Occorrono competenza e cognizone di causa, non senza una buona dose di buon senso.
Ogni serie o gruppo di eventi, comprese quindi le ripetizioni di gesti, disegna una parabola, ascendente prima, discendente poi.
Il punto è nel capire quando la parabola inizia la fase discendente, perchè li il gesto cambia, si adatta alle condizioni, trova espedienti per giungere a termine, in sostanza si snatura.
Se si va semplicemente allo "sfinimento", si otterrà che, una gran parte dei gesti fatti, sarà stata sbagliata, tecnicamente sbagliata.
Li subentra il guaio, che molti ancora si portano appresso dopo 30 anni di pratica, perchè quella fase, è anche una fase meno lucida, in cui hanno più spazio l'aprendimento istintuale e fisico, ossia quelli che si radicano più in profondità.
Otterremo quindi che, su un valore 10, avremo 3 gesti giusti, 3 ottimi anche dinamicamente e 4 sbagliati, che però lasceranno un segno maggiore ripetto ai primi 6.
Ecco che otteniamo quei difetti di esecuzione derivanti dagli inizi della pratica, mai risolti, trasmessi agli allievi, fino ad avere tecniche ritenute inutili, stupide, inapplicabili eccetera.
Poi si va da pinco pallo bravissimo, si scopre che cosa sia realmente quel gesto e si sputa sul maestro precedente.
Occorre sapere e capire quando la ripetizione smette di avere una utilità, perchè non diventa solo inutile, diventa dannosa.
Se c'è questa cognizione, le ripetizioni sono eccellenti.