poi scrivi:
A che serve tutto questo nel Wing Chun? A migliorare la tecnica, o meglio, a migliorare il praticante nel combattimento aggiungendo il fattore mentale alle sue capacità tecnico-atletiche.
e io mi chiedo.. ma come!? tutto questo discorso sul piano interno non serviva proprio a dimostrare che il wc, in quanto arte marziale, a differenza degli sdc non si prefigge come unico scopo il combattimento? e invece sembra che anche il lavoro sul piano interno abbia come obiettivo proprio quello!
perché poi scrivi:
Ed ecco che si comincia a spiegare come e perchè il Wing Chun può offrire al praticante allenamenti e sbocchi che non hanno direttamente attinenza col combattimento.
e
Quindi, chi cerca nel Wing Chun elementi di addestramento che esulano il vero e proprio combattimento, può trovare il suo spazio in modo efficace seguendo queste linee guida.
Ciao Happo.
Provo a dire la mia anche se la mia esperienza è più vicina ad una impostazione di tipo nipponico che cinese.
Per le discipline giapponesi la commistione con lo Zen, che sui concetti di "vuoto" e "liberazione" è fortemente basato, è avvenuta perchè disciplina di guerra
[1] e approccio mentale di distacco dalle cose terrene e "vuoto" per la massima focalizzazione sul "qui e ora" si integravano.
L'allenamento fisico estenuante e ripetuto aveva una funzione simile alla "trance" e portava ad uno stato mentale simile a quello della meditazione.
E il distacco dall'illusione delle cose terrene, la focalizzazione sul "qui ed ora" poteva rendere più motivate freddo il combattente
[2].
Questi due aspetti pertanto andavano avanti in parallelo con un effetto "sinergico".
Ecco perchè secondo me allenare la capacità di combattere secondo certe modalità migliora l'interiorità e l'interiorità migliora la capacità di combattere.
Sempre stati le ipotesi di partenza, su cui si può concordare o meno, ma le conclusioni sono coerenti.
Ecco perchè i due obbiettivi coesistono e sono tra essi interconnessi ed è possibile vedere certe pratiche con l'ottica del -jutsu dove l'obbiettivo finale è il combattimento o con l'ottica del -do dove l'obbiettivo finale è la crescita interiore attraverso il combattimento (rituale e reso meno cruento).
Gli utenti che conoscono le discipline giapponesi meglio di me poi si premureranno di rettificare mie eventuali inestattezze o castronerie.
Per quelle cinesi il discorso non so se sia identico, va detto che, per quanto ne so, il WC è di ispirazione taoista.
Considera che il taoismo all'epoca era la vera e propria scienza, intendo il modello di rappresentazione del modo.
Quindi applicare concetti come il "wu-wei", il lasciar scorrere e non contrastare per essere parte organica del dao era di fatto per quel contesto utilizzare i concetti scientifici nel combattimento (come per tutta una serie dia ltre pratiche tradizionali dell'epoca).
Quindi niente di più facile che attraverso una pratica di ispirazione "taoista" ci fossero elementi di "scienza" taoista per l'efficacia del combattimento e che parallelemnate portassero (magari come effetti colletarli) alla crscita interiore e alla "saggezza" obbiettivo ultimo del taoista.
Come il percorso alchemico esoterico della tradizione europea.
Spero di non aver scritto troppe cazzate.