Apro con questo argomento un topic, che nella mia carriera di marzialista mi è sempre stato a cuore:
l'applicabilità di ciò che si impara in uno scontro agonistico o addirittura di street fighting.
So che non è un argomento nuovo, magari già affrontato in passato, ma vorrei condividere con voi alcune
mie riflessioni sul Vovinam e il suo approccio al combattimento, in questo periodo di fine estate e di ripresa
dai bagordi agostiani :-)
Ho praticato alcuni stili, vietnamiti e non, quello che mi ha fatto innamorare del Vovinam ormai già da tredici anni, rispetto ad
altri sistemi è il fatto che apparentemente è molto più diretto e applicabile rispetto ad altre arti marziali di stampo tradizionale.
Partiamo dalla guardia, che sia nello studio delle tecniche che nei quyen (kata) è di tipo pugilistico, escludendo le forme più legate alla
tradizione, ma per quelle che sono in sostanza il raggruppamento di chien luoc (strategie di combattimento) o le phan don (contrattacchi)
è così.
Le chien luoc sono sostanzialmente sequenze di pugni calci, gomiti e tagli, per lo più poco coreografiche e molto dirette.
Le phan don anche qui per lo più sono teoricamente pratiche e dirette.
(non tutte, eccezion fatta ad esempio per alcune, tipo ad esempio i contrattacchi da montanti)
Le khoa go sono tecniche di difesa personale, o per meglio dire svicolamenti, molto semplici ed immediati, anche qui con qualche eccezione, il cui obiettivo è uscire velocemente da una presa per consentire la fuga (ho trovato alcune tecniche
identiche nel Defendu di Faibairn, tanto per dare un'idea)
Il programma di cadute è molto vasto e completo, nato per essere effettuato su pavimento, non solo su materassine.
C'è lo studio del Vat o lotta tradizionale vietnamita, che da' al praticante un'infarinatura delle principali tecniche di atterramento e leva.
I contrattacchi da mano armata: coltello o addirittura fucile con baionetta innestata sono a programma e, pur con tutte le dovute
cautele di tecniche di questo tipo, le trovo più immediate di altre viste in giro anche in sistemi più marcatamente votate alla DP.
In sostanza nel momento in cui si para/blocca si tende a disarticolare immediatamente il braccio cercando il disarmo senza troppi
giri e giretti.
Detto questo son dell'idea che di fronte ad un coltello o baionetta l'invito è reagire solo se si hanno le spalle al muro con l'obiettivo
di portare a casa la vita, dovendo partire dal presupposto che difficilmente la pelle sarà purtroppo completamente integra..
In aggiunta si studiano le armi, con relativi contrattacchi come bastone lungo o moc ban a mio avviso molto utili.
Di fronte ad un attacco all'arma bianca, avere assimilato i rudimenti di uso di bastone lungo o corto è meglio a mio
avviso delle sole mani nude.
Tutto questo, mi fa pensare che nel Fondatore, l'aspetto efficacia e semplicità fosse un aspetto molto vivo e presente.
Il Vovinam oltretutto agli albori era votato al combattimento da ring, poche tecniche, rapide, una sorta di boxe birmana, praticata con calzoncini azzurri (diventato poi l'odierno vo-phuc)
Il bagaglio tecnico studiato viene allenato con il metodo caratteristico del "1 diventa 3"
Ovvero, prima si studiano le tecniche singolarmente (chien luoc, phan don, vat, armi...) poi si studia il quyen (kata) che racchiude
le tecniche studiate e poi tutto insieme si studia e si esercita nei song luyen, che sono dei combattimenti codificati che prevedono
la simulazione di un confronto a mani nude o armata al cui interno ci sono le medesime tecniche.
Affrontando il combattimento sportivo le cose cambiano...
regolamento full contact, con ko previsto o meno a seconda del livello e/o dell'evento internazionale o meno, con protezioni che vedono
paratibie con parapiede o meno, corpetto, caschetto aperto, guanti 10 once da boxe.
Per carità, meglio di altri sistemi, il combattimento è a contatto e continuato, ma...nei combattimenti non si vede niente di Vovinam, si vedono pugni e calci, come nel sanda, kick,ecc. solo la divisa blu ci dice che stiamo assistendo ad un incontro di Vovinam.
Addirittura nelle ultime modifiche al regolamento sportivo son state tolte le proiezioni (qualche phan don ci stava...) e i calci bassi...
son state però inserite le forbici, con l'obbligo di tentarne almeno una nel corso del match e... caso strano da quando bisogna allenarsi
ad applicarle su un compagno non collaborativo qualcuna riesce!
Tutto questo detto e considerato mi chiedo e chiedo, se differentemente da quando il Vovinam fu fondato, ovvero 1938, oggi abbiamo le conoscenze per portare il Vovinam alla fase di "1 diventa 4" dove 4 è l'applicazione libera o randori delle tecniche studiate.
Questo per evitare quello scollamento che esiste tra ciò che è studiato in palestra come programma marziale e ciò che si farebbe realmente in un confronto agonistico per non parlare addirittura di una situazione di street fighting.
E' un argomento che molti spesso si chiedono, praticanti di vari stili, ma a mio avviso il Vovinam proprio per le peculiarità citate prima
può forse essere più pronto di altri a mettersi in gioco in tal senso.
Esperimenti ne sono già stati fatti nelle proprie palestre, lo so bene, ma a mio avviso il randori dovrebbe diventare parte integrante dell'allenamento, come dicevo una vera propria ulteriore fase dell'apprendimento.
Con tutte le cautele possibili, sia chiaro, protezioni, progressione e così via, ma oggi abbiamo l'esempio delle MMA, con nuovi guantini aperti, nuovi caschetti integrali, nuove metodiche di allenamento che dimostrano che forse è possibile fare questo passo in avanti in forma
concreta e diretta e non relegare questa fase alla curiosità dei singoli.
Il ju jitsu non esiste dai primi del 1900, ma è solo da quando i Gracie si sono rotolati sul tatami testando le tecniche che è
diventato il fenomeno di indiscussa praticità che è oggi il brasilian ju jitsu.
La spada giapponese sarebbe morta se gli spadaccini di allora non avessero studiato protezioni e modalità che permettessero di
esercitarsi in un combattimento libero, il più possibile sicuro, riproducendo le medesime tecniche studiate singolarmente.
Oggi quell'evoluzione si chiama kendo.
Queste discipline hanno lavorato per far sì che ciò che si studia sia applicabile in un randori, sportivo o meno e non rischiare di
ridurre le peculiarità di un'arte marziale a coreografie, balletti, esercizi ginnici fini a se stessi.
Spero di essere stato solo prolisso e di questo mi scuso, ma non prolasso ;-) attendo Vs. commenti, grazie