Cos'è un movimento corretto? Può un atleta eseguire un movimento "più" corretto di un altro atleta diciamo se sono entrambi in forze e allenati?
non ho capito cosa intendi
Nello specifico intendevo che il modello entro il quale un movimento può essere considerato corretto ha un margine di variabilità elevato. Un atleta è e rimane sempre un organismo e non un meccanismo. Un organismo del quale, fra l'altro, conosciamo ancora relativamente poco.
Un sacco di KO sono stati e vengono causati da esecuzioni tecniche che si discostano dal modello diciamo standard di traiettoria e pulizia biomeccanica, ma che risultano comunque efficaci perché di quel modello rispettano i principi.
Voglio dire che la traiettoria pulita data per esempio a un gancio nel rispetto del modello tecnico non è più efficace di un gancio tirato la cui traiettoria non rispetta il modello, ma il cui movimento di esecuzione si adatta, esso stesso discostandosi dal modello, al fine di garantire potenza, velocità e precisione alla diversa traiettoria.
--CUT--
Cos'è un movimento corretto? Può un atleta eseguire un movimento "più" corretto di un altro atleta diciamo se sono entrambi in forze e allenati?
Ognuno ha il suo movimento "corretto" in base alla sua fisicità, agilità, destrezza etc. Sarà definibile però un movimento come corretto quando esso soddisfa i suoi principi di base.
Per fare un esempio per portare un dato pugno devo soddisfare una serie di principi quali la distanza, la veloctà, il bersaglio, il momento, la direzione, e poi devo anche usare la corretta[1] catena cinetica, e quindi altri principi, che mi consente "il massimo risultato con il minor sforzo".
direi di si. La realtà dello scontro si compone di altri fattori che non si esauriscono con la corretta esecuzione del gesto tecnico dal solo punto di vista biomeccanico.
Per capirlo bisogna chiedersi perché si esegue il gesto tecnico tante volte.
Se però io eseguo 900 movimenti di tecnica corretti e 100 scorretti allo sfinimento è un conto.
Se faccio 600/400 è un altro, se faccio 500/500 un altro ancora.
Sono d'accordo. Cambia anche se nello stato di sfinimento ci si allena un atleta finito o un praticante di primo pelo.
Questa questione è affrontata anche nella preparazione atletica: infatti tipicamente i lavori su ripetute in anaerobiosi lattacida si interrompono quando la prestazione scende sotto al 60%.
Per parlare proprio terra terra, quel che non devo assolutamente fare è insegnare al cervello e al corpo troppe volte il movimento scorretto (o meno corretto), altrimenti impareranno che non fa differenza l'eseguire l'uno o l'altro e, soprattutto in situazione di forte stress, sarà più semplice che venga selezionato il movimento meno corretto.
Ci possono essere però obietti diversi rispetto alla PA di un atleta ai fini della prestazione sportiva.
Gli allenamenti dei reparti d'assalto portano i soldati, anche motivati mentalmente, a continuare l'allenamento quando sono ben al di sopra dal punto di vista prestazionale del loro limite fisiologico. Interrompere un tipo di allenamento specifico come possono essere le ripetute può essere la fine dell'allenamento per una certa tipologia di atleti che non hanno interesse a continuare per gli obiettivi della propria disciplina se la prestazione scende sotto il 60%, ma per altri può significare semplicemente cambiare esercizio, ma continuare l'allenamento. Magari facendo proprio la stessa cosa anche senza mantenimento della prestazione.
Lo sfinimento è anche un'esperienza. Potrebbe interessare relativamente poco il centometrista, ma potrebbe essere invece il core per un maratoneta.
Ma facciamo degli esempi, magari John può pure darci info in merito, io me lo invento perché non faccio DP, ma troverei assolutamente corretto che per preparare alla DP si possa simulare uno scenario di questo tipo: 1 atleta che si difende da 6 aggressori fino a quando ormai sfinito, prestazioni ormai calate, cade a terra. I 6 non si fermano, ma continuano a prenderlo a calci. E' sfinito e l'unica cosa che può fare è cercare di ripararsi la testa con le braccia, chiudersi a riccio, morire. Non mi fermo prima perché si è stancato (con i se i ma del caso). E' un esperienza.