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Me li segno tutti allora. Comunque è vero che proprio dalla biosemiotica/zoosemiotica e dall'etologia cognitiva, cioè dagli etogrammi (gli elenchi il più possibile completi dei comportamenti della singola specie) comunicativi di moltissime specie animali, sono arrivati molti risultati che, come dici tu, ridimensionano tale teoria, che pure è stata molto influente e fondamentale in passato. Ma lo stesso rifiuto della selezione darwiniana da parte dei suoi esponenti più ortodossi già pregiudicava quel risultato. Si tratta di ambiti che sto iniziando ad esplorare, anche rubando parecchio dai libri della mia compagna, quindi ogni regalo o suggerimento è ben gradito. Ma è recente. Pensa che ancora in "Etologia umana" di Eibl-Eibsfeldt Chomsky era parecchio citato. Non posso ancora dire se sia una vera e propria falsificazione in senso popperiano o una ridefinizione.
So soltanto che la vecchia dicotomia tra comportamenti appresi e innati vacilla almeno fin da Lorenz e che dal punto di vista cognitivo non si relazionano più così facilmente lo sviluppo volumetrico del cervello e l'intelligenza, preferendo parlare di differenti tipologie di cervelli, egualmente efficaci (ad es. gli uccelli, che continuano a sorprendere, con la sofisticatezza dei loro dialetti e delle loro capacità di composizione e variazione musicale) e quindi di differenti intelligenze, in senso pluralistico.
Ti andrebbe di sintetizzarmi in breve, giusto come presentazione, quali sono le più accreditate teorie contemporanee in etologia sul tema "reti neurali e apprendimento"?
Ci provo.
La dicotomia innato-appreso è un prodotto (fuorviante) della nostra logica (
tertium non datur). In un dato momento della storia di una specie, qualunque comportamento "innato" è stato prima "appreso": il "passaggio" avviene quando le strutture neuronali che permettevano l'esecuzione di quel comportamento si attivano e innescano "autonomamente" la sequenza motoria in seguito alla percezione di determinati "stimoli segnale".
Per comportamenti semplici tipo i FAP (Fixed Action Pattern) i centri nervosi che controllano l'esecuzione possono essere altrettanto semplici: in questi casi l'azione della selezione naturale pare ragionevolmente efficace anche a chi non abbraccia completamente le tesi neodarwiniane.
Comportamenti più complessi, tipo il canto degli uccelli, invece, necessitano di strutture neuronali più complesse: canti elaborati presuppongono centri neuronali complessi; ma perché (e in che modo) si sono evoluti centri neuronali complessi se ancora non erano presenti canti elaborati? Una riformulazione del classico: è nato prima l'uovo o la gallina?
Il nodo della questione è da ricercarsi nella plasticità del SNC. Negli uccelli canori adulti il "sistema del canto" si sviluppa ad ogni stagione riproduttiva e regredisce alla fine della stessa; nei nidiacei comincia a modificarsi dopo circa 10 giorni dalla schiusa: nei maschi si può avere un più che raddoppio dei neuroni che lo compongono, mentre nelle femmine avviene una regressione che produce un più che dimezzamento del numero di cellule. Già durante la permanenza nel nido, i nidiacei apprendono il "dizionario" e il "frasario" della propria specie; per essere più precisi, del "dialetto" locale. Infatti gli elementi canori che i maschi incorporeranno nel loro canto avrà come base il canto paterno con in più elementi "prelevati" da estranei vicini di nido.
Che succede se i nidiacei vengono privati dei "tutori" conspecifici e sono sottoposti al canto di altre specie? Succede che il canto sarà, a seconda delle specie, un ibrido (in misura più o meno sbilanciata verso l'una o l'altra specie) o addirittura identico al canto del "tutore", anche se non conspecifico.
Tra i cacatua può accadere che alcuni Galah vengano allevati dai Cacatua rosa: in questo caso i richiami di contatto (comunicazione sociale) dei Galah adottati sono molto simili ai genitori adottivi Cacatua rosa. Questa somiglianza, invece, viene a mancare nei richiami di allarme: i Galah "adottati" lanciano richiami di allarme tipici della loro specie.
Si potrebbe dire che i richiami di contatto siano "appresi", mentre i richiami di allarme siano "innati"? E se sì, perché?
Vediamo l'esempio dei parassiti al nido. Il Molotro nero (una sorta di cuculo americano) depone le uova nei nidi di altri passeriformi: in questo caso per i nidiacei di Molotro imparare la "lingua" dell'ospite potrebbe essere deleterio. Come potrebbero, infatti, maschi e femmine "riconoscersi"? Nonostante questo, anche in presenza di una rigidità maggiore rispetto agli uccelli canori, i molotri maschi riescono a modulare plasticamente il loro canto a seconda delle "esigenze" di tipo sociale: in presenza di maschi anziani (dominanti) cantano da "giovincelli" (meno "appetiti" dalle femmine) ma se i maschi dominanti vengono rimossi, ecco che anche i giovincelli cominceranno a cantare come gli "anziani". Non solo, lo faranno nel modo tipico del dialetto della zona. Come fanno a conoscerlo? Imparano a riconoscere le reazioni delle femmine: modulano il loro canto in base al
feedback sociale che ricevono.
Tornando agli uccelli canori, è piuttosto frequente che i maschi più anziani (al secondo o terzo anno di vita) di specie diverse abbiano una maggior varietà e ricchezza di "frasi sonore" nel loro canto rispetto ai giovani. Inoltre, anche se le differenze nel canto "base" di conspecifici che vivono in zone distanti possono essere minime, i canti "adulti" si differenziano in veri e propri dialetti locali.
Facendo una istantanea alla situazione dei miei esempi, possiamo dire che:
- le strutture neuronali del canto iniziano il loro sviluppo
[1] per effetto di una regolazione ormonale;
- lo sviluppo del sistema del canto dipende da
feedback sonori di autoapprendimento e sociali: uccelli resi sordi o isolati acusticamente non mostrano nessuna differenziazione dei nuclei nervosi e spesso si assiste a regressione; i sistemi del canto di uccelli anziani sono più complessi rispetto a quelli dei giovani;
- lo sviluppo del sistema del canto non è limitato ai primi giorni di vita, ma si rinnova ad ogni stagione riproduttiva (esclusi i cacatua, ovviamente);
- i dialetti prodotti dall'isolamento geografico possono produrre isolamento riproduttivo: a differenze nel canto sono correlate differenze nella morfologia neuronale e nella cito-architettura di alcuni nuclei.
Perciò, quello che sembra essere una caratteristica "innata" (il canto), si dimostra essere estremamente plastica e suscettibile di modificazioni per effetto di diversi tipi di interazioni sociali e/o con l'ambiente e dell'autoapprendimento: i geni "producono" le strutture necessarie al canto; l'ambiente (in senso lato) modula lo sviluppo di quelle strutture, sviluppo che produrrà canti differenti più o meno efficaci
[2]; canti che verranno "selezionati" dalle femmine le quali determineranno, di fatto, chi si riprodurrà e chi no; la selezione operata dalle femmine, molto più forte della separazione geografica, avrà come effetto la differenziazione canora e neuronale di sottopopolazioni composte da individui inevitabilmente diversi dai loro antenati.
Per rispondere, quindi, alle domande sui cacatua: i richiami di contatto sono soggetti a selezione (sociale e sessuale), perciò avere dei sistemi di controllo plastici può risultare premiante rispetto a sistemi rigidi. Al contrario, il messaggio "pericolo in vista" è preferibile che sia chiaro, inequivocabile e decisamente stabile nel corso delle generazioni, altrimenti perderebbe la sua efficacia. Infatti si osserva che i richiami di allarme dei passeriformi canori non sono controllati dal sistema del canto, ma da altre strutture neuronali molto meno complesse.
E infine, è nato prima l'uovo (il sistema del canto) o la gallina (il canto)? In estrema sintesi, possiamo descrivere il canto degli uccelli come una qualità emergente prodotta dall'aumento di complessità dell'associazione nervosa: la somministrazione di ormoni maschili a femmine di uccelli canori induce lo sviluppo di quei nuclei cerebrali che nei maschi controllano il canto. Una minima variazione di livelli ormonali può produrre un raddoppio del numero di neuroni, con un conseguente incremento esponenziale di connessioni: se in matematica 1+1=2, nei sistemi complessi (come un cervello, seppur "di molto meno di una gallina") 1+1 può assumere diversi valori "in più" alla semplice somma.
Il resto del lavoro lo fa la selezione sessuale.