Giovedì sera ho avuto anch'io il mio primo assaggio di Pukulan col gruppo di Milano.
Quoto 'quasi' tutto il resoconto di gyria. Cerco di non essere ridondante.
Sottolineo che sono le impressioni e i ragionamenti di un neofita alla prima lezione: prendete come tale la mia analisi.
Le ginocchia basse sono un piccolo problema anche per me. Nel mio caso deriva da una mancanza di abitudine ad aprire bene le anche che ho già sperimentato nel Katori.
Qui la cosa diventa basilare per permettere i rapidi cambi di altezza d'azione richiesti in allenamento.
Si allena la massima escursione per rendere la minima reale la più esplosiva possibile. Alla luce dell'allenamento è così che leggo il concetto espresso precedentemente.
Qui descrivo l'unico punto in cui forse divergo da gyria: trovo le tecniche base piuttosto complesse nel senso che sono composte da numerosi movimenti semplici. Ad esempio nel primo 'cambio guardia' mostratomi sono in realtà compresi e allenati due colpi (le posizioni di guardia in realtà sono langka: footwork coordinato con le braccia: a quanto ho capito nello stile non è previsto alcun tipo di attesa).
E'stato difficile cercare di coordinare tutti gli elementi ai primi tentativi (anzi non ci sono riuscito decentemente).
Non si butta via niente. In ogni tecnica sono 'nascostamente' allenate diverse parti. Ad esempio le gambe basse sono un condizionamento lampante, ma anche la semplice torsione della schiena (piede destro avanti e con pugno sinistro avanti e viceversa mentre si avanza) lo è.
Il dolore: Le tecniche del pukulan allenate senza quel tipo di contatto e di 'realismo' non servirebbero a molto, perchè semplicemente non si potrebbero imparare veramente. Non si capirebbe come funziona e reagisce il nostro corpo e soprattutto quello dell'avversario. Al di là dell'importanza che questo ha nel Pukulan, credo che ciò sia vero per la maggior parte delle am.
Non ho mai fatto condizionamento osseo prima. Con me ci sono andati molto leggeri (e giovedì non è stato fatto condizionamento in senso stretto: sono solo state provate delle tecniche e allenate combinazioni di calci sui compagni). Il fine è usare il dolore e condizionare la risposta ma, soprattutto, una cosa che conosci fa molto meno paura. Tutto mi sembra molto graduale e Stefano e gli altri sono molto rassicuranti. In altre esperienze ho visto e sentito abitualmente articolazioni forzate con una leggerezza che giudico pericolosa: invece qui martedì riceverò calci sulle tibie spelate e non è un pensiero così terribile anzi nonostante tutto posso quotare letteralmente "E' stato bello sentire l effetto(seppur ridotto),dei colpi", anche se penso che se non fosse stato ridotto poi non avrei potuto guidare verso casa.
Spesso nelle AM si descrive la precisione tecnica come l'unico modo per colmare il gap con un avversario più forte e pesante. Questo tipo di allenamento è un'altra validissima strada.
Alcuni esercizi sembrano pensati in qualche modo per la DP, anche se studia solo l'estrema ratio del combattimento senza nessun tipo di limitazione imposto da un approccio di quel tipo.