La mia conoscenza del Karate si limita a quanto letto, anche su questo forum. Però la mia esperienza con
altre “forme”, pur se limitata
[1], e il mio interrogarmi su di esse, mi ha portato ad alcune riflessioni. Con ancora parecchi dubbi e senza nessuna certezza: in caso contrario dove sarebbe il (mio) divertimento nella pratica?
Quello che segue (con alcune modifiche) l’ho scritto in un topic sulle forme del TKD, ma credo (spero) possa essere in argomento
[2]. Se poi sia valido o meno, è un altro paio di maniche...
Uno degli assunti delle più comuni interpretazioni delle forme (“allenamento” di tutte le tecniche della disciplina senza partner), si basa sulla equivalenza:
“
un movimento =
una tecnica”.
La mia opinione è che un movimento possa essere definito “tecnica” quando c’è una interazione tra chi la esegue e chi la subisce. Il muoversi coordinato di tutte le parti del corpo in una sequenza “breve” può portare a diversi risultati a seconda della posizione reciproca dei “contendenti” (partner di allenamento o avversari che siano) e ogni singolo movimento
può essere esso stesso una “tecnica” o un movimento di coordinazione-complemento alla tecnica, a seconda della situazione. Inoltre, i singoli movimenti di una forma dovrebbero essere intesi come una base da poter “modificare”, per esempio ampliando o riducendo l’ampiezza degli stessi.
Mi spiego meglio con un esempio: un semplice passo in avanti è un semplice passo in avanti se il contendente è lontano e ho “bisogno” di avvicinarlo. A distanza più o meno ravvicinata, però, un passo (portato con la spinta della gamba posteriore), può diventare (semplificando):
a. un pestone sul piede o sulla caviglia;
b. un calcio su un calcio basso;
c. un “aggancio” alla caviglia per sgambettare;
d. un calcio allo stinco, con a seguire “raspata” e pestone;
e. una difesa a parare o deflettere un calcio laterale;
f. un calcio frontale (al ginocchio, alla coscia, all’inguine, ecc...);
g. un “aggancio” al retro-ginocchio a “rompere” o sbilanciare;
h. una ginocchiata alla coscia;
i. una spazzata;
l. una ginocchiata all’inguine;
m. un colpo d’anca;
n. e si potrebbe continuare...
In conclusione, la equivalenza di cui sopra, andrebbe riscritta:
“
un movimento =
n tecniche”.
I primi, i movimenti, si allenano(si
possono allenare) anche (ma non solo) con le forme, a patto che si intenda con “allenamento delle forme” un modo per apprendere ed esercitare (mi si passi la locuzione) una "educazione posturale e di movimento del corpo" propedeutica a quel tipo di combattimento, magari in una fase successiva all’apprendimento delle “basi”.
Le seconde, le tecniche, si sperimentano e si allenano prima in un confronto diretto di allenamento, poi di combattimento condizionato e infine di combattimento libero. Perché ogni singolo movimento può “svilupparsi” in una tecnica, ma da solo non posso farlo, ho bisogno di un partner.