Saburo, visto che chiedevi di altre esperienze.
Per dieci anni io sono stato a stretto contatto col mio sensei dalle 2 alle 3 volte a settimana. Ho avuto sempre ottimi rapporti con lui pur avendo un approccio relazionale un po' differente da quello di molti altri.
Terzo genitore, mentore e importantissima figura per il mio sviluppo non solo marziale... ma sempre essere umano. Rispetto massimo ma non deferenza e ossequio quindi.
Non faccio mistero che si è instaurato un rapporto maestro - allievo profondo, non dico privilegiato ma speciale, e che ha lasciato tracce indelebili. Frequenti poi i suoi inviti a studiare, a frequentare altri corsi e approfondire. Ho imparato e ancora oggi imparo il valore del reigi ricordando le sue lezioni. Reigi che non è una serie di rituali vuoti e di ossequi esteriori, si tratta di gesti di cui conosco esattamente il significato profondo.
In seguito, per motivi prettamente logistici e lavorativi mi sono trovato a dover abbandonare il corso, e da lì intraprendere la mia personalissima strada, prima da solo, poi con il mio secondo sensei, e via via fino a ora.
Qualche tempo addietro, ho avuto modo di partecipare ad un raduno aperto in cui, dopo tanto tempo l'ho rivisto. Io ho partecipato a un solo stage in tutta la mia vita, pochissimissima attività federale e attualmente non sono più nemmeno tesserato da anni... onestamente sono andato lì con il solo intento di vederlo, senza aspettarmi nulla, e pronto anche a essere magari un po' snobbato o maltrattato.
Ovviamente ha saputo stupirmi ancora una volta, accogliendomi calorosamente (a modo suo, ma calorosamente) e riconoscendomi un apprezzamento non formale ma preziosissimo, che mi ha dato una grande energia e una spinta ancora forte nel migliorarmi, a modo mio, rimanendo in eterno un suo allievo.
Oggi come oggi obiettivamente non si può dire che faccio esattamente quello che fa il mio sensei (ma quanti lo fanno...?).
Ho studiato il Kakuto Karate, ho fatto un poco di lotta (con scarsi risultati) ho iniziato a studiare in modo serio la preparazione atletica. Rimangono tuttavia tantissimi elementi tecnici che ho conservato e soprattutto rimangono presenti i precetti che vanno oltre la tecnica che mi accompagnano da sempre, e fanno parte della mia maturazione e del mio carattere.
Tornassi indietro, vorrei avere ancora i suoi insegnamenti... sebbene affiancati a un'impostazione anche più moderna e ovviamente di una formazione atletica che non avuto. Ma mi rendo conto che per avere tutto questo, avrei dovuto fondere almeno 3 o 4 menti in un unico corpo, o per lo meno disporre di un team di insegnanti che pare ben poco fattibile.
Di qui il mio orientamento, cerco una fusione alchemica per essere l'insegnante che avrei sempre voluto avere. Su una certa area il mio primo sensei è ingrediente importante della forumla.
Tutto questo per dire che, sebbene sia cresciuto presso un
maestro, nel senso più ampio del termine, onestamente non penso di essermi mai assoggettato alla sudditanza psicologica nei suoi confronti.
Mi rendo conto che questo è ciò che dicono tutti
ma la prova penso stia proprio in quello che ho scritto e in quello che faccio. Quanti
non assoggettati allievi di arti marziali hanno una per lo meno vaga idea di come si periodizza un mesociclo di forza?
Potrei fare degli esempi (che non farò in pubblico) di come invece altre persone abbiano vissuto un rapporto molto più "sudditevole". Per questo motivo, ritornando al discorso che ho fatto prima e alle considerazioni di Giorgia, certe dinamiche vengono alimentate sempre da un meccanismo simile al meccanismo di domanda e offerta.