Rieccomi...
Stiamo diventando molto Meg e Tom in C'è post@ per te.....
E il dramma è che live ci metteremmo "d'accordo" in due secondi.
Condivido assolutamente sia il fatto che cominciamo a sembrare i protagonisti della commedia che hai citato
sia che probabilmente dal vivo potremmo trovarci in breve d'accordo e notare maggiormente i punti in comune o simili.
D'altra parte però se non cerchiamo ogni tanto anche di evidenziare e di soffermarci su differenze o sfumature diverse di punti vista delle discipline o anche meramente personali, perderemmo secondo me l'opportunità offerta dal forum come mezzo per alimentare il dialogo, e attraverso gli interventi altrui capire qualcosa di più di realtà diverse dalla nostra
[1] e altrui trovare nuovi spunti di riflessione ed eventuali nuove domande, dubbi e perplessità riguardo il nostro rispettivo “orticello” che ci possono aiutare per cambiarlo o farlo crescere meglio in futuro.
Non è benaltrismo ma io ho molto ben presente la realtà delle arti marziali giapponesi e siamo davanti davvero a un abisso...ecco, lì posso capire il tuo discorso di mondi diversi ma altrimenti...
Ho di certo meno esperienza sia diretta sia indiretta di te con le am giapponesi, sebbene abbia comunque intravisto nelle stesse già una bella differenza tra l'impostazione italiota da quella estera, ma sinceramente l'approccio di schematizzazione iniziale delle discipline israeliane per mia percezione di affinità me le aveva proprio fatte accostare come paragone più calzante nel panorama degli stili marziali.
Poi per il mio approccio ciò non implica affatto che un modo sia meglio di un altro in assoluto ma piuttosto che sia da comprendere e valutare a chi è rivolto come target, alla relativa contestualizzazione, considerandone pregi e difetti e per una scelta individuale quanto sia più incline alla personalità del singolo individuo che potenzialmente lo praticherà/seguirà.
ha proprio la valenza importante di introdurre un concetto/principio biomeccanico (fissa questa di Moni Aizik)...............
.........Posso riconoscere che poi noi operiamo se vuoi una riduzione ai minimi termini o selezione delle opzioni in base ai nostri criteri o a valutazioni statistiche ma questo avviene di fatto in maniera tendenzialmente rigida all'inizio per poi diventare un concetto più malleabile quando lo studente conclude quello che consideriamo il blocco di programma "foundational".
Leggo con piacere la tua affermazione dell'insistenza di Aizik e nel CKM sui concetti biomeccanici. Da quanto vedo come risultati nei praticanti di am/discipline israeliane non ne attribuisco ad esse quest'importanza di espressione e applicazione costante di questi linee guida come prerogativa caratterizzante dei sistemi di questa origine o sviluppo dell'area geografica mediorientale.
Come esprimevo in interventi precedenti per un confronto interstile in questo caso prendo in esame praticanti che erano tabulae rasae in campo marziale dopo un paio d'anni d'esperienza in un sistema.
E' ovvio che se guardo Nardia, con il suo evidente background marziale nel km/kapap come in altre arti marziali il discorso cambia e come abbia metabolizzato i concetti si noti a parer mio con molta chiarezza!
La differenza di approccio che noto tra i macrosistemi è proprio sul programma “foundational”. Nel km e cugini noto “defense against x, y, z” intese come applicazioni e sequenze standardizzate.
Nel kali e parenti sono elencati esercizi (che possono pure variare da una scuola/stile e l'altra/o) ma anche quando sono citati “defense against x,y,z” ma non intesi come applicazioni o sequenze mnemoniche ma piuttosto come drills o contesti in cui applicare e dimostrare l'apprendimento dei concetti, le meccaniche, i movimenti base.
Interessano relativamente le combinazioni o le applicazioni/sequenze in sé, tant'è vero che può capitare tranquillamente che le sequenze di difese non sono neppure standardizzate, cosa invece molto meno concepibile per i programmi delle discipline israeliane.
La tua valutazione della 360 non la capisco ...è più da KM che nostra ma per come la vedo io è cmq uno strumento che, reattività a parte, cmq insegna a rispondere a una serie di minacce trasversali.
Sulla 360 dicevo banalmente che se confronto il riassunto didattico iniziale sul tema di difesa trasversale di colpi su varie linee d'offesa, paragonato alla coincisa modalità filippina
[2] per intenti di dp in tempi brevi, ai miei occhi il km non brilla per le tanto decantate doti di sintesi, semplicità e velocità di apprendimento. Sintetizza in 7/8 azioni quello che altri riassumono con semplicità, chiarezza e maggiori versatilità e potenziali vantaggi in massimo 4 movimenti.
Relativamente alla mia citazione di Peccini e tua conseguente valutazione l'avere un background di un certo tipo per me, in quel caso, era e resta un non fattore trattandosi della soluzione di uno scenario complesso armato.
Sulla citazione di Peccini continuo a non concordare. Per te la sua esperienza è un non fattore per il contesto in cui l'hai visto improvvisare. Per me quando le meccaniche sono assimilate fortemente, con una minima capacità logica, spesso legata anche solo al semplice buonsenso, del valutare la scaletta di priorità per lo scenario specifico i risultati auspicabili diventano più facilmente ottenibili di quanto si possa pensare a priori.
Potrei citarti fatti freschi di ieri sera, ma per non dilungarmi oltremodo ti risparmio esempi specifici di questa mia frequente constatazione diretta in palestra.
Della nostra potenziale divergenza su Peccini penso che ce ne possiamo comunque fare una ragione e continuare rispettivamente a vivere serenamente. Del resto a differenza di c'è post@ per te del lieto fine romantico non interessa a nessuno di noi due!
Ho sempre detto, e credo di non essere il solo su questi lidi, che per chi ha un certo metro, le soluzioni proposte dagli israeliani sono esteticamente inguardabili e diffido tutt'ora di tecniche che, se ho ben chiaro il tutto, sembrano bellissime a vedersi.
Guardando fuori dal mio orto, il famoso e famigerato Idan Abolnik, giuste o sbagliate che siano, è bruttissimo a vedersi...ma è quella la realtà e non ci sono cazzi.
Credo di non aver mai commentato Abolnik e mi limito a dire che finora “non gode della mia stima marziale” (cit.), tant'è vero che nonostante il (passato) legame mi incuriosisce più Peccini dell'israeliano residente in South Africa.
Sull'”estetica inguardabile” ci sarebbero distinzioni e domande da fare perché come “filippini” e “israeliani”, ma che io sappia non solo loro, hanno in comune il seguente punto
...confermo però che certe cose non vengano dette...e nel caso degli israeliani è una norma di comportamento....
d'altra parte anche ai filippini non frega nulla di essere belli visivamente.
Ciò non toglie che in maniera non voluta negli stili del sudest asiatico le esecuzioni delle applicazioni (quindi escludendo a priori le versioni “penchak” dei bersilat e le ram muay dei nak muay) dei praticanti con un minimo di esperienza di norma sono tutt'altro che esteticamente inguardabili.
Casualmente e per mio gusto personale la cosa mi richiama il paragone iniziale tra israeliani con giapponesi e il sopracitato “chunner”.
In realtà per mio gusto estetico-marziale non è sempre neppure vero che gli insegnanti di km mostrando il loro repertorio siano sempre inguardabili ma vista la lunghezza dei miei interventi se non ci arginiamo con il discorso estetico rischiamo di finire di scriverne a inizio, se non a metà, 2015.