Io nella pratica personale condivido,in linea di massima,la strada di cui parla Aivia.
Ma per piacere della discussione mi chiedo: le arti marziali tradizionali,con tutti quei movimenti non istintivi,sono quasi sempre associate a spiritualita' o visioni del mondo che predicano una certa calma e padronanza di se',una certa imperturbabilita'.
Ora non potrebbe essere questo il "segreto" delle am tradizionali?
Che per un vero artista marziale ogni situazione e' sicura "come un ubriaco che non ci fara' male".
I samurai che si considerano morti o i taoisti con la realta' di "polvere e sogno" per non parlare dei buddisti...mi sembrano tutti esempi calzanti.
se riesci, sotto stress, a mantenere i battiti sotto i 115, allora puoi agire senza l'effetto dell'adrenalina. puoi anche fare le cose a memoria.
ma l'adrenalina non è cattiva, è utilissima e ci dona tanta forza e rapidità in più.
diventa cattiva solo quando superiamo i 175 battiti al minuto, perdendo completamente la coordinazione ed il controllo motorio.
è quindi utile, secondo me, coltivare il rilassamento quel tanto che basta per stare nel range 115-175, in modo da usare l'adrenalina senza esserne usati.
Per intenderci, un buttafuori in gran forma ed allenato, ma alla sua prima rissa, rischia di straforare i 175, mentre un buttafuori esperto ma fuori forma e che non si allena da anni può rimanere tranquillamente nel range grazie alla sua esperienza, riuscendo in modo apparentemente paradossale a rendere molto di più del più giovane e forte.
le situazioni nuove ci stressano, anche quando si tratta di fare un corso di tango, di cambiare strada o di fare sesso con una donna con cui non l'abbiamo mai fatto.
Una rissa o un'aggressione, a maggior ragione, rappresentano, se mai esperite, un forte evento stressogeno.
il mio consiglio a questo punto è di affiancare alla pratica meditativa e di rilassamento una pratica sotto stress ricreando scenari realistici e sempre nuovi ed imprevedibili, mantenendo incogniti alcuni aspetti dello scenario come numero di attaccanti, intensità permessa, tipi di attacco o anche solo se combattere o meno*. In questo modo, quando la situazione si presenterà davvero non sarà almeno una situazione nuova, abbassando in qusto modo sensibilmente lo stress.
pratiche ascetiche di annullamento dell'io possono certamente donare calma interiore al prezzo di divenire automi manipolabili e votati alla morte o al suicidio.
Inoltre, tendono spesso a funzionare nella calma di un monastero ma a perdere di efficacia una volta nella mischia.
In passato si vide che in giappone chi seguiva il Bushido era più calmo e pronto degli altri.
Questo portò a credere che la pratica delle arti marziali unita a zen o altro fossero la causa di tale stato.
Dopo decenni, con la mole di dati che abbiamo sotto gli occhi, di artisti marziali irascibili e violenti ho azzardato la mia ipotesi interpolando il dato dei guerrieri calmi con la calma dei poliziotti americani più esperti ed avvezzi alla mischia, oltre che all'osservazione, seppur limitata nel campione e nello spazio, dei miei colleghi buttafuori e di me stesso.
la mia teoria è che quei bushi che vennero indicati come calmi grazie alle arti marziali in realtà fossero calmi e distaccati in quanto avevano esperienza diretta della guerra corpo a corpo.
quando hai ucciso a colpi di spada e sei stato più volte sul punto d'esser ammazzato, tutto il resto perde di volume. un cretino che ti insulta fuori da un bar non lo vedi nemmeno. ti sembra in bianco e nero e muto.
le arti marziali e la meditazione certamente aiutano. ma credo influiscano per una parte davvero minima.
con questo non voglio denigrare nessuna pratica, anch'io medito e lo faccio da quando avevo 14 anni, semplicemente il salto di qualità a livello caratteriale, quel salto che mi aspettavo dalle arti marziali, l'ho fatto dopo aver maturato esperienza nelle risse per lavoro.
*se combattere o meno: in palestra, sappiamo già che stiamo per combattere, e siamo pronti. il compagno d'allenamento ci minaccia, poi ci salta addosso ma ci trova già pronti allo scontro.
nella realtà, invece, parte dello stress è dovuta al fatto che non sappiamo come si evolverà una situazione di aggressione o di provocazione.
potremmo arrivare alle mani, o potremmo anche scaldarci per niente. non lo sappiamo.
Per stressare questo meccanismo, è quindi utile che gli scenari in palestra non siano prevedibili nemmeno nel sicuro confronto fisico.
magari il compagno di allenamento ci offende con i suoi "complici" intorno, noi rispondiamo, lui si incazza, noi diciamo qualcosa e lui lascia perdere e se ne va.
in questo modo rimane anche l'incognita del se combatteremo o meno, aumentando lo stress ricreato.