Penso che, se ci si tatuasse dentro la testa, proprio all'atto della prima iscrizione ad un Dojo, un piccolo Mantra tipo "le mazzate si imparano a mazzate", tante menate non avrebbero terreno così fertile.
Poi ci si può mettere sopra qualsiasi cosa, le finezze più fighe, lo studio filosofico e spirituale, la via del Budo, ma quella base li dovrebbe essere imprescindibile.
Io non conosco pugili che non abbiano mai preso un pugno di quelli che fanno male, però conosco Karateka intonsi anche nonostante la cintura nera sdrucita......qualcosa non funziona!
Il point va bene, in fondo la gara non è una guerra, ma se diventa "il solo modo" allora fa danni, così come il modo in cui si fanno i Kihon e tutte le applicazioni a coppie.
Posto che tu sai cosa farò e quando, posto che è sicuro che non ti frego calciando invece che scazzottare, posto che entrambi abbiamo ben imparato i movimenti da fare, quando parto lo faccio per entrare e, se non pari/schivi/anticipi, ti metto giù!
Questo potrebbe/dovrebbe essere un modo più onesto di praticare, un modo che può anche permettermi di limitare la parte libera del Kumite se proprio voglio.
Se però tutto è per finta, l'attacco, la difesa, il colpo, il timing e l'intenzione, finisce che nulla avrà sostanza e tutto sarà nutrito solo dalla fantasia e dai costrutti mentali che applicherò a quello che fingiamo di fare.
Ovvio che se non ho interesse per il combattimento, la difesa e tutte quelle parti cruente, andrà benissimo anche la forma soft, dove tutto è mimato, ma poi non dovrò confondermi ne confondere le realtà, dovrà essere chiarissimo che ho una grande teoria, ma non sò un cazzo di cosa accade quando prendo una legnata che piega le gambe.
A questo, andrebbe aggiunto che, se due si menano, proveranno di tutto per prevalere, ogni espediente.
Quindi uno studio serio, deve contemplare gli espedienti, le scorrettezze, le botte a tradimento, le vigliaccate e tutto il resto, perchè purtroppo, quando ci si mena per davvero, non si può dire "hey arimo, questo non vale" e squalificare il nemico.
Però succede che, il bacino di utenza dei Karateka e aspiranti tali, che non ha problemi col livido, il ko e le legnate in genere, è molto ma molto inferiore al numero di praticanti in attività, quindi è ovvio che un modo schietto di insegnar Karate, comporta una drastica riduzione dei suoi praticanti, cosa che non troverei per nulla spiacevole, così come dei proventi a livello di organizzazioni.
Stormino racconta di cosa?
Male forte forte al braccio, male forte forte alla gamba, malissimo al petto, tutti giù per terra, luce in fondo al tunnel, nocche brutte e cattive a un niente da lui.........dolorante ma integro.....graziato!
Allo stesso modo, il risultato medio derivante da questo tipo di aproccio/esperienza, sarebbe senza dubbio........tantissime palestre in meno causa mancanza di allievi e sovrabbondanza di maestri e maestroni.
Insomma penso che ci sia una carenza di onestà proprio alla base stessa della didattica, del patto stretto fra chi insegna e chi impara, ossia che "le mazzate si imparano a mazzate".