onestamente al momento ho sviluppato una certa allergia per le arti cinesi e per quelle "interne" in particolare.
non mi stupisce, considerato quel che si sente in giro a riguardo
no, è proprio un problema mio.
Conosco persone valide ed entusiaste che studiano stili interni e che insegnano.
Ma è proprio una difficoltà mia nell'approcciarne i concetti dopo averci sbattuto la testa per un po' di anni.
Se non sono indiscreto, in che senso?
Ovviamente se preferisci non parlarne ignorami tranquillamente....
Ciao Nick
Ciao Nick, adesso ho sotto mano una tastiera.
sicuramente come diceva Kufù il panorama generale influisce, ma pur sapendo che a carcare si trovano persone oneste e geniunamente entusiaste non ho più la voglia di farlo.
E questa mia "pigrizia" è una mia idiosincrasia.
Nel senso che riconosco che è una "mia mancanza".
Spero di essere riuscito a farmi capire.
Più in generale perchè adesso non ho più voglia di dedicarmi a stili cinesi e in special modo interni, premesso che queste considerazioni partono da esperienze personali ed in quanto tali parziali e non esaustive di tutte le scuole interne d'Italia.
In prima battuta è il linguaggio/metodo: una scuola tradizionale si serve di immagini e di un impianto teorico che è figlio della sua cultura.
Senza arrivare ai canoni taoisti che alcuni utilizzano per "spiegare" il taiji, comunque le immagini i concetti e le teorie anatomiche sono comunque datate.
La cosa si vede a mio avviso di più nelle arti interne che si focalizzano maggiormente sul Chi Kung, sulle "energie" sui concetti dualistici tipo "vuoto-pieno".
A mio parere sembrano spiegazioni che "forzatamente" vogliono riferirsi ad una teoria cosmogonica (credo si dica così) specifica.
Teoria che ovviamente non condivido.
Cioè se il modello di spiegazione del mondo è quello delle energie sottili, del qi ci sta che si sviluppino modi di procedere coerenti con questo.
Se ho una teoria dell'elettromagnetismo che considero corretta è normale che da questo impianto teorico svilupperò la mia tecnologia elettronica.
Se ho un impianto teorico consolidato di fisica classica mi baserò su calcoli di leve, carichi, fulcri ecc per sviluppare un ateoria del movimento che poi sottoporrò a verifica.
Sono convinto che un impianto teorico forte che stia sotto una pratica possa dare una marcia in più rispetto chi si limita a fare e basta.
Ma non trovandomi più nella teoria sottostante alle arti cinesi tradizionali sarebbe per me come un forzarmi ad aderire ad un contesto di regole e paletti che non condivido pur trovandole affascinanti.
Sarebbe un gioco, la cui definizione è data principalmente dalle sue regole, cioè l'adesione a quell'impianto teorico.
Per trovarci qualcosa di utile dovrei dimenticarmi le dette regole, reinterpretarle in un'ottica teorica che riconosco e riformulare il tutto.
Perchè farlo se posso fare qualcosa che già in partena parte da un paradigma che condivido?
Una motivazione, la più importante di tutte IMHO, potrebbe essere il semplice piacere di farlo, cosa più che legittima.
Ma dopo anni a cercare di farlo, forse preso coscienza del tempo che passa e della diminuzione di tempo ed energia da dedicare alla cosa, adesso questa attività non mi piace più.
Non so se mi sono spiegato, ma spero di essermi capito.