Secondo me non è solo un problema di "andare alle spalle dell'avversario" ma una cosa più complessa e completa, cioè affermare "dominio" del tatami, del terreno di scontro, allo stesso modo in cui si agisce nella strategia o arte della guerra per mettere in inferiorità psicologica il nemico.
Si tratta di affermare, in modo assertivo, un concetto da far digerire all'avversario, ossia "questa è casa mia e tu sei un intruso" per ricreare la condizione di vantaggio che abbiamo a casa nostra, alla nostra scrivania eccetera.
Nel combattimento, il linguaggio del corpo ha un ruolo determinante, poichè agisce sull'inconscio e sull'istinto, proprio quelle aree coinvolte nel combattimento, li dove sappiamo, al di là della ragione, se saremo potenziali vincitori o probabili sconfitti.
Atteggiamento in avanti piuttosto che indietro, calmo, sereno e sicuro piuttosto che teso, irrigidito e rabbioso, uscite verso l'avversario piuttosto che lontano dai suoi colpi, scappando o accettando lo scontro, con i pugni serrati e la guardia chiusissima di chi teme di essere colpito o con la postura di chi afferma la sicurezza di render vana ogni azione dell'avversario.
Insomma, è molto più che non una semplice strategia contestualizzata a quella specifica azione/reazione.