Perché credo nel karate – una storia da raccontare.

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Offline Il Tano

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #75 on: October 22, 2012, 22:07:50 pm »
0
Spoiler: show
Non prenderei mai per polemica i tuoi interventi Rev...

Dovrei riflettere bene su ció che stai dicendo... Peró mi verrebbe da dire che la tua risposta é un po' estrema.

Del tempo si butta sicuramente, peró se la pratica era comunque onesta ti da dei benefici. Le esperienze che si fanno, in qualsiasi campo della vita, arricchiscono un persona.

Se si fanno varie esperienze in campo marziale, secondo me qualcosa te lo lasciano. Ovviamente per imparare thai devi studiare thai, peró se hai studiato in un modo corretto striking (anche se non completo) quelle esperienze ti servono.

Se parliamo di combattenti professionisti possiamo essere d'accordo che le esperienze ti servono a poco nulla... Peró in quel caso l'atleta segue un percorso del tutto differente che non é comparabile con alcun tipo di pratica amateur.

Spoiler: show

Ma guarda,secondo me e' lo stesso pensare questa cosa che tradisce il desiderio di non considerare sprecati gli anni "prima".

Cioe' io quando mi metto con una tipa non e' che penso che la relazione precedente mi e' servita da "basi" per questa, ricomincio da zero e buona  :)

poi e' chiaro che essendo trascorso del tempo ho imparato qualcosa,ma non e' che mi son state date delle basi e' che ho imparato cose come persona e quindi e' inevitabile che io porti la mia storia in tutto quello che faccio.

Cioe' rinnovo l'esempio di un ballerino/ginnasta/rugbysta/pallavolista che hanno sicuramente un riscontro positivo,ma non per questo "basi".

Sul discorso striking poi sono un integralista,ma questa e' una opionione personalissima,che seppure ritengo evidente ed empiricamente supportata,capisco non sia condivisa da tutti, e quindi evitero di esprimero cosa penso delle "generiche basi di striking"  :)


Poi chiaro che se uno mi dicesse:
ho fatto taiji per 10 anni pensando di menare, poi sono andato a fare pugggilato e,pur dovendo ricominciare da zero, ho notato una maggiore velocita' d'apprendimento grazie al lavoro sul corpo che avevo fatto.
-bravo  :)

ma la gente non dice questo, non dice di dover ricominciare da zero, dice di portarsi dietro le "basi".
Signori una disciplina E' le sue basi.
E sei qui proprio perche' le tue basi fanno cagare ed e' quelle che devi imparare.
altro che "ho le basi".
sei qui a pugggilato perche' con quei pugnetti ci fai aria alle mosche perche' nessuno t'ha mai insegnato a tirarli.

Basi dove?  :-\

sono stati anni sprecati in quest'ottica.

se invece facevi qualcosa di completamente diverso e per altri fini non ha senso parlare di spreco ma nemmeno di paragoni e basi.
non m'e' mai passato per la testa di dire che la mia capacita' di dipingere soldati fosse correlata al mio maneggiare la roncolo da bambino. non c'entrano un cazzo  XD


Ok, vabbé Mad, ho capito il tuo punto.

Io ho riportato la mia esperienza personale, avendo praticato principalmente karate e un po' di teekwondo negli ultimi 6 anni, sono stato in tre posti divesi di pugilato e in due di questi mi é stato detto che ho una buona tecnica... Ossia so come tirare un jab, un cross etc, un hook etc.

Ho parlato di "base" e magari é una parola troppo grossa. Ció che volevo dire é che quello che ho studiato anterioremente, mi é servito per trovarmi a mio agio in esperienze nuove. Tutto qui. Ho ricevuto si indicazioni e correzioni ma nessuno mi ha detto: "E' tutto sbagliato", "devi ricominciare da zero". Con questo non dico di essere un "combattente"... Sono l'ultima delle schiappe e mi limito a riportare un'esperienza personale.

Quando mi chiederanno di svuotare la tazza cercheró di farlo. Attualmente non me lo chiedono per nulla. Anzi, al contrario, si é incentivati nella direzione contraria.

OT per sdrammatizzare il discorso sulle basi:

 :D  :D  :D
« Last Edit: October 22, 2012, 23:01:16 pm by roroarro »

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Offline Paguro49

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #76 on: October 23, 2012, 08:41:37 am »
+4
Penso che, se ci si tatuasse dentro la testa, proprio all'atto della prima iscrizione ad un Dojo, un piccolo Mantra tipo "le mazzate si imparano a mazzate", tante menate non avrebbero terreno così fertile.
Poi ci si può mettere sopra qualsiasi cosa, le finezze più fighe, lo studio filosofico e spirituale, la via del Budo, ma quella base li dovrebbe essere imprescindibile.
Io non conosco pugili che non abbiano mai preso un pugno di quelli che fanno male, però conosco Karateka intonsi anche nonostante la cintura nera sdrucita......qualcosa non funziona!
Il point va bene, in fondo la gara non è una guerra, ma se diventa "il solo modo" allora fa danni, così come il modo in cui si fanno i Kihon e tutte le applicazioni a coppie.
Posto che tu sai cosa farò e quando, posto che è sicuro che non ti frego calciando invece che scazzottare, posto che entrambi abbiamo ben imparato i movimenti da fare, quando parto lo faccio per entrare e, se non pari/schivi/anticipi, ti metto giù!
Questo potrebbe/dovrebbe essere un modo più onesto di praticare, un modo che può anche permettermi di limitare la parte libera del Kumite se proprio voglio.
Se però tutto è per finta, l'attacco, la difesa, il colpo, il timing e l'intenzione, finisce che nulla avrà sostanza e tutto sarà nutrito solo dalla fantasia e dai costrutti mentali che applicherò a quello che fingiamo di fare.
Ovvio che se non ho interesse per il combattimento, la difesa e tutte quelle parti cruente, andrà benissimo anche la forma soft, dove tutto è mimato, ma poi non dovrò confondermi ne confondere le realtà, dovrà essere chiarissimo che ho una grande teoria, ma non sò un cazzo di cosa accade quando prendo una legnata che piega le gambe.
A questo, andrebbe aggiunto che, se due si menano, proveranno di tutto per prevalere, ogni espediente.
Quindi uno studio serio, deve contemplare gli espedienti, le scorrettezze, le botte a tradimento, le vigliaccate e tutto il resto, perchè purtroppo, quando ci si mena per davvero, non si può dire "hey arimo, questo non vale" e squalificare il nemico.
Però succede che, il bacino di utenza dei Karateka e aspiranti tali, che non ha problemi col livido, il ko e le legnate in genere, è molto ma molto inferiore al numero di praticanti in attività, quindi è ovvio che un modo schietto di insegnar Karate, comporta una drastica riduzione dei suoi praticanti, cosa che non troverei per nulla spiacevole, così come dei proventi a livello di organizzazioni.
Stormino racconta di cosa?
Male forte forte al braccio, male forte forte alla gamba, malissimo al petto, tutti giù per terra, luce in fondo al tunnel, nocche brutte e cattive a un niente da lui.........dolorante ma integro.....graziato!
Allo stesso modo, il risultato medio derivante da questo tipo di aproccio/esperienza, sarebbe senza dubbio........tantissime palestre in meno causa mancanza di allievi e sovrabbondanza di maestri e maestroni.
Insomma penso che ci sia una carenza di onestà proprio alla base stessa della didattica, del patto stretto fra chi insegna e chi impara, ossia che "le mazzate si imparano a mazzate".
« Last Edit: October 23, 2012, 08:44:22 am by Paguro46 »
La divina scuola dello schiaffazzo argenteo vigila su di voi, mentre la divinissima università dello sputazzo ligneo vi inumidisce la vita

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Offline metal storm

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #77 on: October 23, 2012, 09:34:37 am »
0
Paguro... uno che ha iniziato quando il karate erano tante mazzate e poche chiacchiere.
hai perfettamente riassunto quanto ho cercato di spiegare nei post precedenti.

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Offline muteki

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #78 on: October 23, 2012, 10:13:42 am »
0
i lividi dovrebbero essere normali in fase di studio come di sparring. lo dice uno che al momento ha veramente pochissimi allievi. tutti si danno dopo poche lezioni, lamentandosi con espressioni come "non pensavo ci si toccasse davvero", o "credevo che si facessero solo forme".

il punto è quell: scegliere se avere un bacino di utenti-clienti ampio, e guadagnare, o avere pochi allievi con i quali lavorare seriamente.

un ragazzone che sto allenando, alto il doppio di me (e non ci vuole molto, ok...), si stupisce di come lo lanci qua e là, gli monti sopra e in generale lo maltratti di continuo...  :gh: senza però fargli mai veramente male. ma il ragazzo ha stoffa, anche se è un po' lento nell'apprendere, e di recente ha anche acquistato un keikogi (nota bene: io suggerisco il judogi al posto del karategi).
viene sempre a lezione, pratica con interesse, fa tante domande.

poi ne avevo un altro davvero tosto, ma per un problema familiare mancherà un annetto. mi dice che si sta allenando in sardegna di kyokushin con una persona a noi molto nota.

buon per lui  :-*

gli altri? gli altri non durano mai molto, proprio perché non si aspettano colpi sulle gambe, in pancia, ai polsi, sulle braccia. pensano di fare i brus lii della situazione in tre o quattro lezioni, pensano che il kata sia un balletto per vincere medaglie, che il kumite si faccia saltellando e lanciando gridolini. non capiscono che la guardia non serve a fare i fighi ma a proteggere la faccia, che se ti acciacco un piede non lo faccio per sbaglio ma per farti male e bloccarti, che se ti do una spallata non sto pogando, o se ti do una craniata non faccio il gioco nanico della birra (ok solo i nerd la capiranno, questa).

e non parliamo dei kata, che è meglio. qualcuno mi disse che non ero capace a fare i kata perché non tornavo esattamente nel punto di inizio. maddai, dite che dobbiamo tornare proprio lì? e magari guardare verso un arbitro immaginario per salutarlo?

la raltà forse è questa: meglio pochi  e buoni che tanti e paganti. forse è per questo che i famosi maestroni ci tengono nascoste le cose, costringendoci poi a inventarle noi, a ricercare forsennatamente altrove, a dire che il karate non è efficace. anzi, direi io che il karate è una gran finzione, una bufala, una "sola" (alla romana).

a meno che non ci svegliamo ogni tanto e proviamo a guardarci attorno.
si va sempre avanti...

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Offline Moai

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #79 on: October 23, 2012, 10:24:04 am »
+1
Ciao Miao...... :)

Sai che ti voglio bene, vero?  :-*

Il tuo post è bellissimo e condivisibilissimo........per primo da me stesso medesimo.

La questione secondo me è un'altra........perchè tutti devono vedere il Karate la Vita allo stesso modo invece che avere prospettive differenti, scopi differenti ma tutti, dal proprio punto di osservazione, rispettabilissimi.

Perchè ad esempio chi non la vede come me, o come te, o come il prossimo che posterà in questo 3ed, dev'essere per forza un coglione o il cazzaro di turno....


ciao Luca :)
non mi permetterei mai di dire a qualcuno che ciò che pratica è una stronzata o roba da cazzaro....

vedi, vendere la legna è una nobile e utilissima professione....basta che chi la vende non dica che poi magicamente la legna acquistata si tramuterà in oro...

il problema sorge se io cerco oro e tu mi vendi la legna...allora sì che sei un cazzaro...

per il resto, come già detto, ognuno pratichi quel che vuole, come vuole...finchè stai bene e sei soddisfatto a me va benissimo...

 :)

guarda, proprio ieri sera sono andato da dei ragazzi che devono prepararsi ad una gara di kata per seguirli nella preparazione della forma...mi sono anche divertito...
L'intelligenza illumina, la stupiditá abbaglia


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Offline Moai

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #80 on: October 23, 2012, 10:26:13 am »
0

perche' il +1 non bastava:

Complimenti a moai che parla con esperienza,lucidita',cognizione di causa

Il Maestro del The' Infré - Pubblicità

 :D :D :D
L'intelligenza illumina, la stupiditá abbaglia

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Offline Shurei-Kan

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #81 on: October 23, 2012, 11:18:27 am »
0
ciao Luca :)
non mi permetterei mai di dire a qualcuno che ciò che pratica è una stronzata o roba da cazzaro....

Ciao Andrea........
ma non avevo dubbi!  ;)
Ne abbiamo parlato solo un milione di volte. Io so chi sei tu e tu chi sono io....quindi sai benissimo che quando parlo di certe cose non penso a te...  ;)

Un saluto alla Signora..... :)

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Offline Il Tano

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #82 on: October 23, 2012, 14:54:16 pm »
+2
I corsi dove ci si fa i lividi, dove si suda e si soffre hanno una buona affluenza... Se si cambia é per altri motivi.



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Offline metal storm

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #83 on: October 23, 2012, 14:56:54 pm »
+1
I corsi dove ci si fa i lividi, dove si suda e si soffre hanno una buona affluenza... Se si cambia é per altri motivi.

non so in Argentina, ma qui la tendenza sta cambiando solo da molto poco.

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Offline muteki

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #84 on: October 23, 2012, 15:01:26 pm »
+1
I corsi dove ci si fa i lividi, dove si suda e si soffre hanno una buona affluenza... Se si cambia é per altri motivi.

da me no. quando hanno cominciato a farsi i lividi, 20 allievi sono diventati 4... e ora manco quelli, ah ah! praticamente faccio lezioni semi private!
si va sempre avanti...


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Offline Davide.c

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #85 on: October 23, 2012, 15:05:08 pm »
0
Penso che, se ci si tatuasse dentro la testa, proprio all'atto della prima iscrizione ad un Dojo, un piccolo Mantra tipo "le mazzate si imparano a mazzate", tante menate non avrebbero terreno così fertile.
Poi ci si può mettere sopra qualsiasi cosa, le finezze più fighe, lo studio filosofico e spirituale, la via del Budo, ma quella base li dovrebbe essere imprescindibile.
Io non conosco pugili che non abbiano mai preso un pugno di quelli che fanno male, però conosco Karateka intonsi anche nonostante la cintura nera sdrucita......qualcosa non funziona!
Il point va bene, in fondo la gara non è una guerra, ma se diventa "il solo modo" allora fa danni, così come il modo in cui si fanno i Kihon e tutte le applicazioni a coppie.
Posto che tu sai cosa farò e quando, posto che è sicuro che non ti frego calciando invece che scazzottare, posto che entrambi abbiamo ben imparato i movimenti da fare, quando parto lo faccio per entrare e, se non pari/schivi/anticipi, ti metto giù!
Questo potrebbe/dovrebbe essere un modo più onesto di praticare, un modo che può anche permettermi di limitare la parte libera del Kumite se proprio voglio.
Se però tutto è per finta, l'attacco, la difesa, il colpo, il timing e l'intenzione, finisce che nulla avrà sostanza e tutto sarà nutrito solo dalla fantasia e dai costrutti mentali che applicherò a quello che fingiamo di fare.
Ovvio che se non ho interesse per il combattimento, la difesa e tutte quelle parti cruente, andrà benissimo anche la forma soft, dove tutto è mimato, ma poi non dovrò confondermi ne confondere le realtà, dovrà essere chiarissimo che ho una grande teoria, ma non sò un cazzo di cosa accade quando prendo una legnata che piega le gambe.
A questo, andrebbe aggiunto che, se due si menano, proveranno di tutto per prevalere, ogni espediente.
Quindi uno studio serio, deve contemplare gli espedienti, le scorrettezze, le botte a tradimento, le vigliaccate e tutto il resto, perchè purtroppo, quando ci si mena per davvero, non si può dire "hey arimo, questo non vale" e squalificare il nemico.
Però succede che, il bacino di utenza dei Karateka e aspiranti tali, che non ha problemi col livido, il ko e le legnate in genere, è molto ma molto inferiore al numero di praticanti in attività, quindi è ovvio che un modo schietto di insegnar Karate, comporta una drastica riduzione dei suoi praticanti, cosa che non troverei per nulla spiacevole, così come dei proventi a livello di organizzazioni.
Stormino racconta di cosa?
Male forte forte al braccio, male forte forte alla gamba, malissimo al petto, tutti giù per terra, luce in fondo al tunnel, nocche brutte e cattive a un niente da lui.........dolorante ma integro.....graziato!
Allo stesso modo, il risultato medio derivante da questo tipo di aproccio/esperienza, sarebbe senza dubbio........tantissime palestre in meno causa mancanza di allievi e sovrabbondanza di maestri e maestroni.
Insomma penso che ci sia una carenza di onestà proprio alla base stessa della didattica, del patto stretto fra chi insegna e chi impara, ossia che "le mazzate si imparano a mazzate".

7 anni (in Tibet)  di applausi! :-*
- Fondatore del dojo rinnegato e della BUFF Caverna
- Karateka libero
- Lupo Rognoso della compagnia dello scarafaggio

"Strength is born in the deep silence of long-suffering hearts; not amid joy." - Sir Arthur Helps

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Offline Il Tano

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #86 on: October 23, 2012, 15:13:52 pm »
+1
I corsi dove ci si fa i lividi, dove si suda e si soffre hanno una buona affluenza... Se si cambia é per altri motivi.

da me no. quando hanno cominciato a farsi i lividi, 20 allievi sono diventati 4... e ora manco quelli, ah ah! praticamente faccio lezioni semi private!

Muteki non parlavo di te nello specifico. ogni posto fa storia a parte. Peró é un dato di fatto che non mancano le palestre dove ci si allena duramente e che non hanno alcun problema di affluenza.

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Offline Saburo Sakai

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #87 on: October 23, 2012, 15:26:46 pm »
+4
Bellissima discussione e spunti molto interessanti, anche da punti di vista differenti.
Arrivo tardi e leggo di fretta, però con molto piacere.

Anche secondo me nel karate c'è tanto, tantissimo, ed è per questo che per anni non mi sono arreso ed ho continuato a praticarlo con passione e convinzione nonostante sentissi in cuor mio di stare perdendo tante altre occasioni per provare maggior gioia nella pratica.
Io ho visto fare cose come quelle descritte, e sono certo che nell'ambiente diversi le conoscono e le sanno applicare.
Sono anche ragionevolmente convinto che non vengano insegnate non per incapacità, ma per libera scelta. Vuoi per un discorso di opportunità commerciale in cui il karate si deve adattare a mille esigenze (e secondo me è una sciocchezza micidiale... il karate deve essere sé stesso e non tirato per la giacchetta per venire incontro dalla casalinga, dal bambino pigro, dal nerd... che avranno altri mille ambiti in cui sentirsi forti senza venire ad inquinare il karate), vuoi per un discorso legato al fatto che molti maestri preferiscono far fare il "salto di qualità" ad un numero ristretto di allievi dopo averli a lungo tenuti sotto la loro ala.
Tutto bello, tutto condivisibile... fino ad un certo punto. Nel 2012 la velocità di comunicazione, di circolazione di informazioni e di idee è tale per cui un certo tipo di prodotto rischia di diventare sterile e non in grado di trasmettersi ai posteri... finisce per diventare una macchietta di sé stesso.
Poi ognuno faccia come vuole, ma rimane un grande amore per il karate ed un grandissimo rammarico per non aver avuto l'occasione di approfondire l'aspetto più emozionale, personale e sincero della disciplina.

E' stato un po' come stare con una donna bellissima senza finirci mai a letto... alla fine è meglio una più brutta ma che te la da.
Lo spirito viene prima della tecnica.

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Offline Il Tano

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #88 on: October 23, 2012, 15:28:29 pm »
+1
I corsi dove ci si fa i lividi, dove si suda e si soffre hanno una buona affluenza... Se si cambia é per altri motivi.

non so in Argentina, ma qui la tendenza sta cambiando solo da molto poco.

In Argentina il karate non é mai stato di moda. Qui il "boom" lo ha fatto il taekwondo ITF che a tuttora é diffuso capillarmente. Il karate ancora é associato con una certa durezza negli allenamenti ma anche qui sono presenti diverse realtá.  Si cambia per differenti motivi e non si puó ricondurre solo al "se faccio forte la gente se ne va". Nel dojo di kyokushin ho visto una buona affluenza.

Il mio intervento comunque era riferivo in generale a corsi di arti marziali e SDC. 

In una cittá di 10 milioni di abitanti come é Buenos Aires, ci sono utenti per ogni gusto. Gli sport dov'é richiesto uno sforzo superiore quindi hanno il loro "bacino di utenza" e non sono per nulla in recesso. Ad esempio il "crossfit" che promette sofferenza pura, dilaga a macchia d'olio.

Se la gente lascia il karate non é riconducibile esclusivamente alla mancaza di contatto o all'eccesso di contatto. Ci sono anche altri fattori.

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Offline Il Tano

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Re:Perché credo nel karate – una storia da raccontare.
« Reply #89 on: October 23, 2012, 15:30:45 pm »
+2
E' stato un po' come stare con una donna bellissima senza finirci mai a letto... alla fine è meglio una più brutta ma che te la da.

Mi inchino di fronte a tanta saggezza. +1

(anche se nel tuo caso non direi che ti sei preso una piú brutta...)