UN COLPO AL CERCHIO E UNO ALLA BOTTE.
Pescara, Sabato sera, 2006, ore 00:00 (circa..)
Il mio collega è un grande. Non solo perché, io al basso e lui alla voce, suonavamo nello stesso gruppo thrash metal. Ma anche perché, guardandoci insieme, sembravamo rispettivamente Asterix e Obelix. Per via di questo fatto, quando dentro c’era un gruppo a suonare, lui stava lì per sorvegliare principalmente che nessuno si facesse male pogando o nessuno vomitasse sul pavimento, facilitato dalla sua command presence da lottatore della ECW
[1], ovvero più di due metri per 130 e passa kili.
Quella sera, quindi, lui era dentro appoggiato alla colonna centrale di fronte al palchetto, e io stavo fuori, appoggiato alla porta, sorvegliando la folla davanti al locale, che stava in piedi in mezzo alla strada o appoggiata a/e seduta fra le auto parcheggiate a spina di pesce (o meglio a“cazzo di cane”), tutti a farsi gli affari propri. Sembrava tutto tranquillo.
Però questa cosa delle auto lì è sempre stata un problema.
Anche tralasciando i bicchieri di vetro e le bottiglie appoggiate su tettucci e cofani, che quando cadevano facevano “PPAFFT!” e se rotolavano facevano “Dllindllindliingdlingt”.
Infatti a volte capitava che qualcuno del condominio (e proprio in orario di esercizio...) dovesse entrare o uscire da quella stradina di neanche dieci metri di ampiezza, che in realtà era un vicolo cieco, solo che invece del muro aveva una scalinata
[2] lunga venti metri che ne saliva per tre abbondanti in altezza, su fino all'altra strada più larga, come se ne vedono di solito nelle città di mare.
Il solo fare manovra fra la mandria di persone in quello spazio tanto esiguo avrebbe spazientito un santo, quindi bisognava anche improvvisarsi vigili urbani per evitare scleri indesiderati. Ma questo problema riguardava anche i clienti del locale che erano riusciti a parcheggiare lì davanti a inizio serata. Una volta, all'una di notte, ci volle del bello e del buono per convincere un condomino ad aprire il cortiletto condominiale e “liberare” l’auto di due ragazzi che l’avevano parcheggiata lì..
Quindi, una macchina parcheggiata in mezzo alla stradina, anche se una Punto, forse avrebbe dato fastidio. Così mi avvicino alla Punto che si era fermata in mezzo alla stradina, e aspetto che ne escano gli occupanti, quattro ragazzi fra il fighetto e il guappetto.
-Ragà, mi fate un favore? Non parcheggiate qua, se qualcuno deve uscire, poi giustamente rompe le palle.
-Stai tranquillo, entriamo solo a vedere se c’è un nostro amico.
-Ok…
Guardo nell’auto, aperta con il finestrino abbassato. Nel cruscotto ci sono le chiavi, infilate. Dalle mie parti, se lasci le chiavi nel cruscotto in un posto pieno di gente, o sei un cazzone incosciente o sei uno fin troppo sicuro che non te la fregano..vabbè, prima se ne vanno e meglio è.
-Ma che cazzo, Daniele!
Mi girai e vidi in diretta questa testa di cazzo che beveva da ormai due ore e che già da una mezzora stava saltellando qua e là, urtare un gruppo di persone con i bicchieri in mano…forse era il suo compleanno, boh..vabbè, alla fine si era versata solo un po’ di birra..e per fortuna i tipi non si erano incazzati, lo conoscevano.
Lo conoscevo anch’io, era un cazzone simpatico e casinista, quei classici ragazzi che il sabato si strafacciano dopo una settimana di duro lavoro manuale.
Mi avvicino a gli dico (ripeto) fraternamente di darsi una calmata. Già c’era qualche sballone spiritoso che mi diceva di cacciarlo via..
-No compà stai tranquillo è tutto a posto ho solo bevuto ma non sto ubriaco forte stai tranquillo non faccio casini blablabla…
- Vabbè..
Tutta colpa dei cicchetti assassini che preparano qui. Poi me ne prendo uno anch'io, almeno stiamo ad armi pari.
Anche per calmarlo e non stargli addosso, mi faccio un giro in mezzo alla folla, saluto qualcuno e ci scambio qualche parola.
Sono passati due minuti, forse..e penso: dai ragà, togliete ‘sta macchina, non rompete il cazzo..e continuo la passeggiata. Ad un tratto sento un amico che mi chiama..
-Oh, vedi che Daniele ha sclerato per quella macchina là, ha detto che deve uscire e che la sposta lui!
-Che?!
Mi giro e lo vedo seduto nell’auto che armeggia con il cruscotto. Poi mi volto per istinto, e vedo i quattro che escono dal locale e lo guardano… per un istante gli ho davanti agli occhi mentre pestano quel cazzone.. poi schizzo verso la macchina, lo prendo per un braccio e lo tiro fuori dall’abitacolo, proprio nel momento in cui i ragazzi arrivavano..
Volano parolacce, minacce, quello stronzo non si rende conto che gli sto salvando l’ano e mi sbraita addosso, mentre i quattro si avvicinano “leggermente” incazzati.
-Ragà, è ubriaco, ci penso io, state tranquilli
-Stronzo, come ti permetti di entrare nella macchina mia?
-Tu sei uno stronzo che la parcheggi così!
Nonostante le palle girate e la voglia di lasciare lo stronzo al suo destino, mi frappongo fronteggiando i ragazzi con le mani alzate tenendoli a due metri e placcandolo con la schiena per tenerlo lontano da quelli lì.
Continua lo scambio di battute, in cui ognuno ripete più o meno la stessa cosa, quindi sento che la situazione è instabile. Quelli lì che stanno ancora fermi per miracolo, e quello lì che li provoca come se niente fosse..e anch’io inizio a scocciarmi.
-Hai rotto il cazzo Daniè!!
Gli do uno spallata-gomitata sul petto tanto per rompergli il fiato (meglio il fiato che un’altra cosa) e lo faccio anche sbattere con la schiena verso una serranda, poi per fortuna alcuni suoi amici un po’ più lucidi lo tengono lì fermo, ma la botta sembra averlo calmato un po’..
-Ragà, è ubriaco, se lo picchiate lo rovinate ancora di più. Ci penso io a ‘sto cazzone, state tranquilli. Fatemi ‘sto favore, su..
I ragazzi si guardano, mi guardano. Poi per fortuna..
-Vabbè, compà, per stavolta gli è andata bene. Poi, c’hai ragione, tu stai a fare il mestiere tuo, stai tranquillo. Ma se non ci stavi tu gli menavamo forte.
-Grazie, ragà.
Ancora dieci minuti dopo che quelli se ne sono andati..
-Oh, guarda che io a quelli li sotterravo, ti dovevi fare i cazzi tuoi!
-See, see…come no..
Dà un pugno alla serranda.
-Se sei un uomo, il pugno dallo al muro, non alla serranda che fa solo rumore. Comunque va bene, la prossima volta mi faccio i cazzi miei, hai ragione. gli chiedo solo di portarti da un’altra parte a spaccarti di mazzate, stai tranquillo.
La porta del locale si apre e resta aperta, il concerto sembra finito, la gente esce,qualcuno rientra, il collega mi vede, sbuffa per il caldo che c'è dentro e mi fa segno di dargli il cambio. Prima di entrare e farmi un cicchetto
[3], lo aggiorno sulla situazione.
Epilogo. (Casa mia, il giorno dopo, pomeriggio tardi).
-Comunque, grazie, ieri sera stavo proprio sfasciato, se non era per te quelli mi trinciavano bla bla bla…
-Ma vaffan…