Scusate il ritardo della mia risposta ma dal mio ultimo messaggio ho riavuto la disponibilità del pc solo stasera.
Io suggerirei fortissimamente di leggere e capire l'articolo a seguire ed evitare di :
1)fare circuiti a caso
2)fare circuiti che non servono
3)fare circuiti in quantità/modo/tempi non idonei
4)fare circuiti perchè è di moda
http://www.accademiaitalianaforza.it/strength-conditioning-for-fighters-di-alain-riccaldi/
Dopo aver letto l'articolo si possono cercare gli altri articoli di Riccaldi in relazione alla preparazione atletica che forniscono esempi accessibili a tutti.
In particolare da qualche parte trovere qualche interessante spiegazione su specificità ed aspecificità dell' allenamento.
Benissimo. Ho letto l'articolo grazie al tuo intervento (non so se l'ho capito davvero
) ma non ho ancora avuto tempo di cercarne altri su aspetti correlati che mi interessano.
Quindi pongo alcuni quesiti che mi bazzicano in testa a riguardo da un paio di mesi sull'argomento, da quando cioè avevo letto un testo di una quindicina di anni fa sulla periodizzazione.
1. Come traslo le percentuali di resistenza/carico in relazione al numero di ripetizioni al corpo libero e non avendo a disposizione i pesi e la loro relativa facilità di misurazione del carico?
In questi ultimi due giorni ho cominciato a leggiucchiare un testo che dovrebbe trattare l'allenamento a corpo libero in relazione alla forza “pura”. Nelle poche pagine che finora ho visto accenna all'aumento del carico attraverso la distribuzione del peso sugli arti e sull'angolo di leva etc.
Onestamente senza averne io le basi necessarie, mi è venuto il dubbio che cambiando l'angolo di leva (per esempio da piegamenti con piedi a terra fino a progressivamente arrivare a handstand push up) cambi anche il tipo di stimolo/sollecitazione in relazione al gesto specifico equivalente, con forse maggiore necessità di trasformazione (altro argomento il transfer che mi piacerebbe capire bene).
Avevo per esempio tempo fa letto (senza essere in grado di valutarne l'affidabilità del preparatore atletico scrivente e del concetto) che i diretti pugilistici erano più riconducibili alla french press (mi pare fosse questo il nome dell'esercizio) rispetto alla panca piana per un discorso appunto di angolazione dello stimolo (pensando a voler tirare al viso dell'avversario rispetto al tronco).
Intanto cercherò di leggere il testo sul corpo libero nel frattempo per capire qualcosina di più.
Poco fa in un mio vaneggiamento, ipotizzavo alla scomodissima ma forse utile possibilità di provare a farsi un'idea ignorante dei carichi a corpo libero attraverso a qualche esecuzione di prova con una banale bilancia pesapersone. So a cosa state pensando e avete probabilmente ragione: la giornataccia avuta mi ha fritto il cervello
2. Nella pianificazione annuale come si dovrebbe organizzare un poraccio come me che a differenza degli agonisti obbligati a orientarsi in relazione a uno o più periodi di competizione non ha necessità di ricercare prestabiliti uno o più picchi di forma?
L'idea semplice, più immediata e logica di obbligarmi e fissarmi delle date “fittizie” di competizioni/picchi di forma sinceramente a livello puramente soggettivo e psicologico non mi solletica.
Potrebbe aver senso cercare di accrescere le qualità in contemporanea come nella preparazione fisica generale e man mano trasferire i miglioramenti raggiunti attraverso i gesti aspecifici a quelli più specifici?
3. Domanda parzialmente off topic per chi ha letto libri di Ross Enamait: ho avuto la sensazione che Ross proponga il suo punto di vista nei libri come preparazione fisica generale piuttosto che come preparazione atletica specifica per gli sdc e in particolare il pugilato. Ho preso un abbaglio?
Quello proposto da Ross nei libri a me pare appunto rappresentare un esempio pratico di quello che intendevo alla seconda domanda del punto 2.