Premesso che sono l'ultimo a dover parlare in merito, giacchè ho, almeno come Karateka, abbandonato federazioni e gradi oltre 20 anni fa, abbandonando con essi l'opzione di continuare ad insegnare, se non sporadicamente e in modo amicale e privato, fatta questa premessa, che dice quale sia la strada che sceglierei per me stesso, mi viene una soluzione che forse taglia la testa al toro.
Un maestro potrebbe, da dentro la propria federazione, farsi accreditare e riconoscere i gradi presso l'hombu dojo di riferimento, per poi uscire dalla federazione nazionale, ovvio che ha un costo, ma da quel momento, quel grado e quella qualifica, prescindono l'iscrizione o meno ad un ente nazionale, poichè l'ente stesso, fa riferimento a quello stesso hombu dojo.
Se da Tokyo dicono che tizio è Sensei V° Dan di Karate stile vattelapesca, i referenti italiani, indipendentemente dai rapporti, chinano il capo e riconoscono il grado, senza se e senza ma.
A quel punto si è abilitati ed in grado di rilasciare qualifiche e gradi, di proseguire la propria crescita sotto l'ombrello internazionale a Tokyo, senza nemmeno bisogno di discutere la validità di quei gradi e di quelle qualifiche.
Il professore può dire che la mia promozione non è valida, ma se il provveditore dice che è valida, il professore si attacca al cazzo e tira....dicendo "signorsì".
A quel punto, il nodo tecnico sta nell'aver parlato chiaro con Tokyo, laddove a loro deve stare bene il programma tecnico che si ha in mente, mentre sotto il profilo giuridico, quando si ha una assicurazione e quattro mura entro cui esercitare, non serve altro.
Se poi uno vuole entrare in circuiti agonistici, non ha che da seguire le indicazioni CONI, costituendo una ads o altra formula, spesso davvero semplici.
Questo quando si vuole insegnare, rilasciare gradi e qualifiche, entrare in circuiti agonistici, seguendo tutti i crismi del caso, per avere ogni riconoscimento dovuto.