Ciao Shurei, mi fa molto piacere che tu sia intervenuto su questo topic e ti ringrazio per le puntualizzazioni.
Ti prego di non mettere in campo i nomi delle persone. Con alcuni di loro c'è un rapporto di amicizia che va oltre l'aspetto marziale e non voglio farne una questione di individui.
Affronto invece molto volentieri le tematiche generali.
Che al "santissimo" (e iperboli varie, che uso sarcasticamente, ma che rendono l'idea) ci siano diversi approcci è fuori di dubbio, che la sua figura venga in molti casi osannata in maniera fastidiosa è però altrettanto palese... magari lo dicessi soltanto io! Sarei prontissimo a scusarmi e a dire che non c'ho capito niente.
E' vero che con qualsiasi persona più ci si è in contatto, più se ne conoscono aspetti quotidiani, e più viene da considerarla "alla pari", ovviamente con il dovuto rispetto dato ad ogni essere umano e contestualmente all'ambiente in cui si frequenta... mentre di contro incontri più sporadici rendono tale figura più distante e più soggetta a mitizzazioni. Il "santissimo" sarà anche molto friendly, ma a noi non veniva presentato così, e non faceva niente per darci altri elementi di valutazione.
Già una struttura che nelle decisioni politiche e strategiche ha un capo supremo indiscusso, e un nucleo di allievi storici che da decenni lo affiancano, si presta a certe letture.
Vedremo infatti cosa succederà quando il "santissimo" dovrà per età rivestire un ruolo meno accentratore e decisionista, se la mia visione era corretta o magari (e da una parte lo spero) mi sbagliavo.
Certo è che la frase "tizio ha TRADITO il Maestro" l'ho sentita più e più volte, e mi parrebbe davvero singolare che a te giungesse nuova.
Domando, a sostegno o smentita di quanto affermo:
- quante volte si è visto Maestri e allievi uscire dagli insegnamenti e provare qualcosa in maniera libera?
- come veniva "corretto" agli stages chi sbagliava esercizio, soprattutto tra coloro che dovevano eseguire la dimostrazione iniziale?
- come si comportava, ad esempio, una figura di primo piano poi staccatasi (o allontanata, secondo le versioni), agli stages o agli esami?
- quale riserbo veniva tenuto su programmi e stages di una parte della disciplina?
Sul gruppo... si ritorna alla questione dei nomi... io sorvolerei, come ho sorvolato su molti aspetti interni alla federazione in questione (ormai un po' datati) di cui ero a conoscenza, e che riempirebbero un topic più lungo di questo tra scontri, invidie, gelosie, allontanamenti, divisioni ecc.ecc. ben lontani dal mio dojo, che rivestiva nel complesso un ruolo geograficamente e "politicamente" ben marginale.
Poi sicuramente alcune cose le avrò vissute male io, non lo metto in dubbio, ma è la rigida gerarchia stessa dei gradi, nella disposizione per il saluto e quindi per i compagni che ti trovi a fianco quando formi le coppie, per il fatto che essendo "per tutti" anche l'inetto può stare in quel contesto 30 anni ed ottenere per frequentazione un grado che poi dopo tende ad usare per darsi un tono... che porta al verificarsi di certe situazioni indipendentemente dalla volontà dei singoli.
Sulle tessere, io ricordo l'iscrizione annuale all'ente sportivo generico (UISP o USACLI mi pare), l'ovvio mensile al dojo, la tessera alla federazione, la tessera all'ente morale, la tessera associazione culturale, per i gradi più alti (non io) anche la tessera all'organizzazione internazionale che all'epoca faceva riferimento al Giappone. Alcune di queste tessere costavano attorno ai 50 € e non davano alcun diritto se non quello di accedere (pagando) a specifici stages. In più gli stages avevano un costo variabile che ricordo trai 20 e i 30 €, ma considera che per chi doveva spostarsi la giornata costava facilmente attorno ai 100 tra benzina, pedaggio, pasti.
Da questo ci sommavi il certificato medico (chiaramente !!), che per gli agonisti arrivava ai 60 € + l'iscrizione alle gare.
Anche gli esami per i passaggi di grado (qualsiasi grado) comportavano costi aggiuntivi, che salendo di livello non erano proprio irrisori.
E poi c'erano i corsi istruttori della durata di 2 (DUE mi pare) anni ecc.ecc.
Niente di obbligatorio per carità, uno poteva pure pagare giusto le cose essenziali e venire solo in palestra... d'altronde tenere la cintura bianca a vita più che un fastidio estetico porta ad un fastidio di noia, perché non accedi ai livelli più avanzati del programma.
Gli stages non erano obbligatori, alcuni erano facoltativi, ma altri erano caldamente consigliati (almeno un paio annuali, quelli federali). Non c'era una raccolta timbri come i punti al distributore, ma anche lì un certo percorso certificato era caldamente consigliato, perché poteva succedere che agli esami ti controllassero la frequenza a queste manifestazioni. E non tutti gli stages davano diritto alla timbratura.
E non entriamo sui discorsi sull'autodifesa, su una visione "filosofica" della pratica e cose simili... perché lì il terreno si fa molto sgradevole e scivoloso. Anche se è chiaro che in una struttura mastodontica e sfaccettata come quella di cui parliamo si trovano molti metodi e molti obiettivi diversi, dall'insegnante supersportivo e superfriendly a quello più paternalistico e filosofeggiante.
Comunque puntualizzate queste cose su cui hai posto l'attenzione accennando anche a nomi o iniziali, torno a dire che il senso del topic non è quello di screditare questo o quel Maestro, o questa o quella Federazione, ma piuttosto analizzare il formarsi di certe dinamiche in ambito marziale e sportivo in generale, che come si vede anche da altre esperienze si possono trovare in molti contesti.
Spero di aver fornito una risposta soddisfacente, e ne approfitto per mandarti un abbraccio virtuale, perché si può cambiare punti di vista ma la stima per le persone che si reputano corrette rimane.