Quella me la devo essere persa, forse volontariamente
discuterne qui contribuirebbe soltanto a confondere le idee dei lettori
beh dipende, dipende sempre da come se ne discute
Io però posso capire perché discuterne possa essere controproducente - troppi discorsi su qi, ki, prana! Energie bio elettriche eccetera che assomigliano troppo a storie fantasy - ottime per intrattenere o per sognare, ma poi...
Ripensando a quel che scrivevano YM e Takuan, mi sono venute in mente due cose:
1. Nelle religioni, in tutte le religioni, di coltivazione interiore non si può davvero parlare - cioè, se ne può discutere, se ne può ragionare e si possono narrare le più incredibili esperienze, sempre comprovate da testimoni attendibili, ma... Ma il lavoro interno, quello vero (che sia di tipo per così dire "spirituale", come nel caso dell'Islam, o di tipo per così dire "energetico"
come nel caso del Daoismo
[1]) riguarda la sfera dell'esperienza pratica del praticante. Ci sono segni di riconoscimento chiari, che un esperto sa vedere, e che indicano il raggiungimento di un certo "livello"; ma sono segni che si trovano "dopo", e che di solito non vengono rivelati 'prima' al praticante, per evitare l'effetto placebo. Così, per esempio, un fenomenologo direbbe, a proposito dei libri di Maspero, che non dicono nulla della pratica e dei suoi risultati, ma discutono ciò che della pratica è stato detto/scritto.
2. Nella scuola Cheng Ming, di cui Takuan e io abbiamo esperienza (più Takuan, a dir la verità, io sono solo un principiante), si troverebbero pratiche di "lavoro interno". Il primo stadio di tale pratica (ohi, la chiamano loro "nei gong"!) consiste, guarda caso, nel zhan zhuang. Ma per il tempo che l'ho praticato, non ho mai ricevuto istruzioni sull'ascolto (queste casomai le ho ricevute nello yiquan nostrano), ma istruzioni molto più basilari, relative alla postura - come porre le piante dei piedi, le ginocchia, il dorso e l'addome, le spalle, il collo, il capo. Si tratta di un lavoro posturale che, da solo, richiede un grande sforzo (la postura non è davvero rilassata, ma richiede una serie di tensioni in relazione le una alle altre) e una grande precisione. Se c'è lavoro mentale, questo riguarda il continuo monitorare la posizione, perché le tensioni non si allentino, perché la postura non si adagi nel consueto (a me succede sempre...).
Queste pratiche, credo, preparano la (tras)formazione delle "energie" del praticante, che questi abbia letto del qi o meno. La trasformazione "avviene", come risultato "naturale" e conseguenza del percorso.
Con questo lavoro ho ottenuto i superpoteri? No, certo. Ma mi ci dedico venti minuti al giorno, quando va bene. I miei studenti che si dedicano seriamente a una disciplina (una ragazza giapponese che ha mollato famiglia e paese per studiare danza in una scuola prestigiosa di Milano; un ragazzo di diciotto anni, figlio di un goleador di Milan e Inter, che segue le tracce del padre con grande successo) questi ragazzi da anni si esercitano 35-40 ore a settimana minimo (sono almeno 6 ore al giorno), dopo la scuola (alla ragazza, fino al diploma, insegnavo italiano in classi speciali, nell'ora del pranzo, perché a pomeriggio non poteva frequentare...). Penso che se mi dedicassi al solo zhan zhuang con la stessa energia, per lo stesso lasso di tempo, avrei ben altri risultati.