Dimmi se ho capito bene la situazione... Attacco, mi accorgo mi aver cannato l'entrata, mollo le prese e mi butto in avanti,... questo dovrebbe essere uno shido per falso attacco!
Diversa la seguente situazione: attacco, il mio avversario difende in GO, continuo a tirare per evitare un contro (se rimango fermo od esco lo prendo...) E FINISCO A TERRA in greca... a questo punto il mio aversario continua il suo attacco e io difendo come posso: cammino sulle mani, mi chiudo se viene lavorare a terra,
No! A terra non ci finisci, sei tu che ci vai, a meno che sia l'avversario a spingerti e a farti perdere l'equilibrio così violentemente da provocare una caduta.
Un po' di randori li ho fatti anch'io e penso che assai raramente sia caduto in avanti tentando una proiezione, a meno che mi sia buttato in otoshi con le ginocchia per terra.
Oggi chi attacca lo fa con una spinta in avanti che inevitabilmente lo fa finire per terra se l’azione non riesce, a meno che resti appeso all’avversario.
E’ proprio il modo di fare judo che porta a quel tipo di risultato a prescindere dal livello atletico dei contendenti. Anch’io se eseguo in quel modo e la tecnica non funziona casco per terra faccia in avanti, non ci sono santi.
Succede la stessa cosa con un ko uchi gari o ouchi gari, se butto il mio corpo in avanti e fallisco la tecnica finisco con la pancia per terra con o senza aver proiettato l’avversario.
Quello che succede oggi, secondo me, e che succede da un bel po’, è che le capacità atletiche dei contendenti hanno finito per andare oltre il lecito. Vale a dire che poiché ho la disponibilità atletica per farlo dispongo il mio corpo in un modo scorretto da un punto di vista judoistico (secondo la mia visione judoistica) per ottenere punteggio. Una volta probabilmente non veniva in mente di fare così perché non si aveva il fisico per farlo e perché si era legati ad un certo modello di comportamento (come quando nel calcio c’era il modulo e poi è arrivato il sistema, così che oggi si gioca in modo del tutto diverso).
Il punto è che questo modo di fare ha causato un’involuzione creando un modello di judo estraneo alle origini, ma soprattutto brutto da vedere e da praticare, perché privo di senso.
Devo ammettere che preferisco vedere un incontro di lotta o di boxe che di judo, me ne rammarico, ma è così.
Oggi, si tira a “o la va o la spacca e se non va mi chiudo a riccio”.
Il judo è caratterizzato dall’adattamento e dalla continuità dell’azione. Se non c’è continuità che adattamento ci può essere?
E’ vero che se esci da un’entrata lasciando l’avversario in equilibrio ti esponi all’attacco dell’avversario, ma questo è il judo, tu potrai adattarti a tua volta o soccombere, ma è assurdo che fallita un’azione tu possa rifugiarti in una posizione dalla quale in realtà ti prenderesti un mucchio di mazzate, anche perché in quel modo rifiuti il combattimento in piedi.
Agendo in quel modo diventa impossibile un renraku e difficile un kaeshi, praticamente gran parte del repertorio del judo non si vede.
La volontarietà non si vedrà mai, perché è intesa nel senso di voler andare per terra da una data posizione, nella gran parte dei casi è l’azione dell’attaccante combinata con la resistenza dell’altro a far avvenire il tutto, se volontarietà c’è, è quella di un’azione in squilibrio in avanti, ma che da sola non è sufficiente a provocare la caduta, quindi l’arbitro non sanziona. Accade qualcosa di simile per le uscite dal tatami.
E’ l’atleta che non deve creare determinate condizioni e se si verificano dovrebbe essere sanzionato.
Ecco perché dico, cadi? Non m’interessa perché, ma quando vai per terra la difesa a riccio non la puoi fare, ti giri pancia per aria e combatti da lì, esattamente come si fa in palestra quando si parte da posizioni date.
Se togli la possibilità della difesa a riccio e dell’uscita dal tatami vedi un altro judo, perché non c’è più ragione d’interrompere l’azione e gli atleti devono adeguarsi alle nuove regole.
Poi c’è la posizione in posizione eretta da rivedere, ma questo è tutto un altro discorso.
Io non ho nulla contro lo sviluppo delle capacità atletiche degli atleti, purché siano indirizzate verso qualcosa di sensato, perché adesso è davvero uno spettacolo penoso quello che si vede.