L'associazione non voleva essere tanto dispregiativa, quanto volta a voler evidenziare una certa mentalità diversa fra le due discipline. Per cui abbinare alle tecniche e alla mentalità tipica e comune di tutte le discipline israeliane "a mani nude" alla pratica armata delle arti filippine, può essere decisamente scomodo e poco armonioso accorpare i principi di due pratiche che puntano ognuna su una diversa mentalità.
Mentre invece si può meglio sposare con altre tecniche e strategia concettualmente ben più simili.
In realtà la frequenza e la lunghezza dei miei interventi dipendono principalmente da quanto mi interessa e incuriosisce l'argomento (da cui parte poi il mio OT
) e soprattutto dal tempo/voglia che ho a disposizione di loggarmi e mettermi a scrivere.
Ci sono un paio di misunderstanding clamorosi riguardo le am filippine.
Il primo è scorporare la pratica armata da quella disarmata e pensare di andar far kali per integrare il repertorio filippino armato disinteressandosi del bagaglio a mani nude “perchè tanto per l'aspetto a mani nude pratico già la disciplina x” e spesso chi parte da questi presupposti di am filippine finisce dopo qualche mese per pensare di aver capito tutto senza averci capito una fava.
Un esempio classico di questa categoria sono i praticanti di una/due discipline che non riescono a mettersi d'accordo neppure tra di loro sull'abc della disciplina che praticano/insegnano a mani nude. Pontificano sull'aspetto armato, cercando di darsi un tono basandosi su pezzi di carta igienica dove c'è scritto il loro nome a fianco di quello di una disciplina filippina, senza sapere neppure di cosa stanno parlando, per non parlare dell'aspetto a mani nude del sud-est asiatico di cui conoscono a malapena l'esistenza.
In parte la “colpa” può essere attribuibile anche a un certo modo frequente di proporre le am filippine, ossia avendo una progressione scolastica di trattare temporalmente prima bastone doppio, bastone singolo poi le mani nude, infine il coltello e altre lame/armi. Dal lato opposto è “colpa” anche dell'ignoranza e fortunatamente della poca abitudine in materia di violenza e combattimento degli allievi, della persona media e che si sbatte poco a impegnarsi in prima persona a capire e usando le proprie forze e a ragionare con la propria testa durante l'apprendimento.
Il secondo equivoco riguarda proprio il maneggio di armi e lame delle am filippine, la pretesa del volere tutto e subito e la credenza di ottenerlo. Per la stessa progressione di argomenti che accennavo prima non è affatto detto che si impari sul tema specialistico fin da subito. Anche se dopo 3 mesi in palestra puoi tranquillamente fare un esercizio coltello vs coltello o coltello vs mani nude non è detto che lo scopo del drill sia imparare a usare realisticamente una lama.
Per esempio un mesetto fa ho sentito un insegnante affermare che faceva fare spessissimo sparring con il coltello a un suo allievo che fino a pochi mesi fa era un professionista del UFC, atleta per gli scopi del quale quindi non serviva per nulla saper usare combattivamente una lama o difendersi da essa. Infatti gli faceva fare questo gioco semplicemente come modo per dargli uno stimolo adeguato a migliorare la sua mobilità nel footwork.
Per quanto difficile per noi occidentali da “digerire” razionalmente più passa il tempo più sto riscontrando che la progressione di argomenti classica ha un suo perché pratico per l'approccio filippino, in cui al l'aspetto tecnico si dà molto meno importanza alle tecniche in sé rispetto ad altre discipline, israeliane comprese.
Per la persona media neofita è però decisamente meno impegnativo mentalmente e decisamente più rassicurante il metodo didattico israeliano, dove viene proposta una situazione e la relativa sequenza da seguire pedissequamente, “perchè è la migliore soluzione possibile che abbiamo trovato”. L'allievo deve solo eseguire come un robottino le indicazioni, senza neppure pensare a nulla, tanto come per le truppe dell'esercito ci sono i suoi superiori a decidere al posto suo.
Altro equivoco è proprio sull'idea di knife fighting nelle am del sud-est asiatico, che non è affatto inteso principalmente come duello armato vs armato, anzi è orientato come applicazione soprattutto coltello vs mani nude (in cui il praticante può rivestire in entrambi i ruoli).
Sul mindset, nonostante una parziale e/o apparente "civilizzazione" degli insegnanti, in caso di necessità d'ingaggio, l'idea di eliminare fisicamente nel modo più veloce possibile la minaccia/avversario è una costante indipendente dal fatto di chi sia armato o meno e come. Mentalità e aspetto tecnico sono collegati fortemente tra i vari tipi di situazione.
Il core mentale e tecnico è unico per tutta la varietà di situazioni armate, disarmate e miste. Cambiano solo il modo di adattarlo ai diversi scenari possibili. Il motto one mind, any weapon sembra scritto su misura per le am del sud-est asiatico.