taiji quan Experience

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Ferretti Enrico

taiji quan Experience
« on: April 13, 2014, 23:41:16 pm »
+4
Pochi giorni or sono ho partecipato ad una discussione sulla disciplina del taiji quan con alcune persone, esponendo alcune idee e dubbi che ho maturato nel tempo nei riguardi di questo stile di pugilato.

Neanche a farlo apposta a pochi giorni dalla discussione, oggi, ho avuto modo di partecipare ad un seminario di quest’arte ( tenuto in provincia di Ancona ) che mi ha colpito a tal punto da far nascere in me il desiderio di condividere le mie impressioni con altri.

Il seminario, tenuto da un bravissimo Maestro italiano, è iniziato con la spiegazione dell’importanza della respirazione, sul funzionamento energetico del corpo umano e sulla dettagliata illustrazione di alcune meccaniche usate nella disciplina, ponendo l’accento sull’importanza della reattività e scioltezza della articolazioni dei piedi/caviglia, lo sbloccaggio della coxofemorale, di anche e busto, ecc. nonché l’interazione tra muscoli, ossa, legamenti che partecipano a determinati movimenti.

Si è posto l’accento sull’importanza dello sbloccaggio di alcuni punti chiave del corpo, la loro interazione con i movimenti in oggetto ed i vantaggi di un loro uso armonico e coordinato con la respirazione , il flusso del Qi (consapevolezza) e la coordinazione sciolta dei gesti.

Particolare enfasi è stata poi posta sull’equilibrio, la postura, il radicamento ed il “centro del movimento” (baricentro-Tan Tien) la loro interazione ed il loro uso, l’importanza del rilassamento e dell’ascolto del corpo.

Il Maestro ha quindi illustrato l’importanza dei feedback che riceviamo dal nostro corpo e dall’ambiente esterno e come questi debbano essere armonizzati ed usati insieme.

Sono quindi stati eseguiti alcuni semplici movimenti dello stile, eseguiti in sequenza sul modello di una piccola forma. Si è di seguito passati ad esaminare alcune tecniche di concentrazione, visualizzazione e rilassamento, ponendo l’accento sullo sviluppo della propiocezione e l’uso della memoria profonda.

Il Maestro ha quindi chiamato alcuni partecipanti per dimostrare come, grazie a tali esercizi, fossero poi in grado di eseguire gli stessi movimenti della forma in maniera più efficiente ed efficace (per la cronaca: su 4 volontari 3 sono riusciti a migliorare velocità e fluidità dei gesti, uno no. Ma il Maestro ha detto che la “qualità” dei gesti era migliore e che lui era quello migliorato in proporzione maggiormente rispetto ai gesti fatti pre-esercizio di rilassamento/visualizzazione).

Abbiamo allora affrontato l’argomento del Fa Jing. Il Maestro ha illustrato caratteristiche e dinamiche di questo principio. Ha proposto degli esercizi specifici per svilupparlo e migliorarlo (da soli ed in coppia), ponendo sempre l’accento su come quello che stavamo facendo si collegasse ai lavori fatti in precedenza.

Ha poi parlato dei limiti e dei difetti che può causare l’uso del sacco nell’allenare i colpi, sulla necessità di eseguire i movimenti a vuoto con scioltezza e velocità, sulla poca utilità dell’uso di grossi guantoni, sulla maggiore utilità del lavoro a coppia del semplice colpire un sacco, sui problemi che può creare l’allenamento con i colpitori ed altro.

Siamo così arrivati al tempo dedicato alle domande libere ed ai saluti.

In definitiva devo dire che è stato un seminario veramente interessante, che ha confermato e rafforzato tutta la stima e l’ammirazione per questa stupenda arte marziale quando è insegnata e praticata correttamente. Devo anche dire che è molto difficile trovare maestri così preparati e con una didattica tanto chiara ed efficace, e che questa interpretazione è sicuramente la migliore che abbia mai visto sia dal vivo che in video o altro.

Come sempre è l’uomo che fa l’arte e non viceversa.

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Offline Fabio Spencer

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Re:taiji quan Experience
« Reply #1 on: April 14, 2014, 09:44:32 am »
+1
grazie della condivisione.
Anche se in altri lidi potrebbe sembrare il contrario continuo a trovare il taiji molto interessante e piacevole.
L'unica forma che mi piace continuare a praticare mi viene proprio da li, vorrà dire qualcosa, credo.
Comunque è vero, la differenza la fa tutta l'insegnante.
Contento che ti sia piaciuto.
"vi prego di notare l'eleganza del piano nella sua semplicità...."

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Offline Nick

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Re:taiji quan Experience
« Reply #2 on: April 14, 2014, 11:11:21 am »
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Pochi giorni or sono ho partecipato ad una discussione sulla disciplina del taiji quan con alcune persone, esponendo alcune idee e dubbi che ho maturato nel tempo nei riguardi di questo stile di pugilato.

Neanche a farlo apposta a pochi giorni dalla discussione, oggi, ho avuto modo di partecipare ad un seminario di quest’arte ( tenuto in provincia di Ancona ) che mi ha colpito a tal punto da far nascere in me il desiderio di condividere le mie impressioni con altri.

- cut -



Prima di passare ad altre domande sull'esperienza specifica, ti andrebbe di condividere le "idee e dubbi che ho maturato nel tempo nei riguardi di questo stile di pugilato" ?

Per capire da dove partire...


Ciao Nick
Saluti Nick

Ricordati...
prima o poi...
...boh?

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Offline Andy

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Re:taiji quan Experience
« Reply #3 on: April 14, 2014, 11:16:01 am »
+1
A Elia, ma tu chiami QUALSIASI COSA "pugilato"..?  XD

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Ferretti Enrico

Re:taiji quan Experience
« Reply #4 on: April 14, 2014, 12:07:49 pm »
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Pochi giorni or sono ho partecipato ad una discussione sulla disciplina del taiji quan con alcune persone, esponendo alcune idee e dubbi che ho maturato nel tempo nei riguardi di questo stile di pugilato.

Neanche a farlo apposta a pochi giorni dalla discussione, oggi, ho avuto modo di partecipare ad un seminario di quest’arte ( tenuto in provincia di Ancona ) che mi ha colpito a tal punto da far nascere in me il desiderio di condividere le mie impressioni con altri.

- cut -



Prima di passare ad altre domande sull'esperienza specifica, ti andrebbe di condividere le "idee e dubbi che ho maturato nel tempo nei riguardi di questo stile di pugilato" ?

Per capire da dove partire...


Ciao Nick

La discussione è nata in un altro Forum, non so se posso riportarla. Si è sviluppata così:

In nessun modo voglio criticare o fare polemica, diciamo subito quindi  che quanto segue sono mie opinioni, e valgono come tali.
Nessuna pretesa di verità o correttezza, diciamo punti di vista differenti per stimolare la riflessione/discussione

Citazione
Quote
...
Il combattimento taiji è basato sulla capacità di sentire le forze avversarie aderendo a lui.Dal punto di contatto devi sentire tutto il corpo,in maniera tale che puoi reagire alle sue azioni.

Un'affermazione del genere me l'aspetterei da uno stile di grappling

Citazione
Quote
Ad esempio,se dopo averti dato un pugno la sua mano va giù, colpisci la sua faccia,se va su colpisci la sue costole, se ritira il pugno seguilo e rilascia la tua forza in avanti, se spinge ancora avanti tiralo indietro o schiaccialo verso il basso, se alza la gamba per calciare,tiragli giù il braccio e squilibralo,cosicchè deve lasciar ricadere la gamba e via dicendo.

Io ho una conoscenza molto limitata del taiji, ma pratico una disciplina in cui esistono esercizi eseguiti a contatto con un partner.
Nella disciplina da me praticata uno degli errori più comuni (e più gravi) che si commette è quello di scambiare degli esercizi per delle appplicazioni.
Questo errore, come è facile capire, porta al doppio effetto negativo di rendere inutile l'esercizio e totalmente inefficace/assurda la pretesa applicazione.
Detto questo la tua descrizione credo ben si applici ad un esercizio del tipo "sparring condizionato" o simili , dove volendo sviluppare determinate qualità/reazioni/tematiche ci si "accorda" con il compagno di allenamento sul dare determinati stimoli ai quali rispondere in un determinato modo.
Daltronde cercare di racchiudere il combattimento in "lui fa X, tu rispondi Y" è notoriamente limitante e fuoirviante, le variabili in gioco sono troppo ampie e in nessuna disciplina sensata può pretendere di  "cristallizzare" il combattimento reale in poche "mosse e contromosse".
Diciamo che questi esercizi vogliono sviluppare dei concetti stategici/tattici, ma che vanno poi adattati, integrati, valutati a seconda della situazione concreta che poi si propone in combattimento. Quindi "esrercizi a tema" e non "applicazioni", IMHO


Citazione
Quote
...prendere subito il controllo delle braccia dell'avversario e da lì controllare il suo corpo al fine di colpirlo,applicare leve articolari o spingerlo a terra....

Una cosa del genere è detta anche da alcuni che praticano altri stili di Kung Fu, ma questo atteggiamento contiene diversi punti deboli.

1) Il mio avversario "ingaggia" cercando le mie braccia o, comunque, avendo come tema tattico quello di controllare le mie braccia se ha l'occasione.
Io ingaggio cercando di colpirlo a tutta forza su un bersaglio pagante...  Chi è in maggior pericolo? Chi rischia, se fallisce l'ingaggio, di avere la peggio? Chi ha un'iniziativa veramente offensiva che costringe l'avversario a difendersi in qualche modo? E, in definitiva, chi è in vantaggio tattico?

2) Prendere il controllo delle braccia e POI controllare il suo corpo e POI colpirlo richiede 2-3 passaggi, è una tattica che si sviluppa in 2-3 "tempi". Colpire immediatamente un bersaglio a tutta forza si sviluppa in 1 tempo.
Chi sarà più veloce? Chi si espone meno alla reazione avversaria? Chi ha più probabilità di successo e meno probabilità che qualcosa vada storto? Chi mette sulla difrensiva l'avversario e mantiene l'iniziativa (se vuole)?

Una simile stategia, ancora, ha più senso se applicata al grappling, ma anche lì un lottatore non mirerà a controllare le braccia, ma il corpo o attaccherà le gambe dell'avversario, chiudendo ulteriormente la distanza impedendogli di colpire, squilibrandolo e mettendolo a terra.

è continuata così:

Citazione
Quote
....
1)E' una questione di abilità. Un mio allievo è un ex campione di savate e non ho grossi problemi a prendere contatto con le sue braccia e mantenere il contatto con queste impedendogli di colpirmi.

2)Se non controlli le sue braccia,mentre tu tiri il primo colpo,lui con un suo braccio libero ti tira una coltellata nelle costole...lui prenderà un pugno ma tu una coltellata.
Il vero combattimento comincia a corta distanza,e controllando la sua forza tramite il contatto con le bracca impedisco al lottatore di fare quanto hai descritto...anche qui è comunque una questione di abilità.



Con tutto il rispetto: magari tu sei molto bravo e il tuo amico meno.
Anche io ho un amico che riesce a tirare calci più velocemente di quanto io riesca a tirare pugni ( un fenomeno del taekwondo...) ma non per questo dico che i calci sono più veloci dei pugni e che tutti possono calciare al viso l'avversario prima che questi tiri un pugno.

Una strategia va analizzata e giudicata per i suoi principi generali, ed in questo caso tutte le mie perplessità rimangono ( 3 "tempi" contro 1 "tempo" rimane una soluzione meno efficace/logica, a parità di velocità-abilità )

Se trovassi molti avversari/comagni di allenamento che trovano facilità nel'intercettare, controllare le mie braccia e colpirmi  farei una revisione critica del mio allenamento   :)

Premesso che il discorso armi va affronato modo diverso dalle mani nude e che comunque  con un avversario armato di coltello le strategie che si sono dimostrate efficaci per sopravvivere sono ben altre (casistiche alla mano), ribadisco che  mentre io cerco le sue braccia lui magari trova il mio mento o altro bersaglio, quindi anche qui rimangono valide le mie osservazioni.

Solo opinioni, ognuno poi farà ciò che esperienza e coscienza gli suggeriscono.   ;)

La discussione è poi degenerata nella solita solfa : chi è più forte Mazzinga o Goldrake? E i filmatini di You Tube dove sono? Così io ho continuato:

La discussione ha preso una piega strana...

Non è il taiji in discussione, magari una sua interpretazione. 

Proviamo con un punto di vista/ipotesi differente:

Il taiji non è male , ma non è uno stile di grappling, è uno stile prevalentemente "pugilistico" (striking) che pone l'enfasi sull'esplosività dei colpi, l'istintività delle soluzioni tecniche, la reattività e lo studio della meccanica corporea. Molti dicono che è stato volutamente tramandato monco e/o distorto e potrebbe essere vero visto che oramai con questo termine si indica una pratica salutistico/ginnica adatta agli anziani.


Molti fraintedimenti derivano dalla pratica dei tui shou (mani che spingono), questo da esercizio a coppia in semi-isometria finalizzato allo studio-sviluppo di determinate catene cinetiche, equilibrio, coordinazione, ecc. è divenuto con il tempo sempre più centrale, parallelamente alla sempre minor importanza del combattimento tout court, tanto da essere spacciato da alcuni come "IL" combattimento e gli esercizi in esso contenuti come "applicazioni" da combattimento. In realtà dovrebbe solo sviluppare alcune qualità ed essere integrato con altri allenamenti al fine di combattere (sacchi/colpitori et simila - Sun Lu Tang percuoteva  cannoni di bronzo  :) -, vari tipi di sparring, esercizi in oposizione, ecc..).
Come molti stili classici non revede una preparazione fisica/atletica particolare o specifica, ma nulla vieta di inserirla se si hanno nozioni e voglia di farlo.

Un'idea di come si dovrebbe/potrebbe usare/allenare il taiji è data dagli stili "cugini" dell' Yi Quan- Tai Ki Ken

Le risposte sono state:

Quote
Non volevo più parlare di tecnica taiji perchè mi sembrava di aver già detto tutto,ma visto che non mi sembra sia chiaro ciò che ho detto cercerò di riillustrarlo: il combattimento taiji si basa sul prendere il contatto con le braccia dell'avversario e tramite ting jing(energia che ascolta) e tung jing(energia che comprende)capire le intenzioni dell'avversario per poi agire di conseguenza.....senza lo sviluppo queste abilità di percezione,che sono lo scopo dell'allenamento TUI SHOU,il taiji diventa boxe esterna che blocca e disconnette.Nel combattimento con Garcia,ad esempio,il praticante di Chen viene atterrato perchè perde il contatto con le braccia dell'avversario e questo gli afferra le gambe e lo proietta(vedi minuto 1.44).Tramite la sensibilità ti adatti all'avversario(si dice:non resistere,non lasciarlo andare) e SOLO quando la sua forza è esaurita lo attacco oppure, se il livello è alto, uso la sua forza contro di lui(si dice:segui la sua postura,prendi in prestito la sua forza).Nel fa jin(emissione di energia in attacco)uso tutto il peso del corpo dalle gambe fino alle braccia(o gomito,spalla,testa ecc.)per colpire o proiettare l'avversario al suolo:
Chen Ziqiang Tui Shou

Diceva Chen Wei Ming nel suo libro (probabilmente ripetendo le parole del suo Maestro Yang Chen Fu):"Le applicazioni delle tecniche devono essere considerate solo indicazioni generali, e siccome un avversario non attaccherà in modo prestabilito,devi adattarti alle circostanze.Se vuoi essere capace di adattarti alle circostanze devi praticare il Tui shou e coltivare la sensibilità........
non fare riferimento alle tattiche che puoi ricordarti: un avversario può ricordarne di più;non ti puoi adattare a tutte le differenti scuole.E' meglio per te ricordati una sola parola del taiji quan:chan(stare a contatto,aderire) perchè tutto viene da questo."
Poi  il problema è l'abilità singola acquisita( il classico tra il dire e il fare....)!

Riguardo L'yi quan non intendo fare commenti, posto piuttosto un video e ad ognuno le sue considerazioni:
Combat : Yiquan vs Kickboxing.

Grazie per le risposte.
Quoto il pensiero generale di Chen Wei (che poi è quello che dicono tutti i maestri di buon senso) mi limito a considerare che le indicazioni possono essere riferite a un 'esercizio e che l'aderire possona riferirsi a come eseguire correttamente l'esercizio. Infatti nel Tui Shou nessuno afferra mai l'altro, perchè? Perché non aggrapparsi agli arti o al corpo dell'avversario, bloccarlo, chiudere la dsitanza, proiettarlo, ecc? Forse perché è un esercizio che per sviluppare determinate qualità deve essere eseguito in quel modo, se lotti davvero, ti aggrappi, attacchi le gambe, ecc.. snaturi il senso dell'esercizio (infatti mi pare che nella gare di Tui Shou  :'( sia vietato afferrare , o sbaglio? )

Applicare una strategia tanto complessa ad un vero combattimento mi pare perlomeno rischioso: si sviluppa in più tempi,  richiede una superiorità schiacciante sull'avversario in tutti i campi (reattività, velocità, timing, potenza, ecc..), può andar "storta" in molti modi, ecc.

Sull'Yi Quan-Tai Ki ken penso ci siano ben altri esponenti che abbiano ottenuto risultati ben migliori di quelli del video, Sensei Oyama daltronde non era certo l'ultimo dei creduloni (e neanche Tokitsu... tanto per dire).

Io continuo a stimare il taiji in generale, spero arrivino presto  tanti praticanti "marziali" che lo riportino al posto che meriterebbe.
 

e ancora...

Quote
.... Per me, tutte le arti marziali, i sistemi di difesa personale e gli sport da combattimento meritano rispetto, dato che c'è sempre da imparare da qualunque cosa.

Quoto

Un'osservazione :le varie classificazioni tra discipline sono solo una "convenzione" un mero modo per far capire di chi e cosa si sta parlando.
Stando il fatto che abbiamo tutti lo stesso corpo, che siamo soggetti alle stesse leggi della fisica, biologia, chimica, ecc.. quello che possiamo fare, migliorare, quello che "funziona" e, soprattutto, "come" funziona è lo stesso per tutti.

Le uniche differenze tra disciplline veramente "marziali" possono essere:

1) lo scopo a cui mira la pratica: in teoria il combattimento, ma influenzato da molti fattori:   in quali contesti, il "pubblico" al quale si rivolge e da mille altre cose (fattori sociali, morali, religiosi, psicologici, ecc ecc.)

2) Il protocollo di allenamento

3) Gli elementi tecnico/tattico/strategici per arrivare allo scopo.

Stop. Punto. Tutto il resto DEVE essere uguale per tutti, se ci sono differenze sostanziali  qualcuno non sta seguendo un modo ideale per raggiungere lo scopo, sta "sbagliando" qualcosa.

Altra cosa che vorrei sottolineare è che negli sport da combattimento e in altre arti marziali definite convenzionalmente "esterne" c'è in realtà uno studio ed una conoscenza del corpo, della mente e delle interazioni tra loro che non ha nulla da invidiare alle più raffinate arti marziali "interne".

Ad esempio basta vedere gli studi, i protocolli e i lavori di alcuni tecnici di Pugilato Russi (ma non solo russi) per vedere spiegati nei minimi dettagli ed in maniera totalmente scientifica principi e meccaniche che discipline più esotiche non riescono che a descrivere per allegorie e a grandi linee.
Ci sono esercizi di propiocezione, studio e uso della meccanica corporea che non hanno nulla da invidiare al taiji et simila, anzi.... 

Forse a questi maestri non hanno il fascino della pelle ambrata e dei buffi vestiti di seta, ma ne sanno più loro di Fa Jing, forza che ascolta, fluidità, coordinazione ecc. che la maggior parte dei "Sifu" che ho visto. Altro che forza bruta e rozze tecniche... Ho visto più taiji nelle movenze e tecniche di alcuni Thai boxers che in quelle di tanti maestri della pratica salutare.

Puoi partire dalla tecnica e raffinarla fino a scoprire le meccaniche e ogni minimo dettaglio del gesto e del suo uso facendolo diventare via via più economico, efficace, funzionale ecc.;  oppure puoi partire dallo studio dell'uso del corpo e dei gesti, fino a eseguirli in modo efficace e profiquo.

Ma sia che parti da un punto o che parti dall'altro devi arrivare allo stesso punto: deve funzionare nel contesto che gli è propio (il combattimento, direi).

IMHO

e ancora....

Quote
Un piccolo appunto: nella didattica del pianoforte lo studio lento, al limite lentissimo é il caposaldo per creare una tecnica solida ed i presupposti per un'esecuzione veloce senza sbavature



Vale per qualsiasi attività motoria, mai detto il contrario. Non ho notizia di discipline marziali che usino approcci diversi (addirittura alcune ti fanno stare fermo, poi ti fanno muovere lentamente e solo infine cominci a ricercare la massima velocità/efficacia del gesto)

Esempio di quello che dicevo prima, non importa quale AM o SDC fai, sempre e comunque l'apprendimento motorio passerà attraverso:

Fase della coordinazione grezza

Fase della coordinazione fine

Fase del consolidamento della coordinazione fine e sviluppo della disponibilità variabile

“Nella fase iniziale dell’apprendimento di un gesto è importante che il soggetto comprenda il compito che si appresta ad eseguire e acquisisca un’idea, un’immagine mentale del gesto, per poter costruire un primo riferimento di correttezza, sempre più accurato al progredire della pratica; questo modello viene utilizzato come guida per l’esecuzione e come riferimento per la rilevazione e correzione dell’errore. Diversi autori (Frester 1984; Gentile 1972; Starosta 1987; Taylor 1981; Martin 1989) hanno sottolineato l’importante funzione dell’immagine mentale: nell’apprendimento essa costituisce, come programma dell’esecuzione motoria, un modello su cui «aggiustare» il movimento, con funzione allenante, poiché in grado di determinare un apprendimento più rapido; nel controllo del gesto, consente di anticipare nei dettagli l’immagine ideale dell’azione ed è elemento essenziale per la guida e la correzione del movimento durante l’esecuzione. …Nell’apprendimento motorio le percezioni cinestetiche giocano un ruolo rilevante. Soprattutto nelle fasi iniziali dell’apprendimento esiste spesso il problema di far «sentire» il movimento, .....Informazioni di ritorno. L’apprendimento di un’abilità motoria è largamente influenzato dalla disponibilità di un feedback, che informa colui che apprende circa il successo della propria risposta. Il feedback è infatti usato nelle prime fasi dell’apprendimento per originare o modificare ogni successivo pattern di movimento, mentre in seguito permette il confronto tra il movimento eseguito e il riferimento corretto. ….L’immagine motoria può essere considerata come quella rappresentazione mentale del movimento che ognuno si crea, più o meno inconsciamente, nel momento in cui intende realizzare un gesto. Secondo Piaget l’immagine motoria corrisponde ad “una imitazione interiore, una copia attiva di qualcosa che è già stata sperimentata” [Piaget, 1967]; questo fa dedurre che nella costruzione dell’immagine sono inclusi tutti gli elementi (engrammi motori) che concorrono a formare il gesto richiesto, secondo la loro successione logica e spazio-temporale. …“

Puoi "giocare" sui protocolli, metodi, tempi ecc. ma questo è e questo rimane per ogni essere umano sulla terra.

E spiegato così ha senso, è comprensibile per chiunque. Ovvio che nel 1700, per dire, non lo sapessero spiegare così, magari lo intuivano empiricamente e cercavano esercizi e metodi andando per tentativi, senza usare il "metodo scientifico" (http://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_scientifico)
 
Ma oggi perché non farlo?

Giusto per chiarire definitivamente. Io non sono contro quelle che vengono definite (  odio queste classificazioni  :buck2:) Arti Marziali Tradizionali.

Io PRATICO una AMT.

Quello che dico da tempo è che capisco benissimo l'empirismo di un qualcosa pensato e sviluppato centinaia di anni or sono, quello che non capisco è

1) il perché non si analizzi tutta la pratica alla luce delle moderne conoscenze

2) il perché  non si possano usare metodi e strumenti "moderni" nell'apprendimento di dette discipline (anche adattati alla pratica "tradizionale", se serve)

3) il perché moltissimi praticanti (non tutti, per carità) accettino acriticamente qualsiasi cosa gli venga propinata  (sia essa una storia, un esercizio o un principio) senza spirito critico o indagatore.

Domande retoriche, per carità. Ad ognuno la sua risposta

Quote
Vi siete dimenticati una cosa basilare: Il radicamento,intesa come capacità di essere stabile e difficilmente "spostabile".


Struttura e radicamento sono dei due degli aspetti più "incompresi" di molti stili di Kung Fu (nel Wing Chun, ad esempio).

Ancora una volta si consiera qualcosa da "utilizzare praticamente" una cosa che ha altre funzioni.

Visto che sarò già andato in odio a molti ( anche io odio i saccenti..) mi limito a 2 osservazioni:

1) Il combattimento è qualcosa di statico o dinamico? Quindi cosa mi serve?

2) Quando vi dicono "ho una buona struttura/radicammento, sono in struttura, sono radicato, ecc.. " per verificare se dicono il vero il test è fargli tirare un pugno ad un sacco, colpitore o simili: se il pugno è buono (potenza, velocità, ecc.) la struttura è buona.

A quello serve la "struttura".

IMO




Questo è quanto, sono stato un po' lungo, ma chi ha voglia di leggere ora ha il quadro dei miei dubbi sul taiji  :D



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Ferretti Enrico

Re:taiji quan Experience
« Reply #5 on: April 14, 2014, 12:14:11 pm »
0
A Elia, ma tu chiami QUALSIASI COSA "pugilato"..?  XD

Se lo scopo è colpire qualcuno e "fargli male" è un tipo di pugilato: quindi sì, per me esiste un solo grande ed unico metodo di colpire  (con qualsiasi parte del corpo, ben inteso) basato sulle leggi della fisica e della natura che chiamo Pugilato e chi lo pratica è un "pugilatore".

Cinese, thailandese, inglese, giapponese ecc.. sono sotto-categorie di poco conto, che indicano solo quale protocollo si segue nell' addestramento/allenamento e quali principi tecnico/tattico/strategici si seguono.

Abbattete le barriere mentali guys...  XD


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Offline Bingo Bongo

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Re:taiji quan Experience
« Reply #6 on: April 14, 2014, 12:28:48 pm »
+2
Ciao.
Solo un paio di domande:

1. Quale problema avrebbe il sacco e i colpitori?
2. Già 15 anni fa si parlava di caviglie sciolte e in contemporanea di ginocchia distrutte. Ha detto qualcosa a riguardo?

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Offline Kufù

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Re:taiji quan Experience
« Reply #7 on: April 14, 2014, 13:41:36 pm »
+1
Ciao.
Solo un paio di domande:
1. Quale problema avrebbe il sacco e i colpitori?
2. Già 15 anni fa si parlava di caviglie sciolte e in contemporanea di ginocchia distrutte. Ha detto qualcosa a riguardo?

bravo, la prima questione aveva lasciato perplesso anche me, la seconda mi era sfuggita, non ci avevo fatto caso ma in effetti e' importante come metodo piu' efficace per rovinarsi le articolazioni
Giovane furbino io rispondo agli uomini di paglia con gli uomini di paglia, per il sano principio di non sprecare energie inutili. Nel senso che la puzza di sviamento la sento a km, specie perche' ci conosciamo da un sacco e non spreco energie quando fai le nubi d'inchiostro.

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Offline Nick

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Re:taiji quan Experience
« Reply #8 on: April 14, 2014, 14:09:59 pm »
+1

- ULTRA MEGA CUTTONE -

Questo è quanto, sono stato un po' lungo, ma chi ha voglia di leggere ora ha il quadro dei miei dubbi sul taiji  :D


Ciao.

Prima di tutto, grazie della risposta.

Seconda cosa: una risposta del genere sinceramente mi mette un po' in difficoltà; mi spiego: la lunghezza e l'articolazione di un discussione intera in un post mi rende difficile poter rispondere in maniera puntuale, quotare od argomentare sui vari punti nella loro specificità. Spero mi perdonerai quindi se non citerò con quoting esteso e cercherò di dare una risposta non punto per punto, ma mi risulta difficile proprio per il tipo di post che hai fatto e potrebbe penso solo generare confusione in chi legge.

Terzo: non posso argomentare molto di TJQ, in quanto poco lo conosco. Conosco di più il BGZ (che pratico) ed essendo anch'esso un'AM interna, anche simile per alcune cose, mi riferirò a questo in quelli che appunto potrebbero essere i punti di vicinanza.
E parlo per come IO lavoro sul BGZ. Per altri potrebbe essere diverso.

Cortesemente interpretate tutto in quest'ottica.

Primo punto IMPRESCINDIBILE: quanto dico sotto per gli specifici principi, non deve essere inteso come DEVI SEMPRE FARE, DEVE SEMPRE ESSERCI TUTTO QUESTO COSÌ O NON VA BENE.

Nel BGZ a seconda della situazione uso quanto mi serve. Se l'avversario tiene la guardia bassa, io parto con una cartella mostruosa (uso Fa Jing o uso shen fa o tutti e due o altro) , e lo tiro giù --> ANCHE QUESTO è BGZ, quanto aderire, controllare, ecc.. ecc..

Non ho usato aderire, controllare, ecc? Dov'è il problema?

Se invece la situazione mi porta ad utilizzare i principi citati, o anche altri, anche questo è BGZ. Basta che siano in linea con quanto appartenenete al corpus dello stile, il resto è ininfluente.



Sentire, aderire.
Dal mio punto di vista, sentire non è prendere un contatto con l'avversario in maniera continuativa --> restargli incollato come negli esercizi classici del TS che si vedono in video e cercare quindi di "manipolarlo" con proiezioni ed affini.

La capacità primaria (intesa come di primo contatto) di sentire corrisponde ad arrivare a contatto con il mio avversario (principalmente gli arti superiori, ma solo perchè di solito son quelli che arrivano prima; qualsiasi parte del corpo va bene), istintivamente "sentire" la sua forza (come la esprime) e agire di conseguenza.

Non sto li a "ravanare" con lui. Appena arriva il contatto devo già "istintivamente" (quindi non stando li apensarci su) muovermi con lui. Lui mi porta dove io voglio andare. Frase criptica. Ma funziona così. E dove voglio andare non lo decido. Semplicemente ci vado. Io mi muovo con lui facendo muovere lui. Significa che se mi tira un cartellone (non importa la traiettoria o il tipo di cartellone) impatterà in me (sperando non nella mia faccia  XD ). La sua forza mi sposterà ed io insieme sposterò lui.

In questo senso aderisco: nel momento in cui c'è movimento (e dovrebbe essere un ordine di grandezza del secondo o frazione) io aderisco. Lo sento. E vado con lui dove voglio.

Presa di contatto, movimento e attacco non sono separati: attacco prendendo contatto ---> non sto ad aspettare passivamente, io prendo contatto attaccando lui. E mentre mi muovo "contattandolo", attacco ancora con lo stesso movimento. Non esiste due/tre tempi. Esiste solo entro.

La tecnica lui fa questo io faccio quello esiste solo nel principiante per fargli capire le possibilità di movimento.
Esiste nell'avanzato durante lo studio di un principio, ma solo perchè all'inizio è necessario contestualizzare e ridurre le opzioni per far si di studiare proprio quel principio e non invece sopperire ad altro quando ancora non lo si è appreso. Spiegando con un possibile esempio semplificato, se devo far salire l'avversario, come primo studio provo su una tecnica in cui lui magari spinge un po' in basso o ha traiettoria dall'alto verso il basso. Non perchè si applichi così, ma semplicemente perchè così sento facilente la sua forza e la mia spinta, in quanto proprio a lui opposta. Se lui attaccasse dal basso verso l'alto magari non riuscirei a sentire se faccio giusto o sbagliato. Poi, aquisito grossolaneamente ciò che voglio capire, espando e lo "applico" a tutto ciò che è possibile applicare ed anche a quanto non lo è (così ne saggio i "limiti" se ci sono).

Prendere il controllo.
Io non lo intendo necessariamente come afferrare, legare, mettere in leva. "Solo" renderle per lui un problema e per me un vantaggio. Se riesco a "bloccarlo" in maniera "classica" ben venga. Se no lo controllo dirigendolo dove voglio e dove per lui è "svantaggioso". Controllo la sua azione. E lo faccio mentre attacco e vengo a contatto con lui. Una sola azione.


Concordo pienamente quando dici che il TJQ, per esteso le AM interne, non sono stili di grappling e che il tui shou sia un esercizio molto travisato. Non mi trovo molto concorde con quanto indicato appunto  sul TS, anche perchè mi sembra che anche qui venga inteso come la pratica principale per il combattimento e che quanto visualizzato nel video sia quanto di più vicino all'applicazione combattiva del TJQ. Cosa su cui non concordo per niente, per quel cpoco che ho potuto vedere.

Io tendo personalmente a vedere come mentre combatti si possano ritrovare alcune qualità che puoi sviluppare ANCHE in parte con il TS. Esercizio utile, ma non sufficiente.


Sono di contro relativamente contrario (scusa il gioco di parole) all'uso del sacco. Credo sia molto più efficace, almeno fino ad un certo livello, l'uso dei colpitori (pao, focus, scudi vari) piuttosto che quest'ultimo. Il lavoro di sviluppo della forza, se non sei a livello alto, è abbastanza difficile e soggetto ad alcune "trappole". Avere di fronte un colpitore molto pesante come il sacco, spesso involontariamente in chi prova alcuni tipi di tecniche, fa propendere all'utilizzo della forza bruta, più che della tecnica specifica. Non sembra riuscire subito, o non si sente correttamente il gesto, quindi inconsciamente si tira più forte ma nel modo "sbagliato". Facendo perdere il fine dell'esercizio e deragliando sempre più. Con bersagli più "leggeri" sembra essere meno frequente. Una volta aquisito lo skill lo si può esercitare anche con il sacco.

Non concordo invece sull'affermazione in cui si dice:

"Come molti stili classici non revede una preparazione fisica/atletica particolare o specifica, ma nulla vieta di inserirla se si hanno nozioni e voglia di farlo."

La preparazione fisica c'è, è specifica ed è parte del nucleo dello stile. Non si fa corsa, non si fa corda, ma questo non vuol dire che non si facciano altri esercizi. L'intera costruzione dello shen fa è basata su esercizi molto fisici (almeno per quanto finora ho visto), allenanti e spesso pesanti.


Infine, per quanto riguarda la classificazione tra le varie discipline.
Sinceramente, risposta poco politically correct, io credo invece che siano almeno in parte diverse.

Per quanto dici - scopo, protocollo - concordo. Per quanto riguarda il punto 3) Gli elementi tecnico/tattico/strategici per arrivare allo scopo mi spingo oltre.

IMHO - e qui è proprio IMHO, non relativo ad insegnamenti che ho appreso, ma a quanto mi sembra di constatare - tecniche /strategie/tattiche cambiano in base a qualche cosa a monte nella disciplina. Ossia il modo di generare/utilizzare la forza specifico dello stile.
Da questo nasce tutto il resto.


 
Scusate se sono stato prolisso e se ho risposto in maniera discorsiva. È venuto fuori un tema.
Credo che tra me ed Elia sia una gara a chi tra i due sia più prolisso; senza offesa, ma anche i tuoi post sono tra i più lunghetti  :)

Devo però dire che li apprezzo molto, in parte perche così non sono il solo grafomane  :=), ma soprattutto per le precise e ciscostanziate spigazioni e per l'educazione con cui scrivi.


P.S. Non so chi sia il tuo interlocutore, ma mi rimetto alla discussione in quanto tale  :)


Ciao Nick
Saluti Nick

Ricordati...
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Offline Fabio Spencer

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Re:taiji quan Experience
« Reply #9 on: April 14, 2014, 14:20:53 pm »
+3
A Elia, ma tu chiami QUALSIASI COSA "pugilato"..?  XD
considera che di solito il termine "quan" viene tradotto, appunto, con "pugilato".
In quest'ottica quindi mi sembra più che legittimo.
 :)
"vi prego di notare l'eleganza del piano nella sua semplicità...."


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Offline Bingo Bongo

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Re:taiji quan Experience
« Reply #10 on: April 14, 2014, 15:01:40 pm »
0
@Nick

+1 perché mi piace il tuo post, sembra quasi che con il BGZ ci si possa combattere...
A parte le battutaccie anche nel nel taiji "esiste solo entro" o "una sola azione".
Anche nella boxe perché direi che in generale un sistema di striking per essere efficacie ed efficiente deve essere così.

Il problema è sempre quello però e cioé, IMHO perché non pratico BGZ (avevo giusto fatto qualcosa ai tempi del taiji), per poter applicare in un combattimento non collaborativo un sistema come il BGZ è necessario pensare BGZ e ritengo che sia una cosa molto difficile. Sopratutto oggi.

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Offline Fabio Spencer

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Re:taiji quan Experience
« Reply #11 on: April 14, 2014, 15:15:58 pm »
0
Il problema è sempre quello però e cioé, IMHO perché non pratico BGZ (avevo giusto fatto qualcosa ai tempi del taiji), per poter applicare in un combattimento non collaborativo un sistema come il BGZ è necessario pensare BGZ e ritengo che sia una cosa molto difficile. Sopratutto oggi.
cosa intendi?
"vi prego di notare l'eleganza del piano nella sua semplicità...."

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Offline Nick

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Re:taiji quan Experience
« Reply #12 on: April 14, 2014, 15:17:13 pm »
0
@Nick

+1 perché mi piace il tuo post,


Grassie!


sembra quasi che con il BGZ ci si possa combattere...


Ho provato ad usarlo anche per scappare, ma presenta un problema fondamentale: girando in cerchio alla fine arrivi sempre da dove sei partito e lì ci trovi ad aspettarti le mazzate....

Sperimenterò ancora, chissà....

A parte le battutaccie anche nel nel taiji "esiste solo entro" o "una sola azione".
Anche nella boxe perché direi che in generale un sistema di striking per essere efficacie ed efficiente deve essere così.

In linea di massima potrei dire di si, ma non è sempre e proprio così.
Esistono ad esempio azioni come schivata E rientro... in questo caso direi si tratti di azione doppia. E funziona pure se applicato nel giusto contesto/modo. Fermo restando che penso sia più efficace il metodo dell'azione singola.


Il problema è sempre quello però e cioé, IMHO perché non pratico BGZ (avevo giusto fatto qualcosa ai tempi del taiji), per poter applicare in un combattimento non collaborativo un sistema come il BGZ è necessario pensare BGZ e ritengo che sia una cosa molto difficile. Sopratutto oggi.

Nessuno mi ha mai detto che le Am siano facili.

Tenendo presente poi che il BGZ è considerata fra le AM più difficili, se non la più difficile in assoluto.. è sicuramente una bella gatta da pelare..

P.S. A scanso di equivoci, come già detto altrove, il fatto di essere più difficile IMHO NON è un benefit; anzi, è sicuramente un punto a svantaggio.

Per quanto riguarda il TJQ, visto che tu lo pratichi, ti ritrovi in quanto indico?
Hai altre indicazioni/opinioni/altro?

Differenze/analogie?


Ciao Nick
Saluti Nick

Ricordati...
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...boh?

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Offline Bingo Bongo

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Re:taiji quan Experience
« Reply #13 on: April 14, 2014, 16:09:18 pm »
0
Il problema è sempre quello però e cioé, IMHO perché non pratico BGZ (avevo giusto fatto qualcosa ai tempi del taiji), per poter applicare in un combattimento non collaborativo un sistema come il BGZ è necessario pensare BGZ e ritengo che sia una cosa molto difficile. Sopratutto oggi.
cosa intendi?
intendo dire che è necessario fare proprio il bgz anche da un punto di vista psicologico. E' un pò come imparare l'inglese per chi non è madrelingua. Per esempio quando ero più giovane mi "vergognavo" a parlare inglese. Ecco, in un certo senso non bisogna vergognarsi di usare posture che potrebbero essere viste come "strane".
Ed è il primo passo per rendere spontanee ed efficienti posture che in un certo modo hanno il loro senso per via anche di concetti esoterici.


Per quanto riguarda il TJQ, visto che tu lo pratichi, ti ritrovi in quanto indico?
Hai altre indicazioni/opinioni/altro?
Differenze/analogie?
Ciao Nick
Mi trovo d'accordo.
L'unica cosa non darei una preferenza ai colpitori rispetto al sacco.
Io sono convinto che una disciplina di combattimento debba avere prima di tutto una solida base di attacco.  Per me il taiji non è una disciplina solo per difendersi. E non è neanche, da un punto di vista "spirituale", una disciplina moderna come è per esempio l'aikido. E' una disciplina da buzzurri. Violenta.
In questo senso allenare il pugno contro un sacco fin da subito è importante.

Ciao.
Solo un paio di domande:
1. Quale problema avrebbe il sacco e i colpitori?
2. Già 15 anni fa si parlava di caviglie sciolte e in contemporanea di ginocchia distrutte. Ha detto qualcosa a riguardo?

bravo, la prima questione aveva lasciato perplesso anche me, la seconda mi era sfuggita, non ci avevo fatto caso ma in effetti e' importante come metodo piu' efficace per rovinarsi le articolazioni
Mi rincuori. Da anni pensavo di essere l'unico ad essere giunto a questa conclusione.

*

Ferretti Enrico

Re:taiji quan Experience
« Reply #14 on: April 14, 2014, 23:37:46 pm »
0
Scusate la lunga risposta iniziale, ma per avere il quadro completo del mio pensiero ho dovuto riportare le varie discussioni venute fuori dal mio intervento nell'altro forum.

Ciao.
Solo un paio di domande:

1. Quale problema avrebbe il sacco e i colpitori?
2. Già 15 anni fa si parlava di caviglie sciolte e in contemporanea di ginocchia distrutte. Ha detto qualcosa a riguardo?

Un sacco pesante a causa della sua inerzia può creare difetti nella gestione della postura (equilibrio, gestione distanza, ec.) nel colpire. In pratica su un sacco molto pesante ti puoi "buttare" sbilanciandoti un po' di più e questo può diventare un'abitudine che in combattimento ti fa sbilanciare e rallenta la velocità di una sequenza di colpi. Invece restando in asse e in equilibrio (radicato?) puoi lanciare più attacchi in velocità.
Si è poi anche parlato dei continui micro traumi dovuti al colpire un sacco magari molto duro, che non sono certo salutari alla lunga.

Sui colpitori ha evidenziato i problemi che possono venir fuori se sono tenuti nella maniera scorretta: generano errori e cattive abitudini invece di correggere/allenare

La reattività e scioltezza delle caviglie sarebbe fondamentale per la velocità/reattività negli spostamenti e nel far partire e trasmettere l'impulso della forza dal terreno al resto della catena cinetica. Nessun accenno alle ginocchia
« Last Edit: April 15, 2014, 00:09:08 am by Elia Rossi Passavanti »