Probabilmente sono abbastanza di parte sull'argomento. Basti pensare che una quindicina di anni fa mi ero iscritto in palestra a un corso di jkd “concepts”, che oggi non considero di eccelsa qualità, dopo aver assistito 10 minuti di una lezione in cui finite le sequenze ai colpitori avevo visto per la prima volta fare un mix di kadena de mano e hubud lubud.
Nella mia esperienza personale ho trovato il cosiddetto trapping utilissimo per la didattica, lo uso in ogni scambio di sparring pugilistico e considero che mi aiuti a non pigliare la maggioranza dei pugni che riesco a evitare e nei miei tentativi di attacco o contrattacco.
Lo ritengo utile per concatenare i movimenti di braccia in misura o nell'infighting come del resto senza troppa fantasia richiama lo stesso nome kadena de mano, abituando a coniugare e a fondere coperture, deviazioni, schivate, attacchi e contrattacchi. Lo trovo poi un toccasana per aumentare le proprie probabilità nel cercare di controllare l'eventuale braccio armato avverso. Ritengo possa essere utile per familiarizzare con il ritmo dei colpi e per spezzare quello avversario, con le linee d'offesa e al trovare varchi nella guardia dell'opponente. I drills aiutano l'allievo a far trasferire e adattare alcuni movimenti che si usano sul filo della misura per utilizzarli pure nel sottomisura (la maggior parte dei vari kadena de mano per esempio corrispondono come sequenze dei movimenti ai sinawali, esercizi corrispondenti che si presume siano stati già imparati sulla lunga distanza).
C'è da dire che però mi trovo molto distante dal comune concetto di trapping, secondo me spesso frainteso a partire dal nome fuorviante col quale è stata etichettata in inglese la distanza in cui si usa. A me interessa entrare, di intrappolare non me ne frega una cippa.
Poi sulla sensibilità il mio punto di vista è che sia molto sopravvalutata quando si parla di trapping in relazione allo striking, ritengo che la sensibilità abbia un ruolo abbastanza limitato.
L'inno alla sensibilità è collegato al concetto di cedevolezza, credo comparabile a quello di ju japponese di judo e jujutsu che infatti temo sia anch'esso spesso frainteso e un po' romanzato con frasi del tipo “basta usare la forza dell'altro!”.
Un misunderstanding che ho riscontrato dall'esterno è poi sulle applicazioni, perchè chi vede dall'esterno pensa a una traslazione letterale dei movimenti negli esercizi nel non collaborativo.
Nel kali i movimenti, le combinazioni e i concetti si usano anche nello sparring, non sempre le applicazioni sono letterali anche perchè per le concatenazioni non segui canovacci prestabiliti, come ritengo sia anche abbastanza normale.
Per esempio in tutte le azioni del video Claudio usa come ingaggio azioni di "trapping". Sta improvvisando e il suo obiettivo poi è spiegare, quindi alcune cose sono probabilmente pure un po' enfatizzate di propria volontà, per chiarezza verso i presenti, e pure più scolastiche/"pulite" rispetto a quello che farebbe in caso di necessità.
Un approccio simile sull'argomento l'ho riscontrato pure nel taijiquan nel "girare la polenta"
, però in effetti il mio insegnante da molti sarebbe considerato eretico.
Nel jkd i sao non mi avevano entusiasmato molto, pur avendo una valenza soprattutto di comprensione del percorso marziale di BL (che a me era stato detto li avesse nell'ultimo periodo abbandonati o comunque ridimensionati molto come importanza).
Per il wing chun ho partecipato solo a una giornata interstile (metà lezione di kali e l'altra metà di wing chun) organizzata come raccolta per beneficienza. Ho trovato interessante avere un assaggio di un punto di vista diverso dal mio su alcuni argomenti e ho notato sull'argomento alcune differenze (per esempio l'enfasi non condivisa da me sulla sensibilità per lo striking).