Arti Marziali combattere o non combattere

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Offline sanchin

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Arti Marziali combattere o non combattere
« on: June 22, 2012, 21:26:50 pm »
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Vorrei creare uno spin-off del super topic sulla categorizzazione tra Am e SDC, prendo in considerazione il BuDo giapponese, le tre arti a mani nude che forse più lo distinguono sono il JuDo l'AikiDo e il KarateDo, ecco secondo i principi dei maestri fondatori quali Funakoshi e Ueshiba, l'idea di confrontarsi liberamente in combattimento in qualsivoglia maniera era considerato un atto che deviava il praticante dalla Via al contrario però il Maestro Kano favoriva il confronto non collaborativo con lo scopo di poter permettere agli allievi di crescere in maniera realistica.

A questo proposito ci sono molte arti marziali che favoriscono il combattimento libero o lo aborriscono eppure rimangono sempre in questa cerchia, ora evitando fanatismi sportivi propri dell'occidente come ci si pone nelle ARTI MARZIALI sul confronto libero? (non necessariamente sportivo)

Dico la mia perchè credo sia un'argomentazione importante anche per arrivare ad una conclusione. Sistematicamente parlando il confronto libero è un mezzo per imparare ad applicare realmente ciò che si è imparato certo è che ci dovrebbero essere delle condizioni fondamentali. Se il confronto è un mezzo per crescere e superare certi ostacoli interiori allora può rientrare bene in una forma di apprendimento corretto, certo è che non bisogna accontentarsi mai e non dobbiamo in alcun modo confrontarci con l'idea di prevalere sull'avversario, ma con la consapevolezza che lo scontro è un ostacolo da superare con l'unico scopo di poter dire :- Sono arrivato in fondo!

Ad esempio nella mia vecchia scuola per gli esami di cintura si effettuavano diversi combattimenti di fila con avversari sempre diversi, con l'unico scopo di portarti al limite e resistere così che il combattimento diventava una lotta mentale e spirituale. Così secondo me il confronto è positivo, però se lo si fa per dimostrare di essere forti allora porterà solo al declino, la differenza è sottile ma basilare.
OSU

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Offline Marco C.

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Re:Arti Marziali combattere o non combattere
« Reply #1 on: June 22, 2012, 22:31:51 pm »
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Senza scomodare paroloni come "spiritualità" e "via", tralasciando pseudo-filosofie e accantonando il pensiero dei padri fondatori di questa o quell'altra disciplina (vissuti in epoche e contesti a noi lontani), dico con fermezza che i confronti sono fondamentali. Senza di essi la tecnica non cresce e le teorie studiate "sulla carta", e prive di applicazione, rimangono vuote, sterili e, sostanzialmente, inutili. Questa è la mia opinione, invero piuttosto condivisa.

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Offline Moai

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Re:Arti Marziali combattere o non combattere
« Reply #2 on: June 22, 2012, 22:36:37 pm »
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Senza scomodare paroloni come "spiritualità" e "via", tralasciando pseudo-filosofie e accantonando il pensiero dei padri fondatori di questa o quell'altra disciplina (vissuti in epoche e contesti a noi lontani), dico con fermezza che i confronti sono fondamentali. Senza di essi la tecnica non cresce e le teorie studiate "sulla carta", e prive di applicazione, rimangono vuote, sterili e, sostanzialmente, inutili. Questa è la mia opinione, invero piuttosto condivisa.

quoto

la tecnica cresce solo dove il terreno di confronto è vivo e in fermento...pensate a tutte quelle discipline che hanno avuto sempre il confronto come laboratorio di ricerca (judo, thai, MMA) e pensate il salto di livello che i campioni di queste discipline hanno fatto in pochi decenni
L'intelligenza illumina, la stupiditá abbaglia

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Offline Davide.c

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Re:Arti Marziali combattere o non combattere
« Reply #3 on: June 22, 2012, 23:21:58 pm »
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Concordo coi precedenti.

SVoglio capire che un certo (piccolo) numero di tecniche tramandate possano non essere (del tutto o in parte) utilizzabili in sicurezza in allenamento, ma un praticante di AM doovrebbe essere in grado di saper usare efficacemente almeno il minimo indispensabile del suo stile e confrontarsi con altri per arricchirsi e capire. Altrimenti è solo un cazzaro
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Offline Paguro49

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Re:Arti Marziali combattere o non combattere
« Reply #4 on: June 25, 2012, 11:29:55 am »
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Imparare a combattere senza combattere, oltre che impossibile, è proprio una idea stupida.
Le varie posizioni dei vari maestroni sono guardabili da più angolazioni, personalmente ritengo che il più delle volte vengano strumentalizzate.
Funakoshi Sr non gradiva il Kumite libero, ma lui non faceva Shotokan, curava molto di più tecniche a mano aperta, focalizzava di più l'attenzione a certi bersagli, mentre il figlio e i suoi compari di allora, sviluppando lo Shotokan, hanno trovato logico e inevitabile il confronto.
L'attuale praticante, non dovrebbe fare riferimento alle idee del padre sul Kumite, perchè pratica uno stile pensato e codificato dal figlio, quindi sono le idee del figlio, semmai, a fare da riferimento.
Kano ha la posizione forse più limpida e meno travisabile, studiava e insegnava cose da mettere poi in pratica lottando, nulla di più semplice.
Ueshiba invece è il più, a mio parere, travisato fra tutti.
Anche l'Aikido come disciplina a mani nude è una mezza verità, giacchè trova le sue basi nel Bukiwaza, con Jo e Ken.
Ma la cosa che più mi irrita, in generale, è la storia dell'assenza di confronto libero, la menata dell'amore universale, tutte le santonate sul Ki e sull'armonia con i piani astrali dell'universo eccetera.
A mio parere sono tutte cose che, per uno Ueshiba con tutto il pregresso e il vissuto che aveva, erano sacrosante, invidiabili e quel che vogliamo, ma per gli altri, che non siano passati da uguali esperienze, si tratta solo di un eventuale punto d'arrivo cui tendere, non del modo su cui fondare la porpria pratica.
Ueshiba ha fatto a mazzate molto, anzi moltissimo, ne ha pure pagato le conseguenze in vari modi, ha sviluppato pensieri "suoi" e una sua filosofia legati alla "sua" pratica, ha parlato delle "sue"convinzioni, ha adottato una dottrina religiosa che ha influenzato il suo modo di praticare alla fine.
Pretendere di fare ciò che faceva Ueshiba a 60 e passa anni, significa essere così presuntuosi da ritenere di poter saltare a piè pari i 40 e passa anni precedenti, con tutte le legnate annese e connesse.
Quando il mazzolatore pinco pallo, dopo una vita di lavoro e di studio, raggiungesse una maestria tale da potersi permettere di prevalere senza sudare, di evitare colpi senza doverne restituire eccetera, non avrebbe inventato un nuovo modo di combattere, semplicemente avrebbe raggiunto un livello elevatissimo delle proprie capacità.
Anche Miyamoto abbandonò la Katana ad un certo punto, ma ne aveva ammazzati una quantità prima, non è che da li, altri potessero pensare di imparare a affettare la gente facendo finta.
La cattiva (a mio avviso) interpretazione di un presunto pensiero di Ueshiba, è alla base dei tanti problemi che oggi vive una buona fetta del mondo dell'Aikido.
Peraltro, Ueshiba stesso spingeva per la personalizzazione assoluta della pratica, proprio perchè le persone sono tutte diverse.

Confronto?
Inevitabile se si vuol studiare combattimento, ma se non interessa nulla, ne del combattimento, ne della DP, ne di qualsiasi forma di scontro violento, allora si può pure evitare, ma mi domando che senso possa avere fare AM e non una qualsiasi altra attività.
« Last Edit: June 25, 2012, 11:31:45 am by Paguro46 »
La divina scuola dello schiaffazzo argenteo vigila su di voi, mentre la divinissima università dello sputazzo ligneo vi inumidisce la vita