Prison Fight in Thailand

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Offline happosai lucifero

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Re:Prison Fight in Thailand
« Reply #30 on: December 19, 2013, 15:20:55 pm »
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Si. Qua non si parla di allenamento per tenersi in forma, fare un po' di corda, un po' di sacco e un po' di stretching. Si parla di combattere, senza protezioni, in una disciplina dove le regole sono ridotte al minimo, con il rischio di farsi molto male e di fare molto male. Per salire su un ring l'aggressività la devi aumentare eccome.

guarda, io non sono nessuno, ma l'unica cosa che ti posso dire è che la mia esperienza è differente. inizialmente avevo grossi problemi con l'aggressività, nel senso che non riuscivo ad esprimerla. ora non ho più difficoltà del genere, ma non sono affatto più aggressivo, nè sul ring nè fuori. (anzi, fuori casomai lo sono ancora meno). ho solo capito che devo gestirla in modo diverso, e funziona.


Poi mi chiedo come mai queste persone non vengano impiegate in lavori utili alla società, in un paese in via di sviluppo che ha bisogno di TANTA manodopera. Boh


io non ne so niente, però potrei obiettare che se un dato lavoro lo fai fare a dei detenuti gratis, automaticamente il privato che l'avrebbe fatto al loro posto dietro retribuzione si ritrova un po' più povero, e in un paese molto povero la differenza potrebbe essere mangiare o non mangiare. giusto per dire che secondo me la questione non è affatto semplice
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In quanto a educazione vado in culo a tanti

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Offline Muay Jack

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Re:Prison Fight in Thailand
« Reply #31 on: December 19, 2013, 15:23:31 pm »
+1
Sembra incoerente ma mi trovo concorde sia da una parte che dall altra.

Non credo esista una risposta univoca tra : è un bene / è un male.

Anzi come da questo topic  nascono più quesiti in merito. 

Come quando si parla di attività agonistica nei Nak Muay, bisognerebbe prima capire in che modo la vivano i carcerati in thai.
Noi la vediamo con occhi i nostri occhi occidentali  dove la rieducazione è prima punitiva e poi "redenzione".
Probabilmente li con il loro backgruond piu spirituale passano gia alla fase redenzione.

(pour parlér ovviamente)

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Offline Prototype 0

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Re:Prison Fight in Thailand
« Reply #32 on: December 19, 2013, 18:38:09 pm »
0
Io mi limito a chiedermi se tali match siano abbastanza frequenti da ridurre risse.

Tutto Torna

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Offline MachineGunYogin

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Re:Prison Fight in Thailand
« Reply #33 on: December 19, 2013, 18:39:14 pm »
+1
la mia esperienza è differente. inizialmente avevo grossi problemi con l'aggressività, nel senso che non riuscivo ad esprimerla. ora non ho più difficoltà del genere, ma non sono affatto più aggressivo, nè sul ring nè fuori. (anzi, fuori casomai lo sono ancora meno). ho solo capito che devo gestirla in modo diverso, e funziona.

Sinceramente non avevo pensato a quest'aspetto, e in fin dei conti ha del terapeutico se vista in quest'ottica. Ma:

1. Il maestro fa la differenza in questi casi
2. I carcerati partono da un atteggiamento opposto, ovvero esprimono aggressivita' al punto tale che poi sfocia in violenza su gli altri

Poi, come esprime TES, non sono dell'idea che la muay thai, e gli SDC in genere, possiedano un significato filosofico, meditativo, terapeutico. Sono discipline nate originariamente per ammazare il nemico, e se non ci fosse il regolamento e l'arbitro finirebbe proprio cosi', con il morto. Non ci vedo questa vena filosofica in tutto cio, se non la natura selvaggia che prende il suo corso.

potrei obiettare che se un dato lavoro lo fai fare a dei detenuti gratis, automaticamente il privato che l'avrebbe fatto al loro posto dietro retribuzione si ritrova un po' più povero, e in un paese molto povero la differenza potrebbe essere mangiare o non mangiare. giusto per dire che secondo me la questione non è affatto semplice

Quindi da questo ragionamento deduco che, se un lavoro e' appanaggio solo ed esclusivamente di certe categorie (l'impresa edile di turno), non ci sia posto per i carcerati in quel tipo di settore. Meglio farli stare in cella, mangiare a gratis, per non portare via lavoro agli impresari. Bene, se tutti i settori fossero cosi, una sorta di casta dove non si interferisce per paura di portare via il lavoro, allora i carcerati, prima di diventare carcerati, non avrebero nessuna possibilita' di lavoro.

A questo punto fanno bene a fare i deliquenti, visto che non c'e' altro modo per guadagnarsi da vivere in un sistema del genere, a caste chiuse.

Io resto sempre dell'idea che un carcerato costa, e molto anche. E credo che l'ultima cosa che un carcerato voglia fare, sia proprio lavorare. A meno che non ci si sia trovato in quella situazione per motivi trasversi, ma non e' la norma questa. Farli lavorare IMO e' un modo per riprendere i soldi spesi per vitto e allogio, e perche' no, insegnare a stare nella societa' e insegnare a contribuire invece di parassitare.

Probabilmente li con il loro backgruond piu spirituale passano gia alla fase redenzione.

In un paese dove prostituzione, alcolismo e violenza dilagano a dismisura, si parla di background spirituale  ???

Diciamo che gli occidentali frequentano un tipo di ambiente quando vanno la, e vedono solo certe realta' limitate a chi pratica e vive certe discipline (krabi krabong, muay thai, buddismo, meditazione...).

E' come quando vado in india per stare con gente che vivle lo yoga, e mi immergo in un mondo fatto di persone calme, pacifiche e spirituali. Sono questi i veri indiani? NO! Al di fuori dell'ashram c'e' un livello di ignoranza e violenza inaudita infatti, e non si sente parlare di cose spirituali o filosofiche tra la gente comune. Si legge di stupri fatti con barre di ferro infilate su fino ad ammazzare, si legge di importuni alle donne, si legge di persone lasciate morire nelle strade con infezioni curabili con medicinali comuni. E non solo si legge, ma si vede proprio. E si vede anche l'indifferenza di un popolo che vede queste disumanita' come normali. Mi fermo qua ma ce ne sarebbe da raccontare..

Lo stesso vale in tailandia. Se vai e frequenti ambienti al di fuori dei camp di muay thai forse cambi indea, soprattutto quando vedi che per gli uomini e' una cosa normale picchiare le donne, anche in pubblico, o quando ti rendi conto che il livello di alcolismo e' al di fuori di quello che puoi trovare in qualunque citta' italiana. Per non parlare di prostituzione e di come il governo non-tuteli le persone che "lavorano" in quell'indotto. Indifferenza e ancora indifferenza.

Poi vero, ci sono i monaci e i templi buddisti, ma mi pare di capire che la muay thai non abbia molto a che fare con questo. Mi pare proprio Max Panizzo parlasse di come le due cose centrino gran poco e come qua da noi si creda il contrario.

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Offline Muay Jack

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Re:Prison Fight in Thailand
« Reply #34 on: December 20, 2013, 16:37:45 pm »
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Infatti il mio pour parlèr non era a caso, sono supposizioni fatte su quel che conosco della thailandia, ovvero solo quello che è ristretto all ambito MT , ovvero poco.


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Offline GiBi

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Re:Prison Fight in Thailand
« Reply #35 on: December 20, 2013, 17:38:34 pm »
+1
Per quel che mi riguarda le mie esperienze, da tranquillo praticante di SDC, ho sempre creduto poco al mito "SDC come strumento di riabilitazione-educazione", piuttosto un poetico stereotipo un pò abusato, nato con la boxe e le sue palestre nei quartieri duri. Quante volte abbiamo sentito "la boxe mi ha salvato la vita" o "la boxe mi ha tolto dalla strada", ecc... -CUT-

Non so neanche se esista un modo per far cambiare mentalità a certa gente, ma se c'è, coinvolgerà sicuramente lunghi percorsi specifici, specialisti, terapisti, programmi ad hoc e tanta altra roba che prescinde la pratica degli sdc.

Oltre a quotare per intero il post di TES vorrei aggiungere, a conferma, qualcosa:
chi si "salva" grazie alla pratica degli SDC è chi, in un modo o nell'altro, si allena a tempo pieno (e magari poi diventa professionista)  in quanto passa TUTTO il giorno in palestra e nelle (doverose)  pause è talmente stanco (nell'accezione più positiva del termine)  per l'allenamento che va a casa a riposarsi, di certo non in giro a fare casini.
Ovvio che la cosa non vale assolutamente perchi si allena pur 5 giorni la settimana , per due ore la sera.
Ne ha di tempo e risorse (sia fisiche che mentali) per sfogare/misurare altrove la sua aggressività.
Come già detto, trattasi di uno stereotipo spesso abusato.
« Last Edit: December 20, 2013, 19:09:28 pm by GiBi »