Ciao a tutti, apro questa discussione dopo tanto tempo che ci rifletto, nella speranza di portare un contributo basato sull’esperienza diretta alle tante discussioni forumistiche su differenza tra Arti Marziali Tradizionali (AMT) e Sport di (o da) Combattimento (SDC).
Solamente per far capire su cosa baso la mia esperienza segnalo che ho praticato:
Judo – 3 anni da ragazzino conseguendo la cintura arancione e partecipando con successo a gare locali e regionali.
Karate – 3 anni da ragazzino in FIKTA conseguendo il grado di cintura arancione
Karate – 10 anni continuativi in FIKTA (ricominciando da cintura bianca) ottenendo nel 2007 il grado di cintura nera I dan, partecipando a gare fino al 2008 con alcune soddisfazioni (3° campionati italiani cinture marroni 2007, specialità kumite), e proseguendo la pratica fino al 2012 con particolare interesse per la parte legata al Goshin-Do e all’auto-difesa. Ho praticato per alcuni mesi in una palestra differente da quella consueta a causa di trasferte lavorative, potendomi fare un’idea su diversi approcci all’interno della stessa Federazione.
Pugilato – da luglio 2012 pratico questa disciplina, nonostante non sia più un ragazzino (sportivamente parlando, ho 31 anni) sto conseguendo una grande soddisfazione in allenamento e probabilmente salirò presto sul ring per incontri amatoriali (peso 70kg).
Vorrei di seguito analizzare alcuni aspetti tra quelli più spesso dibattuti sul forum, paragonando le esperienze vissute ad eccezione del Judo, dato che una pratica da bambino non credo possa fare da riferimento in questo contesto.
Metodologia di allenamentoSu questo tema si è spesso dibattuto, riporto le impressioni basate sulla mia esperienza.
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Karateo
Pro: grandissima attenzione alla postura, ai dettagli della forma, alla capacità di ripetere un esercizio seguendo rigorosamente il modello impartito. Tutto questo si è rivelato molto utile nel migliorare la mia coordinazione e propriocezione. Attenzione anche ai riflessi, alla prontezza di reazione, alla capacità di non mandare all’avversario segnali che permettessero di intuire in anticipo i movimenti. Abitudine a sopportare il dolore negli urti tra gli arti in fase di attacco-parata, vista la totale assenza di protezioni.
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Contro: mancanza quasi totale di confronto libero con conseguente inesperienza nell’affrontare un avversario che non faccia movimenti preordinati. Mancanza di contatto (se non per gli arti in esercizi pre-determinati) con conseguente difficoltà nel capire rapidamente errori e rimedi da adottare. Mancanza di preparazione fisica specifica, affidata esclusivamente alla volontà dei singoli, con la conseguenza di avere una media di fisicità dei praticanti non all’altezza di quanto teoricamente professato. Uso dei colpitori (makiwara, sacco) molto lodato a parole ma lasciato nei fatti alla volontà-tempo dei singoli praticanti, con il risultato che pochissimi in realtà ne facevano uso. (Io lo facevo e ne ho tratto reali benefici).
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Pugilatoo
Pro: preparazione fisica molto intensa, grande attenzione alla capacità di resistenza sotto sforzo, alla reattività, all’esplosività dei movimenti ed alla ricerca della reale efficacia del colpo. Grande uso di colpitori come il sacco e la pera. Sparring praticamente quotidiano con conseguente possibilità di progredire molto rapidamente imparando dai propri errori per esperienza diretta e non solo per correzione teorica.
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Contro: difficile trovarne, lo sparring serio (non parliamo poi del match) fa pochi sconti all’impreparazione o all’allenamento approssimativo. Se proprio si vuol vedere qualche cosa (ma forse è un pregio) si può dire che la disciplina non è strutturata per permettere a tutti la pratica soddisfacente in quanto tende a fare rapidamente una selezione degli atleti più idonei.
Caratteristiche medie dei praticantiAnche su questo tema si è spesso dibattuto, proverò a dare un contributo senza utilizzare la classica formula del pro-contro.
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Karateo C’è di tutto, dall’agonista tosto, alla mamma che si rilassa dopo il lavoro, alla ragazzetta che crede di poter picchiare eventuali aggressori (ed a quella che cerca di imparare ad aggredire perché difficilmente verrebbe aggredita), al professionista che dopo l’ufficio vuole sfogare le frustrazioni, al nerd che vuole immaginarsi un guerriero invincibile come Goku, al bambino che la mamma ce lo manda a pedate perché mangia troppa Nutella, a quello che invece ce lo manda per disciplinarsi visto che è troppo irrequieto. L’offerta è molto varia, anche troppo, ed alla fine è difficile trovare spazio identico per tutti con un conseguente livellamento (agonisticamente in alto o in basso) a discrezione del Maestro e di quali persone ha tra le mani al momento. Tutti o quasi possono ritagliarsi un proprio spazio nella pratica, questo fa sì che molti karateka abbiano alle spalle lunghi anni di frequentazione del dojo e ne traggano benefici a varie età e condizioni fisiche, ma di contro non esiste una reale selezione qualitativa dei praticanti.
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Pugilatoo I praticanti sono divisi in amatori ed agonisti, donne praticamente assenti, bambini pochissimi. Tra gli amatori si annoverano varie tipologie di praticanti: ragazzini che vogliono rafforzarsi, gente in carne che vuole dimagrire con grinta, ex-agonisti avanti con gli anni ( sportivamente parlando) che vogliono mantenersi in forma. Tuttavia tra gli amatori c’è un grande ricambio di praticanti perché se uno non è adatto se ne rende conto subito e dopo qualche botta o cambia marcia e cerca di passare tra gli agonisti, oppure decide di passare ad altro più soft... manca la categoria di quelli che senza toccarsi si credono dei grandissimi guerrieri.
Tra gli agonisti ovviamente l’età media è bassa (a 31 anni sono trai più attempati, probabilmente il più vecchio ad andare verso l’esordio), ed il livello fisico alto. Non è facile raggiungere un buon livello e soprattutto è necessario rimanervi con sforzo costante, pena il subire sonore lezioni ogni volta che si fa sparring.
Questione teorica e culturaleLa questione è stata più volte al centro di discussioni, anche accese, soprattutto riguardo alla suddivisione tra AMT e SdC. Proverò a dare spunti per contribuire.
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Karate
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Pro: Il profondo legame della disciplina con la cultura giapponese fa sì che questa permei ogni aspetto della pratica. Durante le lezioni è facile dilungarsi sulla teoria che sottende la nascita di un kata, l’utilizzo di una particolare tecnica, la storia e l’aneddotica che fanno parte della cultura del Karate e del Giappone. Si risente anche dell’influsso dato al Karate dal suo utilizzo intensivo nei programmi scolastici e militari giapponesi nel periodo attorno alla II Guerra Mondiale. La preparazione teorica dei partecipanti è quindi piuttosto elevata anche oltre la pratica puramente fisica. Non è raro che attragga persone di un certo livello culturale di varie età, affascinati dalla profondità dei temi trattati.
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Contro: l’alto livello teorico difficilmente si traduce in un altrettanto alto livello pratico, il tempo per tutti è limitato ed è difficile fare bene entrambe le cose. Ci sono ovviamente le eccezioni, ma tra credere di essere un grande combattente erede dei Samurai ed esserlo davvero ci corre un abisso... e molto spesso la discordanza risulta evidente.
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Pugilatoo
Pro: l’aspetto teorico è strettamente legato alla pratica, è consigliata la visione di filmati di incontri di alto livello e si approfondiscono poche ma fondamentali tematiche nozioni di gestione del corpo volte ad ottenere la massima efficacia. I praticanti sono concentrati fondamentalmente sul miglioramento della propria prestazione agonistica nello stretto ambito della pratica sportiva.
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Contro: non esiste approfondimento relativo all’aspetto della cultura, della tradizione, della storia della disciplina, se non affidata alla curiosità dei singoli. Il livello culturale dei praticanti è ovviamente vario, ma è maggiore la presenza di ragazzi giovani e molto giovani con interesse quasi nullo a nozioni teoriche o culturali della disciplina stessa e del contesto in cui è nata e si è sviluppata.
La figura del MaestroLa figura del Maestro (o istruttore) svolge un ruolo diverso nei due ambiti, vediamo quale in base alla mia esperienza.
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Karateo
Pro: la figura del Maestro è una figura carismatica fondamentale ed attorno ad essa ruota tutta la pratica. Il Maestro ha grande responsabilità nei confronti degli allievi sia dal punto di vista della formazione nella disciplina che nella corretta formazione caratteriale, questo richiede da parte sua una grande preparazione teorica e culturale oltre che a valide doti umane. C’è inoltre grande rispetto per le gerarchie, i gradi e l’anzianità di pratica, indipendentemente dalle capacità agonistiche, derivante come detto sopra dai profondi influssi esercitati sul karate attuale dalla cultura militarista giapponese degli anni 30 e 40 del ‘900, il che favorisce nel dojo grande disciplina.
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Contro: ricoprire un ruolo di Maestro come quello descritto non è da tutti, anzi è cosa per pochi, e vista la delicatezza del compito molti maestri possono portare agli allievi più danni che benefici. E’ facile che gli allievi caratterialmente più deboli (indipendentemente dall’età, addirittura il fenomeno è molto più frequente negli adulti) tendano a sviluppare con il Maestro un rapporto di sudditanza tale che non gli permette di progredire correttamente, di sviluppare spirito critico nella disciplina, e di convincersi che tutto ciò che viene loro detto sia oro colato. Una cosa molto comoda da credere ma che espone, tra i vari rischi, a bruschi risvegli seguiti da un rigetto della figura del Maestro stesso. La struttura gerarchica poi tende a portare grande rispetto e credito anche a figure magari incapaci ma che per anzianità ricoprono gradi più alti, impedendo così il progresso dei praticanti migliori e limitando il loro contributo positivo allo sviluppo della disciplina. Ciò che dice uno di grado superiore, ed in particolar modo un Maestro, è praticamente legge nell’ambito del dojo, anche quando si tratta di una palese inesattezza.
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Pugilatoo
Pro: la figura dell’istruttore (o Maestro, esiste anche questo ruolo tecnico) è fondamentale nella preparazione fisica dell’atleta. La sua preparazione è specifica relativamente alla disciplina trattata e basata sull’esperienza diretta di incontri e formazione degli atleti durata negli anni, scadenzata da corsi di aggiornamento. Non ha quindi compiti che vadano oltre l’allenamento migliore possibile per gli allievi, tranne che ovviamente la consapevolezza di rivestire un ruolo di riferimento e quindi di dover essere di esempio per i praticanti ed in particolar modo per i più giovani. Ha inoltre il compito di mantenere un clima nella palestra che sia competitivo ma di rispetto e collaborazione tra gli atleti.
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Contro: difficile vederne per quel che mi riguarda, data la specificità del ruolo. Certo il Maestro di boxe non riveste un ruolo a 360°, ma la disciplina stessa richiede grande costanza, coraggio, sacrificio e rispetto dell’avversario e dei compagni, e quindi il ruolo formativo è implicito.
Scopo dell’allenamentoQuesto tema è secondo me cruciale nel distinguere AM e SdC, nonostante molti forumisti non riconoscano questa differenza. Proverò ad illustrare la mia posizione.
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Karate – la disciplina si pone obiettivi molto vasti che sono agonistici ma anche storici, culturali e persino filosofici
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Pro: l’approfondimento dei vari aspetti della disciplina, non confinata ad un ambito prettamente sportivo, la rende a mio giudizio estremamente affascinante. Il progresso nella conoscenza della stessa e del suo terreno filosofico e culturale richiede molto tempo e riserva grandi soddisfazioni per gli appassionati di tali tematiche. L’ampiezza dell’offerta permette a molti tipi di praticanti di ritagliarsi un ambito di soddisfazione in base ai propri interessi e caratteristiche. Anche i regolamenti di gara cambiano in base alla specialità prescelta dall’atleta e dalla Federazione.
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Contro: troppa carne al fuoco alla fine cuoce male o non cuoce per niente. La vastità degli obiettivi che si pone la disciplina fanno sì che alla fine nessuno sia veramente perseguito per bene come vorrebbe, oltre che a creare grande confusione sullo scopo ultimo della pratica stessa. Agonisticamente parlando vi è grande confusione tra regolamenti, specialità ecc. con la conseguenza che ci sono mille campioni di mille cose diverse, con conseguente mancanza di riferimenti precisi in termini di valore assoluto.
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Pugilato – lo scopo dell’allenamento è chiarissimo: prepararsi ad affrontare al meglio gli incontri in base al regolamento previsto
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Pro: l’alta specificità della disciplina non concede dispersioni da parte dei praticanti: ci si allena con il solo scopo di sostenere degli incontri. Il regolamento sportivo è chiaro: colpire l’avversario nei termini regolamentari più volte di quanto ti colpisca lui, meglio ancora se va KO.
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Contro: pochi, a mio avviso. Se uno vuole fare sport mette “il capo in cassetta e pedala” per essere all’altezza, altrimenti semplicemente va altrove. La disciplina non permette giustificazioni o ambiti in cui anche una schiappa si può sentire un fenomeno.
AutodifesaL’argomento è spinoso e suscita spesso la sensibilità dei praticanti e dei forumisti, proverò a dire la mia
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Karate – l’obiettivo originario sarebbe proprio questo: l’autodifesa. Per questo il Karate tradizionale considera l’aspetto agonistico UNA delle attività previste e non necessariamente la principale.
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Pro: La vastità del repertorio di tecniche e delle circostanze studiate forma, in teoria, persone in grado di difendersi efficacemente in caso di aggressione a mani nude o con armi estemporanee (bottiglie, bastoni, magari coltelli). Lo studio di tutto questo è estremamente stimolante ed infonde grande autostima nel praticante, supportato anche da una vasta aneddotica di Maestri giapponesi e non, protagonisti di eroici episodi.
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Contro: al 90% tutto questo rimane in teoria, vista la vastità dei programmi, la mancanza di un confronto libero e diretto che si vede prediligere sempre la forma e l’applicazione di un modello standard, la scarsa preparazione fisica di molti praticanti. Va quindi tutto bene fino a quando il pericolo fisico non diventa reale, momento in cui il praticante potrebbe essere portato a credersi la reincarnazione di Musashi piuttosto che battersela a gambe levate, con conseguenze decisamente poco piacevoli.
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Pugilato – il concetto di autodifesa “da strada” non è proprio contemplato, ci si allena per l’incontro sul ring in base ad un preciso regolamento.
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Pro: non ci sono troppi dubbi, un pugile SA (o dovrebbe sapere) che la sua esperienza è relativa allo sport e non è un Guerriero della Notte. Tuttavia l’allenamento intenso, l’abitudine a dare e ricevere colpi, a schivarli con prontezza, da una grande abilità nell’uso della parte superiore del corpo in caso di scontro. Non ho sentito Maestri o istruttori parlare ai propri allievi di studio della disciplina per autodifesa da strada.
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Contro: se al praticante sono chiari pregi e limiti della sua disciplina, secondo me non ce ne sono. I problemi possono insorgere quando qualcuno crede che essendo forte su un ring con dei guantoni possa automaticamente affrontare pericoli in qualsiasi situazione. Incassare colpi a mano nuda o con oggetti non è la stessa cosa, l’atteggiamento va radicalmente cambiato, va previsto l’uso delle gambe anche per colpire o sbilanciare, vanno previste prese e quant’altro.
Considerazioni finaliProbabilmente avrei tanto altro da scrivere, ma preferisco buttare giù questo primo (e già corposo mi pare) spunto di riflessione nella speranza di aprire un dibattito, magari ulteriori considerazioni emergeranno nella discussione.
Per quello che mi riguarda mi ritengo soddisfatto di aver fatto per molti anni Karate, la cosa mi ha formato caratterialmente (ma non è detto che non lo avrebbero fatto alla pari altre discipline) e mi ha permesso di migliorarmi molto dal punto di vista della coordinazione motoria. Tuttavia le grandi contraddizioni che questa disciplina porta con sé mi hanno alla lunga portato a cercare un diverso modello di approccio al combattimento, trovando nella limpida chiarezza del pugilato un ottimo punti di approdo. Inoltre non tolleravo ormai più il clima di sudditanza nei confronti di gradi, Maestri vivi e morti e quant’altro: l’ammirazione serve da stimolo per migliorarsi, ma non può essere un limite che crei sottomissione o mostri sacri considerati inarrivabili ed infallibili, dato che tutti siamo uomini e tutti siamo fatti di polvere.
Se dovessi consigliare ad un amico che non ha mai fatto arti marziali o sport intenso quale disciplina intraprendere, con le precauzioni del caso gli consiglierei sicuramente il Karate. Così come se mi chiedesse un consiglio un genitore su dove mandare i propri figli, o su come sfogarsi dopo il lavoro una persona di mezza età.
Se invece una persona giovane e grintosa mi chiedesse in quale ambito sfidare sé stesso e progredire realmente da un punto di vista fisico e caratteriale, consiglierei vivamente il pugilato: non consente scuse o alibi, l’adrenalina scorre al posto delle illusioni, ed il divertimento è assicurato.
Qualora si sviluppasse un dibattito vi prego di perdonare eventuali miei ritardi nel rispondere, ultimamente non ho molta occasione di stare al PC... ma appena posso leggo e cerco di contribuire.