. se col tuo distillatore le temperature di riferimento sono quelle, non è detto siano esattamente le stesse con un distillatore diverso. differenze sensibili possono derivare da variazioni nella lunghezza della serpentina, nelle dimensioni della caldaia e nella potenza del riscaldamento



Si, è così, quella pericolosa è la testa, mentre la coda è solo più ricca di olii essenziali estratti "fortuitamente" dai semi... un pò di questi olii (fino a quando la gradazione è a circa 15°-10°) conferiscono il tipico aroma di legno "tostato", mentre se ne lasci di più poi inizia ad essere "leggermente imbevibile"  XD


la mia ipotesi a riguardo è questa. gli olii essenziali, sopra una certa concentrazione, oltre ad essere sgradevoli possono anche far danni, provocare irritazioni o comunque reazioni poco piacevoli. durante la distillazione avviene una moderata concentrazione, quindi corri almeno il rischio di un sapore e un odore sgradevoli. però è altrettanto vero che molti olii essenziali sono termosensibili, per cui sottoposti a riscaldamento prolungato, soprattutto in un recipiente di metallo, possono decomporre, ossidarsi, o cambiare struttura.. diventando in pratica una versione volatile della morchia  :D  e secondo me è anche per questo che se non togli le code poi la grappa sa di morte

però, ripeto, è solo un'ipotesi: non ho mai fatto misure e penso che mai le farò

E' così anche per me... una volta ho dimenticato di mettere il doppio fondo di "retina metallica", col risultato che sul fondo in metallo si erano depositati tutti i semi.. :-X bleahh che puzza  :vomit: ho dovuto buttare via l'intera "cotta"  :nono:
Però poi ho saputo che è capitato anche a gente più esperta di me  :halo:
Ragazzi mi son perso nel discorso teste e code....  :-X

Allora, per "testa" si intende l'alcool che viene estratto quando il prodotto è a circa 62 gradi celsius, e che contiene molto alcool metilico, cioè quello usato per disinfettare e accendere la carbonella per le grigliate, notoriamente nocivo per la salute. E' il primo liquido a sgorgare dal beccuccio, per questo si chiama "testa".

Poi, a circa 72 gradi celsius, inizia a sgorgare l'alcool "etilico", cioè quello buono (il "corpo"). All'inizio sarà di gradazione alcolica molto alta (70-80), mentre poi l'alcool inizierà a diminuire.

Poi, verso la fine, quando l'alcool nel prodotto è quasi tutto estratto, quello che sgorga (la "coda") contiene anche questi olii essenziali che possono essere profumati o troppo "forti".
semplicissimo. un distillatore in pratica è fatto da due recipienti collegati da un tubo. uno dei due recipienti è pieno, l'altro è vuoto. tu scaldi sotto quello pieno, e una parte del contenuto passa in quello vuoto (diventa vapore, e ricondensa in quello vuoto). di tutta la roba che passa da un contenitore all'altro, si chiama 'testa' la parte che passa per prima, e 'coda' la roba che passa per ultima. queste due parti le devi scartare, non le devi mettere insieme alla parte centrale, che è la roba che poi vai a bere
quanto mi piacerebbe farti conoscere il nostro barbiere di famiglia.. la prossima volta che ci vediamo, se me ne ricordi, te ne parlo un po'..

per l'attrezzatura, ovviamente, ti serve un distillatore!

i distillatori tradizionali per distillare grappa hanno un aspetto simile a questi:








io invece uso vetreria da laboratorio: stesse componenti con le stesse funzioni, ma aspetto un po' diverso. te la faccio vedere perché così ti chiarisce un po' anche come sono fatte le apparecchiature che ho postato sopra





infine, ti lascio un piccolo schema che accenna al funzionamento di questa roba. a livello qualitativo non è complicato, anzi è piuttosto intuitivo. se serve scrivo anche due parole, tanto è davvero semplice. se vuoi farci i calcoli sopra, invece, il discorso si allunga in modo notevole. comunque lo schemino è questo:



sì sì, in parecchi lo fanno ed è anche molto più semplice (non devi scartare le teste perché non c'è metanolo). la grappa che ne esce, a seconda dei casi, può anche risultare più gradevole perché più aromatica (almeno credo, così ho letto, non fidatevi di me come consumatore di alcolici), ma in genere è considerata di minor pregio. per i puristi la grappa è un distillato di vinacce

in realtà non ho mai preso in considerazione l'idea di fare grappa distillando vino, perché distillando vinacce tu prendi del materiale di scarto e ne ricavi qualcosa di pregiato, mentre distillando vino a seconda dei casi puoi anche andarci a perdere, o comunque il valore aggiunto del tuo prodotto è minimo rispetto a quello della roba da cui parti. insomma, per una mia fisima concettuale. però è fattibilissimo, e l'attrezzatura che serve per farla col vino può essere ancora più semplice!


 
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Re:l'autoproduzione
« Reply #62 on: August 13, 2012, 22:19:07 pm »
+1
ok, dopo questo decoupage sopraffino firmato Iommi, penso sia utile ragguagliare lo sprovveduto utente o visitatore che accidentalmente capiti da queste parti sul senso di questa accozzaglia di post. mi limiterò a contestualizzare un po' gli interventi e a delinearne un filo conduttore. per approfondimenti, chiedete

si parlava di come si fa la grappa, e abbiamo detto che la si ottiene sempre mediante una distillazione. ci sono due tipi di grappa: un primo tipo, più pregiato, è ottenuto per distillazione delle vinacce sottoposte a fermentazione; un secondo tipo è ottenuto per distillazione di un vino

siamo quindi passati a parlare della distillazione e di ciò che serve per distillare. ovviamente ciò che serve è un distillatore, un attrezzo che può presentarsi esteticamente in fogge relativamente diverse tra loro, ma che è sempre comunque costituito da tre parti: due recipienti ed un tubo che li collega

dei due recipienti: uno è pieno (ed è detto 'caldaia') ed uno è vuoto (può essere chiamato in varii modi, ad esempio 'recipiente di raccolta'). la distillazione consiste nel riscaldare la caldaia. parte del suo contenuto passerà in fase vapore, e questo vapore diffonderà in tutta l'apparecchiatura. allontanandosi dalla fonte di calore, però, finirà per ricondensare (all'interno del tubo che collega la caldaia al recipiente di raccolta, che per l'appunto prende il nome di 'refrigerante') e quindi gocciolerà nel recipiente di raccolta, dove si accumulerà

abbiamo anche detto che quando si fa la grappa bisogna eliminare la prima parte del distillato che si forma (questa porzione è chiamata 'testa'), perché contiene metanolo, un composto molto tossico (ingerirne poche gocce provoca la perdita della vista, ed una quantità di poco superiore è letale). allo stesso modo è opportuno eliminare anche l'ultima parte del distillato (chiamata 'coda') perché contiene sostanze che hanno un sapore terribile e renderebbero il distillato imbevibile

ora rimetto in ordine i post copiati da Iommi, corredandoli ove opportuno di una didascalia introduttiva. tutto dovrebbe risultare più comprensibile. se qualcuno avesse bisogno di chiarimenti, rimango a disposizione
« Last Edit: August 13, 2012, 23:18:48 pm by happosai »
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« Reply #63 on: August 13, 2012, 23:18:14 pm »
+1

Gargo ha chiesto se delucidazioni sul fatto che è possibile estrarre la grappa dal vino

sì sì, in parecchi lo fanno ed è anche molto più semplice (non devi scartare le teste perché non c'è metanolo). la grappa che ne esce, a seconda dei casi, può anche risultare più gradevole perché più aromatica (almeno credo, così ho letto, non fidatevi di me come consumatore di alcolici), ma in genere è considerata di minor pregio. per i puristi la grappa è un distillato di vinacce

in realtà non ho mai preso in considerazione l'idea di fare grappa distillando vino, perché distillando vinacce tu prendi del materiale di scarto e ne ricavi qualcosa di pregiato, mentre distillando vino a seconda dei casi puoi anche andarci a perdere, o comunque il valore aggiunto del tuo prodotto è minimo rispetto a quello della roba da cui parti. insomma, per una mia fisima concettuale. però è fattibilissimo, e l'attrezzatura che serve per farla col vino può essere ancora più semplice!


poi ha chiesto informazioni sulle apparecchiature necessarie per distillare grappa. [per la storia del barbiere, considerate che è un estratto di New Sumo]


quanto mi piacerebbe farti conoscere il nostro barbiere di famiglia.. la prossima volta che ci vediamo, se me ne ricordi, te ne parlo un po'..

per l'attrezzatura, ovviamente, ti serve un distillatore!

i distillatori tradizionali per distillare grappa hanno un aspetto simile a questi:








io invece uso vetreria da laboratorio: stesse componenti con le stesse funzioni, ma aspetto un po' diverso. te la faccio vedere perché così ti chiarisce un po' anche come sono fatte le apparecchiature che ho postato sopra





infine, ti lascio un piccolo schema che accenna al funzionamento di questa roba. a livello qualitativo non è complicato, anzi è piuttosto intuitivo. se serve scrivo anche due parole, tanto è davvero semplice. se vuoi farci i calcoli sopra, invece, il discorso si allunga in modo notevole. comunque lo schemino è questo:





nel discorso Wolvie ed io avevamo accennato alla necessità di eliminare le teste e le code dal distillato, e Gargo ci ha chiesto delucidazioni (perché ci eravamo spiegati proprio male..). io ho risposto così:


semplicissimo. un distillatore in pratica è fatto da due recipienti collegati da un tubo. uno dei due recipienti è pieno, l'altro è vuoto. tu scaldi sotto quello pieno, e una parte del contenuto passa in quello vuoto (diventa vapore, e ricondensa in quello vuoto). di tutta la roba che passa da un contenitore all'altro, si chiama 'testa' la parte che passa per prima, e 'coda' la roba che passa per ultima. queste due parti le devi scartare, non le devi mettere insieme alla parte centrale, che è la roba che poi vai a bere


questa, invece, è la risposta di Wolvie, che contiene anche uno stralcio notevole della conversazione:




Si, è così, quella pericolosa è la testa, mentre la coda è solo più ricca di olii essenziali estratti "fortuitamente" dai semi... un pò di questi olii (fino a quando la gradazione è a circa 15°-10°) conferiscono il tipico aroma di legno "tostato", mentre se ne lasci di più poi inizia ad essere "leggermente imbevibile"  XD 


la mia ipotesi a riguardo è questa. gli olii essenziali, sopra una certa concentrazione, oltre ad essere sgradevoli possono anche far danni, provocare irritazioni o comunque reazioni poco piacevoli. durante la distillazione avviene una moderata concentrazione, quindi corri almeno il rischio di un sapore e un odore sgradevoli. però è altrettanto vero che molti olii essenziali sono termosensibili, per cui sottoposti a riscaldamento prolungato, soprattutto in un recipiente di metallo, possono decomporre, ossidarsi, o cambiare struttura.. diventando in pratica una versione volatile della morchia  :D   e secondo me è anche per questo che se non togli le code poi la grappa sa di morte

però, ripeto, è solo un'ipotesi: non ho mai fatto misure e penso che mai le farò

E' così anche per me... una volta ho dimenticato di mettere il doppio fondo di "retina metallica", col risultato che sul fondo in metallo si erano depositati tutti i semi.. :-X  bleahh che puzza  :vomit:  ho dovuto buttare via l'intera "cotta"  :nono:
Però poi ho saputo che è capitato anche a gente più esperta di me  :halo:
Ragazzi mi son perso nel discorso teste e code....  :-X

Allora, per "testa" si intende l'alcool che viene estratto quando il prodotto è a circa 62 gradi celsius, e che contiene molto alcool metilico, cioè quello usato per disinfettare e accendere la carbonella per le grigliate, notoriamente nocivo per la salute. E' il primo liquido a sgorgare dal beccuccio, per questo si chiama "testa".

Poi, a circa 72 gradi celsius, inizia a sgorgare l'alcool "etilico", cioè quello buono (il "corpo"). All'inizio sarà di gradazione alcolica molto alta (70-80), mentre poi l'alcool inizierà a diminuire.

Poi, verso la fine, quando l'alcool nel prodotto è quasi tutto estratto, quello che sgorga (la "coda") contiene anche questi olii essenziali che possono essere profumati o troppo "forti".


e quindi una mia replica:


Ragazzi mi son perso nel discorso teste e code....  :-X 

Allora, per "testa" si intende l'alcool che viene estratto quando il prodotto è a circa 62 gradi celsius, e che contiene molto alcool metilico, cioè quello usato per disinfettare e accendere la carbonella per le grigliate, notoriamente nocivo per la salute. E' il primo liquido a sgorgare dal beccuccio, per questo si chiama "testa".

Poi, a circa 72 gradi celsius, inizia a sgorgare l'alcool "etilico", cioè quello buono (il "corpo"). All'inizio sarà di gradazione alcolica molto alta (70-80), mentre poi l'alcool inizierà a diminuire.

Poi, verso la fine, quando l'alcool nel prodotto è quasi tutto estratto, quello che sgorga (la "coda") contiene anche questi olii essenziali che possono essere profumati o troppo "forti".


Wolvie, attento ai numeri. se col tuo distillatore le temperature di riferimento sono quelle, non è detto siano esattamente le stesse con un distillatore diverso. differenze sensibili possono derivare da variazioni nella lunghezza della serpentina, nelle dimensioni della caldaia e nella potenza del riscaldamento


è più comprensibile ora?
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Re:l'autoproduzione
« Reply #64 on: August 14, 2012, 01:54:30 am »
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Happo,una domanda. Io ho usato le caraffe filtranti fino a poco tempo fa,fino a quando mi sono accorto che l'acqua del rubinetto è fortemente calcarosa. Così,non sapendo se il calcare venisse filtrato,ho optato per acque in bottiglia dal basso residuo fisso.
 Ho mischiato pane e pesci?


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Re:l'autoproduzione
« Reply #65 on: August 14, 2012, 08:50:42 am »
0
Ho mischiato pane e pesci?


non conosco questa espressione, che vuol dire? comunque vai tranquillo: nel filtro della caraffa ci sono due sostanze, infatti se apri un filtro vedi dei pallini bianchi e dei pallini neri. i pallini neri sono carboni attivi mentre quelli bianchi sono resine a scambio cationico. queste seconde hanno il compito esclusivo di portare le concentrazioni dei metalli a livelli accettabili, ed il calcio è quello che viene trattenuto in maggior quantità. per cui sì, la caraffa addolcisce l'acqua, ne abbatte il contenuto di calcare. ovviamente funziona correttamente se sottoposta ad opportuna manutenzione: devi tenere la caraffa in frigo, quando ci metti dentro l'acqua del rubinetto questa non dev'essere MAI calda, e devi sostituire il filtro secondo la periodicità specificata nel libretto di istruzioni (dipende dalla marca, in genere una volta al mese)

due prove per verificare che il contenuto in calcare sia stato ridotto:

- assaggi un sorso di acqua della caraffa, poi un sorso di acqua del rubinetto (meglio se in quest'ordine) e confronti il sapore delle due. se hai un po' d'esperienza con acque dure dovresti poter notare la differenza;

- riempi una tazzina di acqua di rubinetto, ed un'altra tazzina di acqua filtrata. i due volumi d'acqua devono essere quanto più possibile uguali. fai evaporare tutta l'acqua e poi confronti la quantità di residuo nei due recipienti. ovviamente questo è impossibile con le tazzine di ceramica smaltate di bianco.. puoi usare due tazzine di vetro, oppure due bicchieri di vetro trasparenti, e versare in ciascuno una tazzina d'acqua piena fino all'orlo (così la quantità è più o meno la stessa, ma non devi aspettare che evapori una tonnellata d'acqua, come se riempissi il bicchiere completamente)
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Re:l'autoproduzione
« Reply #66 on: August 14, 2012, 09:47:03 am »
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personalmente sconsiglio le caraffe filtrate, a meno che i problemi di durezza dell'acqua non siano davvero insostenibili.
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Re:l'autoproduzione
« Reply #67 on: August 14, 2012, 09:48:57 am »
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personalmente sconsiglio le caraffe filtrate, a meno che i problemi di durezza dell'acqua non siano davvero insostenibili.


perché? se la durezza dell'acqua è minore, è minore anche la quantità dei metalli trattenuta. la costante termodinamica d'equilibrio rimane costante, tra la concentrazione in soluzione e la quantità che rimane adsorbita c'è proporzionalità

tu come mai le sconsigli?
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Re:l'autoproduzione
« Reply #68 on: August 14, 2012, 10:08:31 am »
0
Per i risultati di un grosso studio proprio sulle caraffe filtranti che, di fatto, confermano quelli che erano miei personali dubbi.

Sostanzialmente i problemi sono di due tipi, legati in genere alla non eccelsa qualità dei materiali utilizzati (altrimenti invece di 30 euro, una caraffa costerebbe 400 euro).

Carboni attivi. Il rischio di avere carboni attivi di bassa qualità è elevato. Il che si traduce nel rischio di rilascio dei carboni attivi stessi direttamente nell'acqua. Poi c'è la questione relativa al loro esaurimento: in rapporto alla qualità delle acque filtrate e ai carboni, c'è rischio di saturazione degli stessi. La saturazione non è visibile (se non analizzando le acque stesse), e la conseguenza, tipica dei CA, è il rilascio di tutto quanto accumulato.

Resine a scambio. Il rischio è che trattengano di fatto troppo, con la conseguenza di avere un'acqua povera di sali.

Altri rischi: presenza di "impurità" nei filtri (es. metalli pesanti che poi vengono rilasciati), formazione di batteri nei filtri.

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« Reply #69 on: August 14, 2012, 10:42:42 am »
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Per i risultati di un grosso studio proprio sulle caraffe filtranti che, di fatto, confermano quelli che erano miei personali dubbi.

Sostanzialmente i problemi sono di due tipi, legati in genere alla non eccelsa qualità dei materiali utilizzati (altrimenti invece di 30 euro, una caraffa costerebbe 400 euro).

Carboni attivi. Il rischio di avere carboni attivi di bassa qualità è elevato. Il che si traduce nel rischio di rilascio dei carboni attivi stessi direttamente nell'acqua. Poi c'è la questione relativa al loro esaurimento: in rapporto alla qualità delle acque filtrate e ai carboni, c'è rischio di saturazione degli stessi. La saturazione non è visibile (se non analizzando le acque stesse), e la conseguenza, tipica dei CA, è il rilascio di tutto quanto accumulato.

Resine a scambio. Il rischio è che trattengano di fatto troppo, con la conseguenza di avere un'acqua povera di sali.

Altri rischi: presenza di "impurità" nei filtri (es. metalli pesanti che poi vengono rilasciati), formazione di batteri nei filtri.


allora.. tutti gli studi che ho visionato finora non hanno rilevato quantità apprezzabili di sostanze rilasciate dalle brocche. personalmente l'unico mio dubbio era per il polimero di cui è fatta la brocca, il SAN (Stirene-AcriloNitrile), ma oltre a non aver trovato studi che parlano del rilascio dei monomeri, mi sono accorto che delle millemila cause intentate dalle società di acque minerali non ce n'era una che mettesse in discussione il SAN

i carboni attivi imho non sono un rischio.. se vai in farmacia e dici di avere un po' di aerofagia te ne danno da mangiare. data la loro struttura chimica (che ben si presta alla stabilizzazione cinetica di radicali) avevo il dubbio che potessero essere cancerogeni, ma vedo che sono usati in medicina con grande disinvoltura per cui ho accantonato i dubbi. alla fine quel che conta è la realtà, se la teoria dà previsioni sbagliate va rettificata. per il rischio saturazione l'importante è avere nel filtro una quantità sufficiente di carbone attivo. 'a cose normali' penso che i test effettuati dalle case produttrici e dagli scettici (ne trovi a strafottere in giro) possano essere considerati affidabili. se poi, com'è successo a un mio amico, la quantità di roba organica nella tua acqua è talmente tanta che l'acqua esce dal rubinetto bianca e gelatinosa.. però in questo caso non è una brocca che ti serve! nessuno ha mai detto di metterci dentro l'acqua dell'arno e bere il filtrato a grandi sorsi! [una domanda da ignorante. dici che una volta arrivato a saturazione il CA rilascia tutto. questo mi sembra plausibile per le specie gassose, non per le altre. sbaglio? perché se fosse così secondo me ce ne potremmo fregare quasi ad occhi chiusi]

per i metalli..  una resina a scambio cationico àncora a sè gli ioni metallici con tanta più forza quanto maggiore è la loro carica. se il filtro contenesse atomi di metalli pesanti (che comunque non sono stati rilevati) comunque non te li rilascerebbe mai in acqua! (effetto corroborato da una dipendenza dell'energia dell'interazione dalle dimensioni del metallo, ma qua si va un po' più per il sottile, e il rischio di parlare di effetti di second'ordine non è basso)

analisi gc-ms, hplc-ms, etc. sulle acque filtrate dalle brocche ne hanno fatte tantissime, anche modulando la durezza e il contenuto di impurezze del campione in ingresso, e quando hanno provato a contestare il rilascio o la presenza nel filtrato di roba che non doveva esserci, i dati parlavano di concentrazioni così basse che sempre, ogni sacrosanta volta, sono scoppiato a ridere

infatti non è un caso se le società di acque minerali hanno avviato mille cause e, per quanto ne so io, le hanno perse tutte, dalla prima all'ultima
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Offline beppegg

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Re:l'autoproduzione
« Reply #70 on: August 14, 2012, 11:16:22 am »
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Happo smettila che potrei innamorarmi della tua cultura...
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Offline Jack Burton

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Re:l'autoproduzione
« Reply #71 on: August 14, 2012, 11:42:59 am »
0
quindi in soldoni l'acqua ci arriva ottima dall'acquedotto.. ce la "imputtaniamo" da soli tenendo male  le autoclave..e poi ci tocca o filtrarla o compranci quella in bottiglia...

Domanda..e se l'autoclave non c'e'?

Jack
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Offline nicola

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Re:l'autoproduzione
« Reply #72 on: August 14, 2012, 11:48:38 am »
0

allora.. tutti gli studi che ho visionato finora non hanno rilevato quantità apprezzabili di sostanze rilasciate dalle brocche.
Il rapporto che ho visto io, ma che non saprei dove riprendere, invece riporta risultati non molto confortanti, oltre che molto differenti da un tipo di brocca all'altro.



i carboni attivi imho non sono un rischio.. se vai in farmacia e dici di avere un po' di aerofagia te ne danno da mangiare. data la loro struttura chimica (che ben si presta alla stabilizzazione cinetica di radicali) avevo il dubbio che potessero essere cancerogeni, ma vedo che sono usati in medicina con grande disinvoltura per cui ho accantonato i dubbi.
Di carboni attivi ce ne sono molteplici tipologie, per cui parlare del carbone attivo in sé significa poco. Ovviamente il grado di "purezza" del carbone è in rapporto agli usi che si fanno dell'acqua che devono filtrare, ma poiché sono di largo uso, è facile avere un prodotto di non buona qualità, con tutti i rischi del caso.
Tieni poi conto che il carbone attivo si produce principalmente dal legno (e quindi, ci si riallaccia il discorso legato alle possibili "impurità").


alla fine quel che conta è la realtà, se la teoria dà previsioni sbagliate va rettificata. per il rischio saturazione l'importante è avere nel filtro una quantità sufficiente di carbone attivo.
Non solo, dipende dal tipo di carbone attivo, dal tipo di sostanze che filtra, dalla temperatura dell'acqua, dall'umidità. Tutti i filtri a CA prima o poi vanno in saturazione.


[una domanda da ignorante. dici che una volta arrivato a saturazione il CA rilascia tutto. questo mi sembra plausibile per le specie gassose, non per le altre. sbaglio? perché se fosse così secondo me ce ne potremmo fregare quasi ad occhi chiusi][/font]
Non è esatto. Il problema del rilascio esiste anche per le acque. La taglio corta senza stare a farti esempi di impianti che gestiamo noi, ma se non si fa la dovuta attenzione alla scelta del CA, al dimensionamento dell'impianto e al monitoraggio periodico, il rischio di impaccamento dei filtri con conseguente rilascio è alto.



per i metalli..  una resina a scambio cationico àncora a sè gli ioni metallici con tanta più forza quanto maggiore è la loro carica. se il filtro contenesse atomi di metalli pesanti (che comunque non sono stati rilevati) comunque non te li rilascerebbe mai in acqua! (effetto corroborato da una dipendenza dell'energia dell'interazione dalle dimensioni del metallo, ma qua si va un po' più per il sottile, e il rischio di parlare di effetti di second'ordine non è basso)
Non rilascia ma si impacca, con tutte le conseguenze del caso (proliferazione batteri e muffe). Inoltre anche qui quel che conta non è solo il principio chimico (che è chiaramente efficace), è il COME tale principio viene applicato. Infatti, visto che bazzichi laboratori, in labo come si fa ad avere acqua deionizzata? Con le colonne a scambio ionico (non solo cationico). Per cui il rischio di acque povere di sali minerali da queste brocche c'è (dato che le resine non sono selettive, se non rispetto all'affintià elettronica).
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Offline Darth Dorgius

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Re:l'autoproduzione
« Reply #73 on: August 14, 2012, 11:58:46 am »
0
È possibile fare un'analisi dell'acqua in uscita dai rubinetti di casa a costi sostenibili? :)
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Offline salix

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Re:l'autoproduzione
« Reply #74 on: August 14, 2012, 12:10:16 pm »
0
ciao Happosai
I prodotti normali, oltre a quello che realmente serve, sono carichi di elementi di marketing che renondo piu 'glamour' consistenza, profumo, aspetto, ma per far questo sono carichi di elementi che possono dare allergie, inquinano, ecc, del tutto inutili. I vorrei autoprodurre tutto il possibile che mi garantisca il livello ottimale (non paranoico) di igiene e salute, con sistemi il meno laboriosi possibile quindi sono contento di avere un'altra fonte.


Acqua: io sono partito in effetti dalla situazione che vivo, la mia zona. l'acqua che esce dal rubinetto è incolore e il sapore spesso più che accettabile.
La situazione che descrivi (cittadina e addirittura condominiale) è un'altra sfaccettatura.
Se l'acqua è incolore, trasparente e non 'saporita' abbiamo probabilmente un'acqua potabilissima.
Dopo le classiche partite sul campetto comunale ci si getta in mucchio alla fontanella pubblica: perchè una preconcetta diffidenza per il proprio impianto? Fare analizzare la propria è il must per chi ha dubbi. Io ho fatto così e la mia acqua è ottima (e pure morbida).

Le caraffe filtranti usano dei filtri:funzionano se questi sono cambiati con estrema regolarità. Spesso col tempo si lascia un po' andare la corretta manutenzione e la qualità dell'acqua addirittura peggiora.
Magari posso ricercare le fonti e aprire il 3d che suggerivi: io non le uso ma in alcuni casi possono servire.

Cloro. Anche se per legge lo si usa obbligatoriamente, con me sfondi una porta aperta perchè abitualmente lo faccio evaporare.


Le strategie di cui ho letto per cui si usano certi ingredienti sono diversi da quelli che descrivi:
La farina di ceci non pulisce per abrasione: assorbe lo sporco come il talco sulle macchie. Personalmente ciò che percepisco è l'eliminazione quasi totale dell'olio endogeno del cuoio capelluto (cosa che fanno tutti gli shampoo: per questo servono i balsami). Ci sono farine collose che non vanno bene, altre più abrasive che servono per lo scrub sul corpo ma non per i capelli (il che conferma il tuo avvertimento). Per la proliferazione batterica l'osservazione è generalmente giusta ma andrebbe quantificato il rischio di un lavaggio ogni tot, con accurato risciaquo e con l'acido citrico usato dopo (c'è chi usa le argille).

L'acqua è leggemente alcalina, shampoo e saponi sono molto alcalini e per questo lavano: il capello è pulito ma l'alcalinità apre le scaglie di cui è composto il capello (diventa duro, crespo e si annoda). L'ambiente acido chiude le scaglie: i capelli sono lisci quindi più morbidi e lucenti; non si aggrappano l'un con l'altro e quindi non si annodano e non si increspano.
Il succo di limone contiene un 7-8% di acido citrico. Una soluzione al 5% di acido citrico anidro (un cucchiaino in un litro d'acqua) ne contiene meno quindi è meglio evitare di farlo andare in piccole ferite o occhi (non vi ammazzarebbe lo stesso). Io ne ho comperato un chilo a 5 euro qualche mese fa e non l'ho ancora finito (lo uso per più cose).

A quanto ho letto è proprio l'alluminio che occlude i pori: li astringe per una reazione della pelle.
Il bicarbonato non tappa: assorbe gli odori e crea un ambiente alcalino che inibisce in parte i batteri, la vera causa dell'odore. Io non smetto di sudare. C'è chi lo affianca all'amido per assorbire anche il liquido o agli oli essenziali. io non lo faccio.

Anche sul dentifricio l'uso spiegatomi ha un altro principio: il bicarbonato deve essere assolutamente totalmente disciolto proprio perchè abrasivo (il fondo della soluzione satura non lo smuovo e non lo porto in bocca). E' la sua alcalinità che abbatte la prolificazione batterica dopo mangiato: dopo il lavaggio, col tempo il ph della bocca si riequilibria. Ci sono dentisti che per la pulizia te lo sparano sui denti! la pulizia reale è affidata alla meccanica dello spazzolino e del filo.
Non ho abbandonato del tutto il dentifricio, darò un occhiata al marvis (mi interessa molto l'azione nei punti in cui lo spazzolino non arriva

Sul detersivo non ho idea di cosa stai parlando: non ho ancora approfondito e studito :P: sul forum sopracitato c'è chi lo usa così ed è soddisfatto. il moderatore suggerisce generalmente in effetti di aggiungere un poco di lavapiatti bio.
Comunque, visto che sei curioso, ti consiglio di lurkare quel forum: a parte l'acqua tutto quel che so l'ho letto lì.
Nei limiti di sicurezza io sperimento un po' tutto.
Utopia non è una meta ma una direzione