Provo a dare un contributo.
Che, N.B., non vuole assolutamente essere uno spalleggiare una posizione piuttosto che un'altra. Solo un contributo dettato da un'esperienza personale.
A Karate si faceva tutta la procedura di saluto, all'inizio ed alla fine. Riconoscevo, all'epoca, la sua necessità, il suo senso, ma non tanto a livello pratico ma quanto come procedura/tradizione caduta dall'alto e quindi "va fatto". Poi va beh, con il fanatismo da piccolo samurai brufoloso tardoadolescenziale lo prendi anche sul serio, ti senti un guerriero dei maccheroni e tutte le questioni che conosciamo tutti si attivano in quell'ambito.
Poi personalmente non ho mai sentito queste procedure come una schiavizzazione, ma io ero anche dentro un piccolo gruppetto con un insegnante piuttosto tranquillo. Non ho mai provato lo straniamento dei grossi gruppi.
Comunque, col tempo, succede quel che succede e sapete tutto ciò che inevitabile fine fa.
Poi passo al Jiu Jitsu, ed anche lì cosa mi trovo? SALUTI ED "OSU" (ovviamente se scritto, scritto "OSS").
Il BJJ è un po' un'arte bastarda, perchè si vanta di evoluzioni ecc, poi però prende tradizioni che a malapena gli appartengono e sembra scimmiottarle. Ho onestamente il dubbio che tutto ciò derivi dall'estrema fissazione per religiosità e liturgia dei Sudamericani ma, non ho in mano dati veri e propri che possano supportare questa ipotesi. Solo impressioni personali. (P.S. Con gli Oss saltano fuori i brasileri, il mio maestro italiano e relativi istruttori non l'hanno mai usato).
Qua però succede una cosa.
Nel Karate ti fai i tuoi tre saluti: al maestro, al dojo, ai compagni. Stai dove sei, dojo kun, tre inchini, arrivederci.
Nel JJ ci fanno salutare, sul posto, solo il maestro. Poi iniziamo a girare e salutarci battendo le mani e/o anche abbracciandoci. TUTTI. SEMPRE. Questo è proprio un rituale, lo facciamo ad ogni lezione, stage, ecc.
Ma dov'è la differenza?
E' che alla fine, invece che salutare qualche fantomatico caposcuola che è morto 50 anni prima del mio concepimento, o il "dojo" ("Grazie parete di legno, per aver supportato i miei urlettini! OSU!"), io saluto e ringrazio guardando negli occhi il mio maestro, che mi ha insegnato, e tutti i miei compagni. Ci passiamo uno ad uno, sudati, distrutti, con l'occhio spento, ma il sorriso.
Quei saluti sono SENTITI. Perchè quelli di fronte a me si sono scassati quanto e più di me, per imparare ma soprattutto per far imparare me, ed io loro.
Senza nulla togliere ad altri, il modo in cui sento QUEI saluti, QUEL rituale, è tutta un'altra cosa.