Scusate la digressione, ma il sano principio della reciprocità dov’è andato a finire?
La legge non so se lo preveda da qualche parte, ma, di fatto, anche legalmente penso sia più che applicato.
Se qualcuno mi manda a stendere e io lo mando a prendere le mollette, davanti ad un giudice non credo che qualcuno possa chiedere danni all’altro: tanto hai dato tanto hai preso.
La differenza tra una catena d’insulti e un’aggressione sta tutta lì, nella reciprocità.
Fino a quando ci s’insulta, uno potrà essere più incivile a maleducato dell’altro, ma entrambi commettono lo stesso reato che colpisce entrambi allo stesso modo, quando uno dei due passa a vie di fatto questa reciprocità si rompe, ergo la differenza tra una rissa e un’aggressione a scopo di rapina non la vedo più.
Prima non c’è motivo di menare le mani e dopo c’è il motivo in entrambi i casi e si passa ad un’altra fattispecie giuridica nonché logica e fattiva.
La suddivisione tra rissa e aggressione mi sembra fantasiosa, poiché come spiegato sopra, in altro modo, non vi può essere rissa senza prima un’aggressione e l’aggressione avviene sempre da parte di qualcuno nei confronti di qualcun altro ricadendo nella necessità di difendersi; ciò che è accaduto prima è del tutto ininfluente, NELLA LOGICA, per determinare la necessità della difesa; non può nascere, infatti, in capo a uno dei due litiganti, un qualche diritto a venire alle mani, conseguente al fatto di essersi reciprocamente insultati.
Postulando in tal maniera, si arriva alla conclusione paradossale che dopo un alterco si ha meno diritto di difendersi da un pugno che dopo una richiesta di denaro con conseguente identico pugno.
Immaginiamo la scena di un automobilista che ne insulta un altro per il fatto di credersi un vigile e di poter decidere il comportamento che deve tenere sulla strada il prossimo, senza peraltro assumersene alcuna responsabilità; l’altro risponde per le rime, mettendo in atto un comportamento del tutto normale (non puoi tu fare una cosa e credere che gli altri non la possano fare), ma dato e non concesso che non lo sia, perché questa reazione ad uno o più insulti dovrebbe generare una maggior tutela per l’aggressore qualora passi a vie di fatto?
Penso che solo giudici e avvocati possono elaborare un siffatto modo di pensare, solo loro possono pensare che rispetto ad un’azione uguale compiuta da due persone allo stesso tempo, derivi un minor diritto di far valere i propri diritti da parte di una delle due, in special modo se agisce per reazione.
Sarebbe come postulare che se il mio vicino sconfina e io faccio altrettanto, questo implica che se lui mi spara io ho meno diritto di reagire a questa azione rispetto al fatto che non avessi sconfinato.
Come dire che lui ha più diritto di spararmi rispetto a quello che avrebbe se lui non avesse sconfinato e nemmeno io.
Un bel modo di ragionare non c’è che dire!