dov'è che si vede del Kali..?
Sul legame kali e Hollywood per le scene di combattimento ricordo il concetto espressomi a riguardo qualche anno fa (ho dimenticato la fonte, non escludo di averlo letto o sentito in qualche intervista on line ma è più probabile che mi sia stato riportato indirettamente da un insegnante che ha bazzicato qualche set hollywoodiano e penso conosca anche lo stesso Imada).
Le prime interazioni tra mondo cinematografico e Inosanto Academy si possono ricondurre agli anni '70, con il successo mediatico di Bruce Lee e l'inizio del filone marziale al cinema, dopo la morte del Piccolo Drago.
Infatti per assurdo la novità degna di nota apportata al cinema dal fondatore del jkd era stato il suo intento/tentativo di maggiore “realismo”/dinamicità nelle scene di combattimento cinematografico.
Detta oggi questa frase fa un po' sorridere ma in relazione al contesto dell'epoca penso abbia un suo senso. Da un lato c'era il cinema di Hong Kong con le scene marziali coreografate con l'ottica acrobatica della Scuola dell'Opera di Pechino che però credo che non venissero ancora neppure commercializzate in Occidente. In sostanza era l'approccio dei b-movies sbarcati in Occidente dopo la scomparsa di Bruce Lee, come le filmografie giovanili di Jackie Chan e Sammo Hung.
A Hollywood invece le scene di combattimento erano ancora in stile John Wayne, abbastanza improvvisate come coreografie (un “gancio da strada” a me, un “gancio da strada” a te, pugni in linea diretta tirati solo “col braccio”, come lotta rotolamenti con i contendenti che sembravano abbracciati tra di loro e poco altro, tempi molto telegrafati, etc.).
Bruce Lee invece aveva un intento per certi versi intermedio tra le due ottiche precedenti, volendo andare in direzione di un maggiore realismo da offrire allo spettatore, nonostante poi alcuni necessari compromessi a cui scendere per favore di camera.
Visto il successo di Bruce Lee ma pure dei b-movies delle saghe marziali sulla sua scia, anche Hollywood era incuriosito da un possibile cambio di approccio per il suo cinema di serie A. Da parte di registi e sceneggiatori, quello con Inosanto era banalmente il contatto più facile da avere, perchè viveva in California, era già stato sui sets, conosceva l'approccio di Bruce Lee, etc.
L'inserimento del kali è stato naturale per flessibilità e comodità in relazione alle necessità cinematografiche. Aveva la flessibilità/varietà di passare da armi diverse, proprie e improprie, alle mani nude, dallo striking alla lotta.
Un aspetto a suo favore era/è l'adattabilità dei movimenti a modalità più ampie e spettacolari (Inosanto fa cenno a tradizioni teatrali e dimostrazioni di piazza) a quelle più dirette.
Per il cinema il punto di vista fondamentale e che riveste con l'adattabilità a scenari diversi delle amf è poi la loro poca riconoscibilità estetica, per concessa libertà di espressione individuale.
20-30 anni fa quest'aspetto aiutava molto perchè il grande pubblico non associasse in automatico le scene a uno stile preciso e per discostarsi dai vari “cungfu” “caratè” “giudò” dei b-movies.
La libertà estetica aiuta poi a dare l'impressione allo spettatore che quello rappresentato sia un combattimento “casuale” e molto “stradale”, non associato a nessuno stile in particolare.
Il kali nei film spesso è più nel dietro le quinte, nella preparazione e nella testa dei coreografi che volutamente sullo schermo vero e proprio, l'obiettivo è che lo spettatore si immedesimi il più possibile coi protagonisti (in modo che per empatia si emozioni di più) senza farsi distogliere dalla possibile domanda “che stile marziale è quello del protagonista?”.
Tranne casi particolari, il fatto che la disciplina utilizzata non sia riconoscibile è uno degli obiettivi principali nella realizzazione delle coreografie cinematografiche. Per assurdo, il raggiungimento di questa finalità è il motivo preponderante del successo del kali sui sets.