La differenza sembra sottile, ma è sostanziale.
Un processo riconosce la carenza e la studia (es.: studio la lotta libera), l'altro non riconosce la carenza ma studia già direttamente, in accordo con quello che lui intende sia il jkd, tutto quello che è funzionale al combattimento, lo fa suo e lo chiama ancora jkd.
Se dovessi mai studiare la lotta, e mi chiedessero poi, dentro il corso di jkd, di far vedere qualcosa di lotta, ammesso e non concesso che io possegga le capacità per insegnare queste cose, mai direi che quello è jkd.
Per quanto ho toccato con mano, comprendo e condivido il tuo punto di vista.
Le domande che mi sono posto però sono inevitabilmente: quindi il repertorio tecnico lasciato da Bruce Lee è del tutto immodificabile negli anni fino alla fine del mondo? L'evoluzione della disciplina quindi non è ipotizzabile per il jkd? Studiare e allenare il jkd è dunque solo un modo per mantenere vivo nei fatti il ricordo della pratica marziale del Piccolo Drago? Si tratta quindi del mantenimento e trasmissione alle generazioni successive di una disciplina sviluppata in un preciso periodo storico (fine anni '60, inizio anni '70)?
In seconda battuta, se il jkd ha finito il suo sviluppo ma pure la sua evoluzione, o almeno l'unica che si può ritenere accettabile, con la morte di Bruce Lee, che caspita pratico a fare una disciplina completamente morta, se non per ricostruzione storica (a maggior ragione per il fatto che alcuni aspetti, come è comprensibile, sono stati sviluppati su una corporatura e caratteristiche psicofisiche del fondatore e che io non ho)?
Onestamente l'ultima mia domanda ha in parte influito sulla mia interruzione della pratica per il jkd.
In realtà ha avuto un ruolo più determinante la mia sensazione di un'impostazione “esageratamente” duellistica per avere presunti propositi di dp; avendo poi a disposizione poco tempo per la pratica, trovatomi a dover scegliere quale stile accantonare tra i praticati, per priorità (maggior soddisfazione/divertimento) ho prediletto altra disciplina.
Ps: per evoluzione ovviamente non intendo che ciascuno possa apportare le modifiche che gli paiono, a proprio gusto e piacimento, alla didattica e trasmissione della disciplina. Ho come punto di riferimento invece alcuni stili in cui sai chi è il responsabile/”erede” della disciplina, quindi nel bene o nel male le decisioni di cosa e come cambiare, spettano a lui.
Ci può poi essere, come auspicabile, all'atto pratico più di una persona, oltre al responsabile ufficiale, che ha voce in capitolo su eventuali modifiche ma il mio ragionamento di fondo non cambia molto.
Nel jkd è sempre mancata una figura, condivisa da tutti o designata dal fondatore/responsabile precedente, per valutare la necessità e scegliere quali eventuali modifiche apportare.