Si sarebbe un bel controsenso, concordo.
A mio avviso le ragioni sono proprio nei troppi equivoci attorno alla disciplina.
A partire dalla "via della pace e dell'amore" vista come dogma di base della disciplina invece che come punto d'arrivo del suo fondatore, il quale peraltro incitava a farsi ognuno il suo Aikido con le sue convinzioni.
Certi eccessi di morbidezza, mutuati dalla ricerca della fluidità e dell'Awase, finiscono per dar luogo a leve che non si sentono, all'obbligo di collaboratività eccetera.
Strada facendo si va perdendo l'idea che si parli di una Arte Marziale.
Se a questo si aggiunge la mancanza di confronto libero o non collaborativo, ecco che abbiamo una disciplina buona per chi non vuol farsi male, convincendosi di imparare a neutralizzare i cattivi senza bisogno di rischiare nulla imparando.
Come se si imparassero dei "trucchi" per fare determinate cose.
A questo si aggiunga il marketing di qualsiasi AM, ossia il messaggio di una disciplina alla portata di tutti, piccoli, grandi, donne, anziani, senza alcun limite, cosa che impone una didattica che non scoraggi chi potrebbe trovarsi in difficoltà.
Ecco che abbiamo la disciplina perfetta per i "senza palle", salvo quando poi capitano in un Dojo dove trovano un Maestro preparato, che insegna una Arte Marziale, che non vende illusioni sciocche per insicuri cronici.
Li capita che il Maestro diventi un "esaltato", uno con le mani pesanti, uno che non ha capito il messaggio d'amore di Ueshiba eccetera.
Ecco a me questo secondo tipo di luogo piace