Teniamo presente che più la cosa è "contenuta" nel tempo e più i divari di "condizione" (aerobico, lattacido, quant'altro) incidono meno se parliamo di uno molto allenato e di uno che semplicemente lavora pesante fisicamente.
I gap, grossi, si sentono in certe situazioni a livello di forza isometrica ed esplosiva (se parliamo di lotta ).
Poi ovviamente c'è il discorso tecnico ma anche lì, bisogna contestualizzare.
Seguivo il discorso da un po'. Credo che la "faticaccia" sviluppi appunto caratteristiche fisiche strettamente funzionali al tipo di sforzo e di impiego che si fa del proprio fisico. Pensate alle milioni di persone del mondo magari in asia, o in sud america che fanno lavori mortali e massacranti vivendo una vita assimilabile a quella che avremmo vissuto noi nel medioevo. Ecco, in genere sviluppano una muscolatura appunto "funzionale". spesso sono piccoli, solidi, ricurvi e sollevano in spalla qualcosa che noi probabilmente solleveremmo in 2. Questo non significa che un thailandese che lavora al porto e beve e fa a botte come se non ci fosse un domani, messo sul ring con un Thai Boxer, non andrebbe giù in pochi minuti. Anzi.
Così come chi fa il muratore sviluppa un fisico e delle caratteristiche funzionali a quel tipo di lavoro, un atleta che pratica sport da combattimento svilupperà un fisico e delle caratteristiche funzionali ad esplodere colpi potenti, a muoversi, a schivare, e ad assorbire.
Poi arriva il discorso Viuulenza e cattiveria. Vi parlo della mia esperienza. Come sapete in media l'ambiente della Boxe non è propriamente quello più "santarellino" di tutti. Sopratutto in alcune palestre del Sud come quella che mi ha formato (classe anni 60-70, vecchio stampo) è facile incrociare i guantoni con gente che ha Padre Pio tatuato sul pettorale e una goccia nera sullo zigomo (letteralmente). Personalmente ho avuto modo di allenarmi con ingegneri e operai, così come con muratori, poliziotti e gente che entrava ed usciva dalle galere. Addirittura molti degli agonisti che andavano a formare le squadre giovanili di punta della palestra erano ragazzini delle case popolari che come hobby se ne andavano in giro il sabato sera a sfondare la faccia a qualcuno in gruppo. Proprio perché insomma è più facile coinvolgerli nell'attività agonistica senza che si facciano tutti quei pipponi che in genere subentrano nelle menti di noi bravi fanciulli
I galeotti: in media sui 30-40 anni. Solidi, indolenti e incattiviti. La differenza sostanziale era nel fatto che, mentre un novizio qualunque poteva impiegarci anche 10 sessioni di sparring per prendere il coraggio necessario ad iniziare a rispondere ai colpi in maniera concreta, costoro menavano come fabbri senza problemi dal primo istante ed erano così carichi d'adrenalina da non sentire praticamente i colpi. Questo perché? Perché come già detto crescono con un altro tipo di mentalità. Sono abituati a darle, sono abituati a prenderle. A loro non importa veramente nulla se chi hanno di fronte si fa troppo male (con tutti i problemi che ciò comporta in una palestra). Non glie ne importa nulla quando sfasciano qualcuno in mezzo alla strada per un ipotetico sguardo, figurati su di un ring se hanno l'autorizzazione a farlo.
Questo ovviamente ha una sua "utilità" se messi davanti a dei novellini. In contrapposizione alla loro predisposizione naturale a menare spesso sono difficilmente domabili dal punto di vista tecnico, insomma a volte ci mettono un po' di più ad assimilare tattiche e strategie perché obnubilati dalla "cattiveria". Inoltre ho visto in allenamento che, messi davanti ad avversari molto agili e mobili, la loro "modalità Berserker"
li portava ovviamente a cuocersi per finire a boccheggiare senza fiato dopo pochi minuti e a farsi gonfiare come zampogne. Perché poi ovviamente, tosti per tosti, ma ricordiamo che sono sempre uomini pure loro.
Quindi qual è secondo me la vera unica differenza? Non credo abbiano superpoteri o siano più resistenti di un atleta o più forti. Solamente si affacciano ad una disciplina di combattimento avendo già dentro di loro quella "sfrontatezza" e sicurezza davanti alle botte e al fare male e al farsi male, che un atleta qualunque raggiunge dopo tanto tempo e tante mazzate e che rimane comunque ben diversa da quel tipo di natura.