Ciao,
non sono un maestro di kendo, ne di karate, anche se ho praticato per quindici anni la seconda, e da due anni, tra poco inizierà il terzo anno di pratica, pratico appunto kendo.
Per prima cosa ti chiedo, quale è la storia del Karate? Sicuramente saprai che le sue origini sono piuttosto confuse, o meglio ci sono più verità riguardo la sua nascita, ma, se non erro, si può riassumere che questa disciplina sia stata creata da una serie di persone che, vivendo in territori contesi tra più nazioni o poteri, si trovavano sotto leggi alquanto pesanti che vietavano, ad esempio, l'impossibilità di usare armi, per evitare appunto delle ribellioni, da questo nasce appunto il Kara Te: mano vuota, ovvero priva di armi.
Correggetemi se sbaglio.
Andando al punto.
Il kendo deriva da una lunghissima tradizione di scherma giapponese, ma non solo, dobbiamo immaginare che l'antenato del moderno kendoka, fosse una persona molto religiosa, tendenzialmente Shintoista o comunque un Buddismo rivisitato alla giapponese, con abitudini e preconcetti, da questo si può dedurre che già lo spirito con cui praticava i nostro antenato fosse ben diverso dal nostro, e questo naturalmente, e sicuramente ha influenzato la disciplina.
Alcuni esempi?
Il rispetto del luogo dove si pratica, per il maestro o, per coloro che veramente meritano il titolo di Sensei, e i propri compagni, riassumibile in Shinsei ni Rei e Sensei ni Rei, nel Karate si usa anche Otoga ni Rei, il saluto alla parete principale dove, tradizionalmente si posiziona la Kamiza (o KamiDana).
Nel kendo, come in altre discipline si saluta il dojo con un inchino prima di entrare e prima di uscire,
entrando si cammina sempre sui bordi dello stesso e mai nella zona della parete dove è presente il maestro/sensei, si inizia con una fase di meditazione chiamata Mokuso, e quì possiamo introdurre un po' di zen: il kendoka, in seiza, pone le dita della mano destra come appoggio alle dita della mano sinistra con i palmi e i pollici a formare un cerchio all'altezza dell'ombelico, questo semplice gesto, ha un profondo significato filosofico, la forza dello spirito della persona si manifesta nella perfezione del cerchio formato, se i pollici sono deboli e il cerchio si spezza formando una specie di "cuore" il praticante è troppo debole, se invece i pollici sono in eccessiva pressione si forma una specie di "goccia" anziché di cerchio, il praticante in questo caso usa troppa forza e quindi non ha controllo, così come se dovesse sovrapporre i pollici o non farli toccare tra di loro, mancherebbe di equilibrio tra forza e controllo.
Questo è solo un esempio, e sarei ben felice di continuare questa discussione con altri praticanti.