Visto che seppur non avendolo mai citato sul forum nelle discussioni in cui sono intervenuto, formalmente rappresento la scuola/stile intervengo nel 3d.
Premetto che non ho ancora studiato il programma della scuola/stile riguardo le armi da fuoco che a me risulta essere facoltativo.
Che io sappia, nonostante in questo caso fosse accennato in un seminario pubblico davanti a potenziali praticanti neofiti per la scuola, come deduco siano i protagonisti del filmato, fatta esclusione per il Maestro Carlos Cariquitan
[1], l'argomento armi da fuoco nella scuola è considerato "avanzato".
Quindi a mio sapere di norma è orientato a cinture “scure” e dopo altamente consigliata previa frequentazione di un poligono di tiro per il maneggio di base delle armi da fuoco e seguente pratica. Quest'ultimo punto è la motivazione principale per il quale l'argomento mi risulta facoltativo, appurato che la poca diffusione dello stile e il basso numero di praticanti rende difficile organizzare per tutti gli associati a costi convenzionati questo tipo di attività, a differenza per esempio di altre scuole che possono beneficiare di un ben più ampio numero di praticanti, nonché eventuali supporti governativi nel Paese di origine geografica
[2].
Venendo al filmato in questione, come accennavo in altro 3d prima ancora di vedere il filmato molte sequenze di difesa da attacco x/y/z non sono ancora state né codificate né standardizzate. Non sono ancora stati codificati nella scuola le difese con il coltello, argomento ben più caro e approfonditamente trattato per esigenza e frequenza pratica storica nelle Filippine, e a differenza di quelli col bastone neppure i “principi” meccanici di disarmo col coltello. Non credo proprio lo siano neppure le difese da minaccia con pistola!
Come accennavamo nell'altra discussione i filippini non mostrano in maniera del tutto esplicita le loro semplici idee o meccaniche di base
[3] e lo stesso concetto è abbastanza estensibile pure ai seminari.
Il programma base dello stile, ovvero quello a cui in genere dovrebbe già avere di norma buona familiarità chi si avvicina al tema pistola all'interno della scuola, prevede una semplice idea di fondo, costante nelle esercitazioni dalla prima lezione di prova all'allenamento di chi ha conseguito numerosi lakan (l'equivalente dei dan in altre discipline): le meccaniche/movimenti di base
[4] che, per flessibilità e trasversalità sono applicabili e applicate in gran parte dei contesti, vanno però anche adattate in situazione specifica, in relazione all'arma utilizzata da noi e/o dall'aggressore nello scenario specifico. Con un esempio semplici, gli slashes ampi da bastone col coltello hanno poca plausibilità ed è abbastanza un'eccezione vederli.
Perchè la lunga premessa e ho enunciato questo concetto di trasferibilità delle meccaniche/principi concreti, riconoscibili e facilmente giudicabili per “pulizia” (intesa come ricerca della massima efficienza tecnica) di ogni singolo gesto e allo stesso tempo la specificità/adattamento delle stesse al caso dell'arma specifica?
Perchè per la stessa logica didattica spiegata finora dovrebbe ora essere facilmente intuibile a tutti perché probabilmente è stato mostrato un disarmo che va a mettere in leva l'indice incastrandolo nel castello. Per altro genere di disarmo con applicazione di concetti più trasversali quali per esempio l'azione sul polso o linee guida biomeccaniche per la rottura delle prese non sono affatto specifiche alla sola pistola, il praticante dovrebbe già conoscerle per averle già viste, provate e metabolizzate, quindi non serve neppure che siano spiegate ma al massimo direttamente allenate per maggiore familiarità al contesto e ripasso.
Per cronaca ho visto lo stesso disarmo spiegato:
- in video da un insegnante che fino a pochi mesi fa seguivamo come riferimento tecnico per altre discipline come asd (con esperienza professionale di sicurezza e insegnamento per la distanza ravvicinata a operatori di pubblica sicurezza)
- dal vivo dal referente tecnico israeliano (professionista per anni del counter-terrorism israeliano e a quanto pareva ex-corpi speciali IDF) della scuola/federazione di km che avevo frequentato per un periodo.
ci sono così tanti errori concettuali (oltre che tecnici) che non saprei nemmeno da quale parte iniziare a commentare
Sarei davvero curioso di saperne un po' di più soprattutto sugli errori concettuali.
Nell'attesa, nonostante la mia ignoranza in relazione alle specifiche relative alle armi da fuoco, fondandomi sulle mie conoscenze di base dello stile/scuola mi azzardo a buttare giù qualche considerazione e contestualizzazione.
Parto citando una frase di John, di certo più competente di me in materia, qualche giorno fa.
Esempio il disarmo con arma da fuoco...fuori dalla linea, massimo controllo e disarmo.
Se tu rispetti questi 3 punti non esiste un disarmo sbagliato solo perché non sta nel curriculum...ma chiaramente parliamo di una persona che ha fatto un certo percorso già.
L'idea di togliersi dalla linea di fuoco manca oggettivamente a 0:24 circa quando Cariquitan va a mostrare il senso opposto della rotazione dell'arma al ragazzo mostrato pochi secondi prima.
Trovandosi davanti al simulacro evidentemente stava cominciando d'istinto a improvvisare un'uscita sul lato opposto/esterno e dal quale avrebbe più comodamente proseguire con altro genere di disarmo se non fosse che doveva spiegare altro.
Comparsagli la nuvoletta in testa “XXXXX! era la geometria di rotazione che volevo fargli vedere!” cambia in corsa per far vedere l'altra rotazione con una mano (andando così ormai a farsi benedire il togliersi dalla linea di tiro, per contraddizione tra il primo movimento e la rotazione stessa che doveva mostrare). D'istinto ci aggiunge l'altra mano che inizialmente voleva evitare e se ne ricorda il perchè “con due mani la linea si vede meno bene perché la seconda mano la nasconde” e la toglie per far vedere la linea circolare che viene agevolata portando pure avanti e in basso la mano armata avversaria
[5].
Ormai la “frittata” e la ripresa video erano fatte!
Come ovvio io non ero presente, né tanto meno nella sua testa, ma questa mia ipotesi e “traduzione” (anche perché per quanto viva in Italia da anni penso che non ragioni in italiano ma in tagalog o altra lingua filippina), nasce da un'interpretazione basata sull'esperienza mia personale da allievo e da training group leader/”istruttorino” a come si ragiona nelle amf come forma mentis da esecutore ma soprattutto nel mio piccolo per trasmettere con modalità didattica agli altri. Quando spieghi pensi a 1000 altre cose razionali legate alla trasmissioni invece che all'esecuzione di quello che stai facendo che ti riesce 1/10 di quello fai di solito in tranquillità e per assurdo meno della metà di quello che fai sotto altro genere di pressione perchè è più conflittuale il raziocinio conscio all'istinto piuttosto che altro genere di condizionamento esterno su cui l'istinto combattivo riesce più facilmente a prevalere.
Errori del genere capitano e a me purtroppo anche di frequente, soprattutto spiegandone meccaniche e mostrando esempi di applicazione che improvviso sul momento in relazione al discorso ma quando mi si dice “bella quella combinazione, faccela rivedere” la mia risposta è “l'importante veramente è il nocciolo della spiegazione. Riguardo al modo che ti piace dei 3 che ho portato esempio descrivimela/accennala!”. Per la mia forma mentis ho raggiunto l'ipotetico obiettivo di difendermi ed eliminare la minaccia/avversario in tutte ma senza né sapere né ricordarmi di preciso come.
L'istintività di improvvisare e la consuetudine ad avere ampia libertà si presta poco a fare la sequenza stabilita da qualcun altro a tavolino e ci si può imbattere in questi errori dati proprio dal dovere limitare la propria libertà di espressione.
Come scriveva anni fa un altro utente praticante di kali e che non scrive più sul forum, la modalità didattica filippina non è per nulla facile da trasmettere e aggiungerei che l'aspetto può essere dovuto a mancanza di codificazione per molti stili, visto che per diversa forma mentis i filippini prima del contatto nelle ultime decadi con gli occidentali che volevano imparare i loro sistemi non avevano neppure sentito l'esigenza di ordinare e catalogare quasi nulla.
Per quanto riguarda le altre combinazioni in tutte vedo la ricerca di uscita dalla linea di tiro (l'aspetto imho più evidente e marcato della clip), controllo a due mani, disarmo. Qualche incertezza di esecuzione la vedo anch'io, non so neppure se dovuta a un possibile fattore emotivo e caratteriale
[6] o ad altro.
Catalogo in generale video come richiesta sui due piedi del cameraman di riprendere qualcosa e conseguente frettolosa improvvisazione sul momento di qualche sequenza.
Tanto più vedendo l'ultima sequenza che mi pare molto a favore di camera, in cui l'esecutore dopo l'uscita dalla linea di fuoco e la presa a due mani va a fare un “tunnel” tra le gambe dell'insegnante/aggressore per un arm bar “a cavallina”. Sia il “tunnel”con le sue mille varianti sia l'”arm bar a cavallina” sono un “classico” del sudest asiatico, per onor di cronaca più associabili al silat (con maggiore propensione specialistica al suolo) che alle fma. Il contesto di “tunnel” con le sue varianti l'ho visto mostrare altrove solo da Nardia, associandolo al bjj dei Machado.