Una volta, tanto tempo fa, c’era un “maestro” o meglio “sensei”, costui insegnava a degli allievi senza avere alcun curriculum che non fosse averne ammazzati dieci o cento oppure avere la raccomandazione di un certo dignitario; nulla di scientifico, nessun pezzo di carta relativo ad una qualche specializzazione in qualche settore della medicina ecc., nessun diploma che confermasse la presenza ad un corso di aggiornamento ecc.
Fatto sta che ne uscivano dei combattenti, mentre altri finivano male probabilmente. Una delle finalità era chiara: imparare a non farsi ammazzare e ammazzare. Su questa finalità si poggiava anche una filosofia o una religione ... Quale guerriero non crede in qualcosa o qualcuno? ...
Questa roba si chiamava “arte marziale”.
Adesso non si capisce più niente. Le finalità si moltiplicano per quante sono le discipline e all’interno delle stesse discipline (alla fine, dietro al nome dato ad una disciplina ci puoi mettere quello che vuoi).
In questo caos, qualcuno cerca di crearsi una propria legittimità ad insegnare oppure una legittimità nel proprio insegnante (nel caso si sia allievi).
Ecco allora l’insegnante che presenta il suo viaggio in Cina dal tal maestro o i suoi continui pellegrinaggi in Giappone, i suoi studi sui testi antichi, gli insegnamenti ricevuti direttamente da tizio e caio, da ciò trae anche la filosofia della scuola (o la sua) che propugna ai suoi allievi.
Poiché questo sistema non è gradito da chi ha una formazione maggiormente pragmatica o scientifica o semplicemente da chi gioca con quello che ha, ecco che, qualcun altro, utilizza la presentazione di qualche titolo rilasciato dal Paese di appartenenza come diplomi o lauree e, conseguentemente, nasce l’esigenza di far derivare dalla formazione ricevuta la conoscenza necessaria per insegnare l’AM che si dice d’insegnare.
Di fatto tutte le volte che si cerca di collegare gli studi alle finalità c’è un problema nel definire le finalità e un problema a collegare scientificamente gli studi con le finalità.
Questa è, SECONDO ME, grosso modo, la situazione delle AM.
Io invece non molto tempo fa ho saputo di un amico che durante una sessione al parco (non avevano palestra, quindi si allenavano sempre all'aperto) con questo maestro cinese che "insegnava il kung fu della sua famiglia" si è ritrovato con il legamento della spalla strappato o comunque lesionato.
Dopo cure pagate in proprio visto che non sussisteva assicurazione sportiva nè c'erano capacità nel capire che tipo di lesione si fosse fatto al momento si è ritovato con articolazione della spalla che non gli permette più una completa mobilità.
Questo è un problema che deriva dal "volemose bbene marziale" che legittima tutto ed il contrario di tutto con leggende e ricostruzioni pseudo-storiche.
Certo, se l'obbiettivo iniziale di tale maestro e del mio amico fosse stato quello di diventare un picchiatore della malavita e quindi partire subito in un contesto di illegalità ok.
Ma questo tipo di ignoranza di regole e soprattutto di cautele mi fa pensare che fosse solo un improvvisato, magari ex cuoco del ristorante cinese sotto casa che rompendosi le scatole di lavare i piatti ha deciso di "arrotondare".
In tale caso qualche "certificazione" e qualche rispetto delle minime regole richieste dal buon senso secondo me è legittimo pretenderle perchè se non garantiscono la serietà di chi insegna, almeno al loro mancanza ne denota la sua incompetenza.
Rigorosamente tutto in mio personale parere.
Spero sia chiaro come l'esempio non è per dequalificare il kung fu o i maestri cinesi, ma solo morstrare come dietroa certe motivazioni si crea una zona grigia in cui la cialtroneria ha più facilità nel sopravvivere.