Buddhismi

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Offline Takuanzen

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Re:Buddhismi
« Reply #75 on: October 13, 2014, 15:09:16 pm »
+1
Conosci Pasqualotto? Hai avuto modo di leggerlo approfonditamente?

Seguii le sue lezioni molto tempo fa e lo trovai terribilmente pressapochista quando si trattava di esporre il pensiero "degli occidentali".
In realtà no. Lessi soltanto una sua lunga prefazione alcuni anni fa a "Uno studio sul bene" di Nishida Kitaro, più qualche suo articolo in rete. Il libro citato sopra ce l'ho e non l'ho ancora letto, causa precedenza di alcune letture e studi più importanti per me, oltre che sinceramente più interessanti. L'ha letto la mia ragazza, che però non ha una formazione filosofica e le era piaciuto. Me ne sono interessato per quello.
L'impressione che ho dalla mia limitata frequenza è però simile alla tua considerazione: è un'osservazione che si può fare anche per molti altri che hanno sottolineato lo statuto filosofico del pensiero orientale (es. François Jullien), o scientifico (penso ad es. a Fritjof Capra). La caduta nell'indifferenziato, delle particolarità specifiche legate a certi contesti storici o teoretici.
E' curioso come questa è più o meno la medesima critica che Pasqualotto fa di molti pensatori occidentali che si sono avvicinati all'Oriente (Schopenhauer, Heidegger ecc.). Di più non riesco a dire! ;)

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Offline Raven81

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Re:Buddhismi
« Reply #76 on: October 13, 2014, 16:43:01 pm »
+1
Io ho notato che pur di sottolineare la diversità o l'originalità di un certo approccio "orientale" tratteggiava con fretta dei quadretti riassuntivi di un pensatore occidentale X e poi si precipitava ad aggiungere "Questo è qualcosa che nel pensiero orientale ha tutt'altro significato".

Ho trovato particolarmente penoso come, durante alcune lezioni in cui parlò di Hegel e della "Scienza della logica", si mise a dire che per Hegel l' "indifferenziato" è insignificante mentre per il pensiero orientale è il significato sommo. Ho trovato l'analisi di Hegel sommaria e le proposizioni sull'indifferenziato del tutto sdradicate dal loro contesto.

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Offline Takuanzen

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Re:Buddhismi
« Reply #77 on: October 24, 2014, 13:51:55 pm »
0
Stavo guardando oggi anche questo interessante intervento di Evan Thompson. Tra pensiero orientale, scienze cognitive e filosofia della mente, con parecchi riferimenti anche alle arti marziali orientali:

Evan Thompson Comments on Attention, Performance and Phillip Zarelli

Buona visione! :)

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Re:Buddhismi
« Reply #78 on: October 25, 2014, 18:51:40 pm »
+1
Mi piacerebbe trovare qui da me qualche comunità/comitiva buddista.

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Offline Takuanzen

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Re:Buddhismi
« Reply #79 on: November 28, 2014, 12:13:43 pm »
+3
Qui invece è direttamente Martin Heidegger che si confronta con un monaco buddhista thailandese. Il rapporto tra Heidegger e il pensiero orientale, su quali siano i contenuti celati del suo pensiero che da lì derivano, è stato un tema su cui si è molto discusso:

http://www.openculture.com/2014/05/martin-heidegger-talks-philosophy-with-a-buddhist-monk.html

"This was not at all the first time the German philosopher had dialogued with an East Asian thinker. In a study on the Buddhist and Taoist influences on Heidegger’s work, Reinhold May writes that Heidegger’s “direct contact with East Asian thought dates back at least as far as 1922” when he began conversations with several major Japanese thinkers. Nonetheless, Heidegger apparently had little to say on the correspondences between his ideas and those of Eastern philosophers until the 1950s, and the little that he did say seems marginal at best to his main body of work. May’s claims of “hidden influence” may be highly exaggerated, yet Heidegger was familiar with Buddhist thought, and, in the interview, he makes some interesting distinctions and comparisons. In answer to the Bhikku’s first, very general, question, Heidegger launches into his familiar refrain—“one question was never asked [in “Occidental” philosophy], that is, the question of Being.” Heidegger defines “the human being” as “this essence, that has language,” in contrast to “the Buddhist teachings,” which do not make “an essential distinction, between human beings and other living things, plants and animals.” For Heidegger, consciousness—“a knowing relation to Being” through language—is the exclusive preserve of humans."

Buona visione! :thsit:


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Offline Zìxué

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Re:Buddhismi
« Reply #80 on: November 29, 2014, 11:16:21 am »
+3
Interessante. Quando ho letto Heidegger "buddhismo" per me era solo un nome. Ciò dimostra l'importanza di rileggere.

Infatti, rileggendo "La teoria della complessità" (ed. 2007) di Réda Benkirane, scopro nell'intervista a Laurent Nottale il seguente brano (pp. 260-263):

Spoiler: show
È sempre più chiaro, anche per alcuni scienziati occidentali, che il buddismo ha una comprensione della relatività molto profonda, che è davvero quella di Galileo. La scienza occidentale la ha semplicemente declinata con delle equazioni. Dal punto di vista buddista si trattava in primo luogo di risolvere problemi umani, diminuire la sofferenza; la questione della comprensione della materia passava in secondo piano perché c'erano problemi più gravi, e sotto un certo punto di vista questo rimane vero anche ai nostri giorni... Quello che si sta scoprendo oggi è l'universalità delle leggi della materia e dello spirito. Siddharta Gautama l'aveva scoperto 2500 anni fa. Lui e i suoi discepoli hanno intuito questa universalità allo stesso livello di profondità di Galileo e di Einstein; troviamo infatti enunciati relativisti molto simili ai loro. Ad esempio un intero capitolo de Il cammino di mezzo di Nagarjuna, un erudito del II secolo a.C., analizza il movimento e dimostra che non esiste in sé: c'è una vacuità , ovvero un disapparire delle proprietà autonome degli oggetti e della proprietà del movimento che attribuiamo loro. «Posizione», «orientamento», «velocità», sono parole che non hanno un significato assoluto, ma rinviano a relazioni di coppia; esistono solamente delle interposizioni, degli interorientamenti e delle intervelocità. Nei testi buddisti si trova l'analisi del legame tra relatività e vacuità tanto per la materia quanto per lo spirito.
Ciò che è straordinario è che la relatività è un fatto evidente, salta agli occhi. Questa evidenza in effetti è stata messa in luce dalla scienza orientale dello spirito, ma è anche vero che non è stata sviluppata a livello delle sue conseguenze fisico-matematiche. In occidente, quando Galileo riscopre infine questa idea che il movimento non esiste in sé, che è nulla, come se non ci fosse – affermazioni che ritroviamo pressoché identiche nei testi buddisti – si situa in un altro sistema di riferimento e si prefigge diversi obiettivi. Galileo ha avuto l'intuizione di descrivere la relatività in termini matematici; infatti ci dice anche che «il libro della Natura è scritto in caratteri matematici». In Newton questa strada si chiarisce ancora di più. Il suo Philosophiae naturalis principia mathematica mostra che ciò che prima era filosofia , un discorso logico, potrebbe essere espresso con linguaggio matematico. Questa matematizzazione della filosofia è ciò che noi chiamiamo «fisica».
Si vede chiaramente in che modo la teoria di Einstein ha messo completamente in atto questo legame tra relatività, vacuità e libertà, ad esempio nel caso della gravitazione. Il legame è davvero straordinario perché è visibile a livello delle equazioni. È come se Einstein avesse «tradotto» la filosofia buddista in equazioni. Prendiamo il caso della gravitazione e della caduta dei corpi: tutti continuano a credere che esistà in sé. La grande scoperta di Einstein è stata quella di aver capito che essa invece non esiste, e che è sufficiente mettersi all'interno di un particolare sistema di coordinate come quello dei sistemi in caduta libera per vedere scomparire la gravitazione. Einstein ha fatto per la gravitazione ciò che Galileo aveva fatto per la velocità: ha intuito che niente nell'universo poteva essere chiamato «gravitazione» in maniera assoluta, e che tutte le proprietà che gli venivano attribuite localmente erano in definitiva un semplice effetto del cambiamento del sistema di riferimento. Noi avvertiamo la gravitazione perché non ci troviamo nel sistema di riferimento giusto; siamo infatti in un referenziale costantemente vincolato al suolo della Terra. Se ci ponessimo in un sistema di riferimento in caduta libera la gravitazione scomparirebbe. In un sistema di riferimento libero, chiamato anche geodesico, le proprietò del movimento sono quelle del movimento inerziale, ovvero le proprietà di un movimento libero spogliato di ogni genere di forza. È evidente quindi in che modo avviene questa tripla relaione tra relatività (la gravitazione non esiste in sé ma è relativa alle scelte del sistema di coordinate), vacuità (il concetto di gravitazione è privo di essenza, è una conseguenza del cambiamento di sistema di riferimento), e infine libertà (il sistema di riferimento libero che fa scomparire il campo di gravitazione permette un movimento rettilineo a velocità costante). Einstein scopre questa relazione tripla per quanto riguarda la gravitazione, ma è la stessa cosa che il Buddha enunciava a proposito dell'umanità. L'obiettivo che si era prefissato era quello di realizzare la libertà dello spirito, e l'idea di base era che esso è naturalmente libero, ma che noi non siamo in grado di percepire questa libertà perché siamo vincolati a un sistema di riferimento sbagliato. Secondo il Buddha sarebbe sufficiente porsi all'interno di un sistema di riferimento corretto per scoprire questa libertà naturale ed essenziale.
A mio avviso, attraverso questo tipo di ragionamento potremmo dimostrare in modo quasi logico che l'etica è indotta dall'idea di relatività-vacuità del buddismo. Se ammettessimo che niente di noi esiste in sé, né in senso fisico né in senso spirituale, che nessuno può definirsi se non in relazione con l'esterno, e che noi siamo l'insieme di tutte le nostre relazioni con gli altri e con il mondo, sarebbe chiaro che quando roviniamo le nostre relazioni stiamo rovinando anche noi stessi... Quindi non abbiamo scelta: tutte le azioni negative rivolte a ciò che abitualmente consideriamo come «esterno» rispetto a noi ci danneggiano; non per riflesso ma direttamente, dal momento che l'esterno siamo noi stessi. Siamo autocostituiti dalle nostre relazioni con l'esterno. Non si tratta di fare della morale. È la realtà.


Per chi ha una conoscenza meno didascalica e nozionistica della mia del buddhismo, che ne pensate?
Gli uomini si dividono in tre categorie: quelli intelligenti e quelli così stupidi che non sanno neanche contare

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Offline Takuanzen

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Re:Buddhismi
« Reply #81 on: December 20, 2014, 13:52:54 pm »
0
Interessante. Quando ho letto Heidegger "buddhismo" per me era solo un nome. Ciò dimostra l'importanza di rileggere.

Infatti, rileggendo "La teoria della complessità" (ed. 2007) di Réda Benkirane, scopro nell'intervista a Laurent Nottale il seguente brano (pp. 260-263):

Spoiler: show
È sempre più chiaro, anche per alcuni scienziati occidentali, che il buddismo ha una comprensione della relatività molto profonda, che è davvero quella di Galileo. La scienza occidentale la ha semplicemente declinata con delle equazioni. Dal punto di vista buddista si trattava in primo luogo di risolvere problemi umani, diminuire la sofferenza; la questione della comprensione della materia passava in secondo piano perché c'erano problemi più gravi, e sotto un certo punto di vista questo rimane vero anche ai nostri giorni... Quello che si sta scoprendo oggi è l'universalità delle leggi della materia e dello spirito. Siddharta Gautama l'aveva scoperto 2500 anni fa. Lui e i suoi discepoli hanno intuito questa universalità allo stesso livello di profondità di Galileo e di Einstein; troviamo infatti enunciati relativisti molto simili ai loro. Ad esempio un intero capitolo de Il cammino di mezzo di Nagarjuna, un erudito del II secolo a.C., analizza il movimento e dimostra che non esiste in sé: c'è una vacuità , ovvero un disapparire delle proprietà autonome degli oggetti e della proprietà del movimento che attribuiamo loro. «Posizione», «orientamento», «velocità», sono parole che non hanno un significato assoluto, ma rinviano a relazioni di coppia; esistono solamente delle interposizioni, degli interorientamenti e delle intervelocità. Nei testi buddisti si trova l'analisi del legame tra relatività e vacuità tanto per la materia quanto per lo spirito.
Ciò che è straordinario è che la relatività è un fatto evidente, salta agli occhi. Questa evidenza in effetti è stata messa in luce dalla scienza orientale dello spirito, ma è anche vero che non è stata sviluppata a livello delle sue conseguenze fisico-matematiche. In occidente, quando Galileo riscopre infine questa idea che il movimento non esiste in sé, che è nulla, come se non ci fosse – affermazioni che ritroviamo pressoché identiche nei testi buddisti – si situa in un altro sistema di riferimento e si prefigge diversi obiettivi. Galileo ha avuto l'intuizione di descrivere la relatività in termini matematici; infatti ci dice anche che «il libro della Natura è scritto in caratteri matematici». In Newton questa strada si chiarisce ancora di più. Il suo Philosophiae naturalis principia mathematica mostra che ciò che prima era filosofia , un discorso logico, potrebbe essere espresso con linguaggio matematico. Questa matematizzazione della filosofia è ciò che noi chiamiamo «fisica».
Si vede chiaramente in che modo la teoria di Einstein ha messo completamente in atto questo legame tra relatività, vacuità e libertà, ad esempio nel caso della gravitazione. Il legame è davvero straordinario perché è visibile a livello delle equazioni. È come se Einstein avesse «tradotto» la filosofia buddista in equazioni. Prendiamo il caso della gravitazione e della caduta dei corpi: tutti continuano a credere che esistà in sé. La grande scoperta di Einstein è stata quella di aver capito che essa invece non esiste, e che è sufficiente mettersi all'interno di un particolare sistema di coordinate come quello dei sistemi in caduta libera per vedere scomparire la gravitazione. Einstein ha fatto per la gravitazione ciò che Galileo aveva fatto per la velocità: ha intuito che niente nell'universo poteva essere chiamato «gravitazione» in maniera assoluta, e che tutte le proprietà che gli venivano attribuite localmente erano in definitiva un semplice effetto del cambiamento del sistema di riferimento. Noi avvertiamo la gravitazione perché non ci troviamo nel sistema di riferimento giusto; siamo infatti in un referenziale costantemente vincolato al suolo della Terra. Se ci ponessimo in un sistema di riferimento in caduta libera la gravitazione scomparirebbe. In un sistema di riferimento libero, chiamato anche geodesico, le proprietò del movimento sono quelle del movimento inerziale, ovvero le proprietà di un movimento libero spogliato di ogni genere di forza. È evidente quindi in che modo avviene questa tripla relaione tra relatività (la gravitazione non esiste in sé ma è relativa alle scelte del sistema di coordinate), vacuità (il concetto di gravitazione è privo di essenza, è una conseguenza del cambiamento di sistema di riferimento), e infine libertà (il sistema di riferimento libero che fa scomparire il campo di gravitazione permette un movimento rettilineo a velocità costante). Einstein scopre questa relazione tripla per quanto riguarda la gravitazione, ma è la stessa cosa che il Buddha enunciava a proposito dell'umanità. L'obiettivo che si era prefissato era quello di realizzare la libertà dello spirito, e l'idea di base era che esso è naturalmente libero, ma che noi non siamo in grado di percepire questa libertà perché siamo vincolati a un sistema di riferimento sbagliato. Secondo il Buddha sarebbe sufficiente porsi all'interno di un sistema di riferimento corretto per scoprire questa libertà naturale ed essenziale.
A mio avviso, attraverso questo tipo di ragionamento potremmo dimostrare in modo quasi logico che l'etica è indotta dall'idea di relatività-vacuità del buddismo. Se ammettessimo che niente di noi esiste in sé, né in senso fisico né in senso spirituale, che nessuno può definirsi se non in relazione con l'esterno, e che noi siamo l'insieme di tutte le nostre relazioni con gli altri e con il mondo, sarebbe chiaro che quando roviniamo le nostre relazioni stiamo rovinando anche noi stessi... Quindi non abbiamo scelta: tutte le azioni negative rivolte a ciò che abitualmente consideriamo come «esterno» rispetto a noi ci danneggiano; non per riflesso ma direttamente, dal momento che l'esterno siamo noi stessi. Siamo autocostituiti dalle nostre relazioni con l'esterno. Non si tratta di fare della morale. È la realtà.


Per chi ha una conoscenza meno didascalica e nozionistica della mia del buddhismo, che ne pensate?
"La teoria della complessità" di Benkirane è un libro che possiedo, ma che non ho ancora letto. Devo farlo però al più presto, andando a cercarmi la tua citazione.
Grazie per avermelo ricordato, molto interessante come riferimenti. Dovrei leggerlo per darti una risposta migliore (oppure essere uno specialista di uno dei due settori in esame...e non lo sono). Porto un esempio di critiche ad un approccio similare.
Si tratta di una visione "compatibilista" simile a quella ad es. di Fritjof Capra, già stra-citato più volte, nel "Tao della fisica". Io la trovo affascinante e non conoscevo Nottale. Tuttavia il libro di Capra è stato criticato da entrambi le parti: sia esperti del pensiero orientale che fisici (incluso un mio amico) trovano che le descrizioni dei rispetti ambiti sono eccessivamente semplificate e superate (ad es. la teoria del bootstrap). Dicono che si rischia di metterci dentro un po' di tutto, in maniera grossolana. Però ripeto che si tratta di una considerazione indiretta, da prendere con le pinze...aggiungo una seconda parte quando lo avrò letto!!  ;)
« Last Edit: December 20, 2014, 13:54:55 pm by Takuanzen »

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Offline Takuanzen

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Re:Buddhismi
« Reply #82 on: January 24, 2015, 15:03:47 pm »
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http://slantedflying.com/amongst-white-clouds-documentary-about-buddhist-hermit-monks/

 Bellissimo trailer, veramente affascinante! " “Amongst White Clouds” is a beautifully filmed and an amazing look at the lives of the Buddhist Hermit Monks that live in the mountains of China. Follow one man as he travels to the Zhongnan Mountain range of China to seek out and learn more about the lives of these amazing hermit Monks. "

 :-*

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Offline Takuanzen

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Re:Buddhismi
« Reply #83 on: January 24, 2015, 15:06:42 pm »
0
http://www.tricycle.com/interview/embodied-mind

"Buddhism has very sophisticated and technical traditions of philosophy, every bit as sophisticated and technical as Western philosophy. Here we enter the arena of concepts, analysis, abstraction, models, and arguments, all of which bring us closer to science. Buddhist philosophy is very concerned with analyzing cognition, concepts, and consciousness—the subject matter of cognitive science. So this is the arena where I see Buddhism and science as having a lot to say to each other.
I also want to foreground problems of meaning—how these different traditions conceptualize the mind and what’s at stake for them in doing so. It’s really the humanities that need to take the lead in this discussion now, not neuroscience. I think science is really important, so this is not an anti-science point; it’s an anti-scientistic point. When you’re concerned with meaning, you enter into a different space of discussion, where scientific methods are not sufficient.
I am particularly concerned to deploy that thought against the idea that the neuroscience of meditation should lead the way in this dialogue, because that’s very much what the Buddhism-science discussion has been about for the past five or ten years now."

 :thsit:

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Re:Buddhismi
« Reply #84 on: March 23, 2015, 22:31:10 pm »
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Ho appena finito il libro sul methodo di meditazione della scuola buddista Tiantai scritto da Zhiyi.

Che dire, non sono mai stato un fanatico del buddismo cinese, ma la tradizione Tiantai, che si differenzia dalla Chan (Zen cinese), ha incorporato un sistema completo di preparazione, apprendimento, controllo e mantenimento dei 2 metodi fondamentali di meditazione Samatha (calming) e Vipassana (insight).

Ero un po scettico inizialmente perche credevo di aver trovato con la scuola Theravada (thai e birmana) tutto quello che serviva per il mio cammino. Invece qua nella Tiantai c'e' tanta altra roba che completa la pratica che e' spiegata molto bene.

Non so se esistano traduzioni in italiano. Ma per chi e' seriamente interessato questo e' il libro:

http://www.amazon.it/Essentials-Buddhist-Meditation-Shramana-Zhiyi/dp/1935413007/ref=sr_1_7?ie=UTF8&qid=1427146084&sr=8-7&keywords=zhiyi



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Re:Buddhismi
« Reply #85 on: March 24, 2015, 08:00:38 am »
+1
Io ritengo, al di là di questo autore da te segnalato, che il Zinn promotore della Mindfulness abbia - pur essendo medico e non monaco - capacità di spiegare la meditazione ben superiori a molti filologi del Buddhismo teoricamente più blasonati.
Nondimeno, anche Tolle con il suo Power Of Now che avrai sicuramente letto... beh, illumina non poco.

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Offline MachineGunYogin

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Re:Buddhismi
« Reply #86 on: March 24, 2015, 10:14:35 am »
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Non posso dire che uno sia superiore ad un altro. Kabat-Zinn sa sicuramente il fatto suo ed e' molto bravo a spiegare certe cose a principianti, occidentali, gente scettica che non manda giu misticismo e filosofie orientali. Poi bisogna vedere quanto vada in profondita con certi insegnamenti.

Ci sono passato dal suo metodo, e sono andato oltre. Non perche ho trovato metodi superiori, ma perche metodi differenti completano la pratica. Per esempio il sistema insegnato da Goenka e' parecchio diverso da quello di Kabat-Zinn. E questo metodo Tiantai che ho di recente scoperto ha delle cose anchesso molto diverse.     

Tra l'altro parecchi monaci in passato, cinesi e non, sono andati in Tibet, Thailandia, Birmania, India ecc per studiare approcci differenti. Questo e' risaputo, si apprende meglio da piu maestri.

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Re:Buddhismi
« Reply #87 on: March 24, 2015, 13:40:26 pm »
+2
Vero.
Non so in UK, ma qui in Italia specie su web ci sono a riguardo campanilismi della  madonna che, a confronto, il mondo marziale è impregnato di fratellanza e reciproco rispetto....  :nono:

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Re:Buddhismi
« Reply #88 on: March 24, 2015, 15:25:18 pm »
+1
Puo essere anche vero quello che dici, non solo in Italia. Personalmente studiare diverse tradizioni mi ha dato un sacco di spunti. Per esempio ho notato diversita, e non poche, tra i vari metodi. Kabat-Zinn ha studiato Zen, filone koreano e vietnamita, quindi il suo metodo si basa su quello principalmente. Il suo sistema e' diretto, grossolano e accessibile a tutti. Altre dottrine enfatizzano altri principi. Non e' un caso che diverse scuole di buddismo adottino diversti sutra sui quali basano il loro sistema. La scuola Tiantai, che ho menzionato sopra, basa il sistema principalmente sul Lotus Sutra. E credo sia l'unica scuola che lo utilizzi come testo principale. Affronta temi che vanno al di la del metodo meditativo in se, ma sono complementari alla meditazione, senzi i quali alcune cose rimangono appanaggio di pochi meditatori esperti che riescono a entrare in stati profondi di samadhi. Ragione per cui il patriarca della scuola ha voluto separarsi dal metodo indiano e crearne uno autoctono cinese. Per quello che la trovo piu completa di altre tradizioni. Il metodo birmano, nonostante sia theravada come il metodo thai, usa insegnamenti differenti tramandati da Ledi Sayadaw, piu metafisici e piu vicini allo yoga terapeutico, e alla psicoterapia che affronta temi come trauma, panico/paure bloccate nel copro. L'approccio alla meditazione e' molto piu meticoloso di altre tradizioni. Magari meno completo ma piu meticoloso. La tradizione thai forest ha molto in comune con lo zen invece, piu accessibile, diretta, olistica, con un approccio piu "gentile", di accettazione, per affrontare la meditazione.

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Re:Buddhismi
« Reply #89 on: September 14, 2015, 06:55:27 am »
+6
Scrivo ora con un po di amarezza ma non del tutto sorpreso visto che un po me lo aspettavo.

Sono ancora qua nella regione Guangdong, provincia Cantonese, ma a breve rientrerò. Ho visitato un bel po di templi buddisti e taoisti sia in sta zona che più a nord nella città di Xian.

Che dire, il buddismo qua è inquinato da credenze, superstizioni e pratiche devozionali. Non ho visto un approccio meditativo di riscoperta della mente profonda. Addirittura quando ho fatto una foto alla facciata di un tempio un monaco si è incazzati come na bestia dicendo che non posso fare foto, alla faccia della mindfulness e il controllo emozionale. I monaci hanno portatili, iPhone e se non fosse per la veste e la testa rasata non si potrebbe distinguerli da un qualunque cinese urbanizzato. Per visitare i monasteri ho dovuto pure pagare. Boh
<Cospirazione on>
Mi viene ancora di piu da pensare che il buddismo chan/zen non poteva coesistere con una società comunista estrema. Quindi negli ultimi 50 anni credo sia stato contaminato di proposito con rituali magici e fede negli dei. Appunto per non liberare la mente della persone visto che un uomo libero diventa una minaccia x un sistema politico-sociale del genere.
<cospirazione off>
Praticamente la maggior parte sono "pure land" e di "chan" è rimasto gran poco.