Una piccola osservazione di carattere generale. I lavori cross-sectional si fanno quando riguardo ad un argomento c'è poco o nulla su cui costruire delle ipotesi di studio. E molto spesso, a dispetto del "disegno", ci si trova a disposizione un set di dati che non corrisponde esattamente a quello che ci si era prefissi.
Perciò le opzioni sono: a) si butta via tutto il lavoro fatto di raccolta dei dati; b) si cerca di organizzarli nel miglior modo possibile.
Perché, a meno di "errori" marchiani e irrisolvibili, si sceglie generalmente l'opzione b)? Perché comunque i risultati che ne derivano sono, appunto, una istantanea di un determinato "fenomeno", la quale, nei limiti della organizzazione dei dati che si è proceduto a realizzare, offre una panoramica, ma NON delle risposte.
Per intenderci, se nel lavoro in questione la numerosità dei sotto-campioni (classi di "alimentazione") fosse stata soddisfacente e la classificazione avesse distinto esattamente vegani, vegetariani e non-vegetariani (questi ultimi anche su diversi livelli), ammettendo che i risultati fossero stati identici, comunque non si sarebbe potuto inferire niente di quello riportato dai giornali: il tipo di studio cross-sectional non permette di arrivare a conclusioni, perché non è lo strumento di ricerca adatto a stabilire rapporti di causa-effetto tra i fenomeni indagati, cosa che si fa con lavori sperimentali e non di survey.
Però ha offerto almeno due ipotesi alternative (nel caso specifico molte di più) da sottoporre a verifica. E se non si hanno almeno due ipotesi, qualunque sia il metodo e il disegno sperimentale seguito, non si fa scienza.