4 colpi popolari tra i combatives ma inutili

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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #45 on: December 11, 2014, 15:59:05 pm »
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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #46 on: December 11, 2014, 15:59:51 pm »
0
Il dato è un combinato del curriculum CKM, sul quale non ho parola oltre un certo punto, che non lo prevede e della mia esperienza marziale.
E' un colpo molto complesso dove i rischi sono imho più dei benefici essendo assolutamente funzionali sulla stessa direttrice gli schiaffi o l'interno dell'avambraccio.

Si si, immaginavo che ci fosse anche la questione "scuola" :)
gli schiaffi (ma anche le palmate) in linea circolare in effetti sono notevoli,il gesto e' simile, solo ho paura per le dita.

Secondo me sopratutto quelli indirizzati al corpo sono una risorsa difficilmente sostituibile.
Peccato che la stupidità non sia dolorosa.
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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #47 on: December 11, 2014, 16:00:14 pm »
0
Noi abbiamo il liver shot come lo insegna Bas ma ho difficoltà a considerarlo un gancio.

per l'appunto, si e' una necessita' :)
Peccato che la stupidità non sia dolorosa.
(A. S. LaVey )

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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #48 on: December 11, 2014, 16:22:19 pm »
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https://www.youtube.com/watch?v=8vjZ7x-dAzo#t=134
Se somiglia a questo, lo puoi tranquillamente classificare come body hook :thsit:
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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #49 on: December 11, 2014, 16:50:17 pm »
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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #50 on: December 11, 2014, 19:18:04 pm »
+1
Alt....
Io nn parlo di principi...io parlo di colpi....
Io non insegno ufficialmente igancio cs ma la biomeccanica del movimento la trovi para paranello schiaffone.
A me la parola “principi” in campo marziale non sta molto simpatica perché -non è il tuo caso-  è spesso tirata in ballo da qualcuno per prendere una china verso l'etereo e il filosofeggiante.

Come scrivevo abbiamo probabilmente concezioni di base diverse sull'aspetto tecnico didattico per me catalogazione delle linee d'offesa e relative catene cinetiche , le opzioni riguardo le superfici con cui posso impattare e le loro differenti misure, la plausibilità (per geometrie che aumentano l'efficienza delle azioni) di interazione con l'avverso, le  occasioni propizie da riconoscere intuitivamente e d'istinto da parte del praticante, dopo un minimo di familiarità, abitudine al riconoscimento della priorità delle minacce e rischi nelle varie situazioni per me sono le regole tecniche che governano il contesto combattivo ad ampio spettro.

La trasmissione e di conseguenza l'assimilazione di questi concetti dei praticanti e l'autonomia dell'individuo nel loro impiego pratico sono per me l'obiettivo primario del corso e della mia disciplina e soprattutto pure i fattori di giudizio con la quale si giudicano i risultati dei praticanti, auspicando/”pretendendo” miglioramenti progressivi dai primi giorni o settimane fino a quando il praticante avrà eoni di pratica.

Per me questi sono i fattori di giudizio che compongono  l'aspetto tecnico e il “modo di muoversi” generale più della lista, più o meno ridotta che sia, delle tecniche/applicazioni della quale nel macrogenere di discipline come  la mia se ne infischiano bellamente tutti.
Gli unici che si preoccupano nel mio tipo di disciplina che si preoccupano maggiormente delle applicazioni proposte (la cui finalità è volontariamente quella di far migliorare la comprensione inconscia dei fattori menzionati sopra   nella pratica didattica sono i principianti.
L'impostazione di base con un forte attaccamento/importanza data alle tecniche/applicazioni catalogate didatticamente in modo piuttosto restrittivo per i miei canoni è la differenza più sostanziale con i sistemi come il mio e l'aspetto che mi piace meno delle discipline israeliane e  di alcuni sistemi di dp. 
Tornando più strettamente alla selezione dei colpi fatico a comprendere per esempio la necessità di selezionarne alcuni, escludendone quindi altri. Comprendo benissimo la necessità obbligata del dover fare le nozze coi fichi secchi in relazione ai mezzi a disposizione e al tempo.
Ma nel caso specifico se riesco tranquillamente io - che come si evince dalla lunghezza dei miei interventi non sono un genio   della concisione e stringatezza comunicativa-  a far stare in una lezione la spiegazione dei concetti sopra accennati  mostrando e facendo provare un repertorio che oserei definire abbastanza completo ed esaustiva, di tutte le modalità di colpo (per lo meno portati con la parte superiore del corpo) fatico  a giustificare la mancanza di tempo come motivazione.
Di certo la classe, dopo la lezione dedicata al mio “spiegone” sullo striking a mani nude (e i relativi richiami/ripassi/ripetizioni successivi), non avrà metabolizzato tutti i colpi  ma ho la coscienza tranquilla di aver dato ai ragazzi i mezzi per digerire e assimilare, anche in parte con l'autoanalisi in relazione alle istruzioni avute, le corrette esecuzioni tecniche nel tempo dedicato all'allenamento successivo in palestra come in altra sede. 
Con una metafora biblica in palestra alla gente bisogna dare i mezzi per imparare a pescare in autonomia dal mio punto di vista. L'autonomia è pure indice di responsabilità individuale per il proprio miglioramento.
Anche volendo uniformare l'aspetto tecnico “per tutti”, comprendo che l'ipotetica ragazza, ma pure l'uomo in versione tascabile, con le manine da piano possa per esempio essere più indirizzato su colpi meno rischiosi per evitare danni alle proprie mani, ma l'escluderne a priori altri può per rovescio dalla medaglia precludere la soluzione ottimale e più efficiente per altri come il praticante a fianco che si ritrova “mani ad incudine”.
Un altro esempio ancora può essere  per esempio prediligere colpi più agevoli per  tattiche da outfighting o da infighting ed escludere a priori le une a favore delle altre. Il “per tutti” vuol dire avere un'impostazione consona a sottolineare le caratteristiche positive e limitare i difetti di ciascuno, in base a costituzioni fisiche e caratteriali.
Faccio fatica ad accettare l'idea di selezione tecnica come leggo spesso intesa sul medio-lungo periodo (intendo una manciata d'anni) se a una stringata lista di applicazioni non si affiancano alternative che nascono dalle stesse idee di fondo (ovvero le meccaniche generatrici delle tecniche/applicazioni/soluzioni stesse) ma possono essere in pratica tradotte ed espresse in modi a una visione superficiale molto differenti.

Per esempio mi fa alzare il sopracciglio leggere che la meccanica di pugno a martello/avambracciata è considerata borderline visto che per il mio modo di catalogare il quadro tecnico è biomeccanicamente un movimento sfruttabile in modi, ma pure contesti, molto differenti da quelli accennati sopra, quali per esempio (giusto i primi che mi vengono in mente) gomitata, deviazione, copertura ma anche come movimento cardine di base sfruttabile nel mezzo clinch ed eventuali sbilanciamenti dalla testa.

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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #51 on: December 11, 2014, 22:13:13 pm »
0
Ti rispondo con calma domani ma sulla prima parte credo ci sia un equivoco...
Per me principio è dato concreto....
Esempio il disarmo con arma da fuoco...fuori dalla linea, massimo controllo e disarmo.
Se tu rispetti questi 3 punti non esiste un disarmo sbagliato solo perché non sta nel curriculum...ma chiaramente parliamo di una persona che ha fatto un certo percorso già.
E questo porta al discorso dei colpi...avere una selezione di base non è limitante (a meno che non si parli della famigerata mano di travertino di alcune scuole Combatives) nella capacità di lettura o interpretazione  di una situazione; sai solo che di alcune cose puoi fare a meno...ma non diventi un automa per questo.... :thsit:
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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #52 on: December 12, 2014, 23:41:23 pm »
0
Così ma più stretto.
https://www.youtube.com/watch?v=AXX8dCtkeqQ#
Sì, è leggermente più stretto. Uno shovel hook direi (i più esperti mi correggano nel caso...). Quella traiettoria IMHO è ideale per colpire il fegato se si parte proprio da quella distanza, che in effetti è un po' lunga per il gancio dalla curva più enfatizzata che propone come alternativa non preferita (e da lì grazie al pesce direi XD).
Quello che voglio dire io è che, in buona sostanza, dubito che uno che esegue bene una delle due varianti non possa eseguire bene anche l'altra alla bisogna.
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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #53 on: December 13, 2014, 16:03:35 pm »
0
Se tu rispetti questi 3 punti non esiste un disarmo sbagliato solo perché non sta nel curriculum...ma chiaramente parliamo di una persona che ha fatto un certo percorso già.

Per me il percorso minimo che deve aver fatto il praticante per ragionare in questo modo è solo quello per raggiungere la palestra per le lezioni di prova!  :)

Seppur enfatizzando ed estremizzando volontariamente un pochino le nostre posizioni/frasi, giusto per sottolinearne meglio le differenze di impostazione didattica che io colgo, la diversità di quanto percepisco delle due "correnti" di approccio è proprio sui tempi per l'autonomia dell'individuo, in relazione a contesti e principi.

Semplicemente glielo dico io qual è la prospettiva (l'importanza del "modo di muoversi" rispetto alle applicazioni in sè) secondo la quale la pratica e la progressione didattica è impostata nel mio tipo di disciplina e il mio approccio nel proporre la pratica per il miglioramento tecnico.
Prima l'allievo riuscirà a divenire consapevole  e ad entrare in quest'ottica e per me meglio è, perché potrà riuscire a focalizzarsi meglio sugli obiettivi e le priorità di quanto man mano gli proporrò e spiegherò tecnicamente di fare.

Poi ci potrà volere anche qualche mese per l'allievo (e ci sarà chi riuscirà prima e chi dopo) a fare sua questa forma mentis come costante di base ma considero logico che per ottimizzare i tempi la meta della strada da percorrere sia ben chiara fin dall'inizio.

Da allievo ho avuto quella che forse è una fortuna (anche magari nei corsi di fma stessi) ricevere costantemente spiegazioni esplicite di questo tipo con il senso e le priorità a cui mirare per ciascun esercizio. Ne sono stato molto contento e ne sono ancora oggi grato e di conseguenza uso lo stesso approccio verso gli altri.

Poi sono convinto che a semplificazioni logiche, seppur magari del tutto inconsapevoli e inconsce, ci arrivano da soli la maggior parte dei praticanti di lungo corso anche senza aver ricevuto indicazioni a riguardo. Penso sia un modo fisiologico di elaborare e riassumere una gran quantità di informazioni specifiche del cervello, non solo riguardo am/sdc/dp.

Ma per me l'obiettivo del ruolo dell'insegnante e della codificazione dei sistemi è proprio quello di minimizzare il più possibile i tempi di apprendimento di quello che l'allievo apprenderebbe anche da solo come autodidatta attraverso un'esperienza diretta e specifica più lunga.

Per mio gusto personale preferisco una didattica che cominci all'inizio a focalizzarsi sui concetti/azioni in ottica di scenari un po' più generici/meno particolareggiati ma anche più flessibili e multifunzione, piuttosto che il contrario.
Ritengo che oggettivamente la prima modalità possa offrire più risultati sul medio-lungo termine piuttosto che nel brevissimo periodo e viceversa.

Da qui la mia distinzione precedente tra percorsi a tempo “determinato” (diciamo sotto l'anno) e a termine indefinito (con un minimo sopra il paio d'anni). Come è facile evincere posso comprendere e ammettere una modalità intermedia orientata a risultati a medio periodo (12-24 mesi).

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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #54 on: December 13, 2014, 19:43:33 pm »
0
Si ma io non capisco dove starebbe la diversità in questo caso... :-[
L'obiettivo ultimo mi pare lo stesso....non ho parlato di tempi io, ma di percorso...
Non credo che da voi si possa prescindere, butto a caso, dall'allenarsi sugli angoli fondamentali prima di passare a situazioni più complesse...
Usi una base "codificata" per fare comprendere il principio...poi ovviamente entra in gioco l'allievo.
Io ho gente che il disarmo base lo riesce a eseguire perfettamente dopo due lezioni e gente che dopo un mese è ancora biomeccanicamente impantanata...come faccio a lasciare "creatività" a queste persone?
Sul discorso delle semplificazioni e delle letture dissento....o almeno nel senso che non tutte sono uguali e secondo me è un talento che non è da tutti, nemmeno a livello di istruttori, figuriamoci gli allievi...
Sugli scenari generici per me dipende...a mani nude direi decisamente si, con armi già meno...pistola in particolare...
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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #55 on: December 16, 2014, 15:41:42 pm »
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A mio giudizio personale sembra decisamente più orientata per l'aspetto tecnico ai concetti e alle meccaniche di base rispetto alle singole applicazioni a partire dal primo giorno la didattica  “filippina” o simili rispetto a quella “israeliana”.

Ammettiamo la supposizione per comodità e per facilità di comprensione di tutti che nel mio caso la prima cosa che si veda alla prima lezioni siano gli angoli base col bastone e nei sistemi simili al tuo la difesa da prese al collo frontale, laterale, da dietro. Entrambi le azioni sono mosse da concetti più generali a monte.

Nel caso degli angoli del bastone, aldilà dell'introduzione all'allievo di un lessico/numerazione convenzionale per comodità di linguaggio comune[1], quel che si trasmette è banalmente un modo per cominciare che l'allievo comprenda e familiarizzi con le linee d'offesa, la relativa elaborazione delle percezioni agli stimoli di attacco, le catene cinetiche e la concatenazione/fluidità dei colpi, giusto per citarne un paio.

Sono appunto concetti che si trasferiscono tranquillamente a contesti in cui non si usa il bastone. Oltre che un potenziale strumento da maneggiare per offendere/difendere, il bastone si presta bene ad essere un mezzo didattico perché i concetti siano più chiari ed evidenti al principiante nella spiegazione: essendo un prolungamento del corpo accentua per maggiore ampiezza della catena cinetica e delle linee d'offesa della punta del bastone la visibilità di questi aspetti per il novizio.
Riveste un ruolo scolastico in relazione ai concetti che può essere più importante dell'uso combattivo stesso dell'oggetto. E' il motivo per il quale parto ancora dall'uso dell'olisi singolo e doppio e non mi concentro subito direttamente sulle mani nude: facilitano la comprensione teorica degli allievi e “pulisce” i movimenti che se imparati col bastone sono agevolmente trasferiti in contesto disarmato, mentre purtroppo vale decisamente meno il contrario.

L'importanza delle meccaniche/movimenti/concetti di base trasmessi con olisi doppio e singolo e la trasferibilità di questi a mani nude o con altre armi improprie quali oggetti d'uso quotidiano, da me vengono mostrati e sottolineati subito, già nelle lezioni di prova in modo che chi si avvicina alla pratica ne possa cominciare a capire il senso e la direzione fin dal principio.

Va da sé che quello che è stato sentito a parole il primo giorno venga compreso dall'allievo meglio nei mesi successivi, quando ci avrà sbattuto nella pratica il naso più volte in prima persona.

Nelle varie (scuola che vai combinazione che trovi...) sequenze di difesa da presa al collo delle discipline israeliane questa trasferibilità di meccaniche/movimenti e la priorità esplicita di essi sulle singole applicazioni non la vedo e non l'ho riscontrata.

Per ogni relazione di movimento tra scenari diversi nel km in cui viene detto “questa tecnica dello scenario x è simile a quella dello scenario y” ce ne sono almeno una decina nel mio tipo di disciplina, proprio perché si fonda su un core tecnico flessibile che si trova sempre dappertutto, come la gramigna.

Non discuto che l'obiettivo finale possa essere lo stesso ma parliamo nel caso delle discipline israeliane e simili di lungo periodo (direi almeno 4-5 anni).
Ci credo che tu ragioni più per concetti più che per applicazioni e in franchezza non avevo dubbi in proposito né per te né molte posizioni alte nella “piramide” delle scuole. Ma è pur vero che se mi dici che ragionano così insegnanti che praticano da 10-20 anni e spesso con esperienze significative in altre discipline mi viene bonariamente da risponderti “...e grazie al caxxo!”  XD, ci mancherebbe altro che non fosse così! 

Sul discorso delle semplificazioni e delle letture dissento....o almeno nel senso che non tutte sono uguali e secondo me è un talento che non è da tutti, nemmeno a livello di istruttori, figuriamoci gli allievi...
Intendevo che dopo anni di pratica (qualunque essa sia) ciascuno si crea un modo personale e inconscio/inconsapevole di semplificazioni e letture, anche se non gli sono mai stati forniti istruzioni formali a riguardo.
In altri campi da quello marziale, si è riscontrato essere un modus operandi del cervello umano per immagazzinare  le informazioni in grande quantità in un ambito ben conosciuto dall'individuo.
 1. motivo per il quale avrei preferito scegliere un altro esempio

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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #56 on: December 16, 2014, 16:26:17 pm »
0
"Nelle varie (scuola che vai combinazione che trovi...) sequenze di difesa da presa al collo delle discipline israeliane questa trasferibilità di meccaniche/movimenti e la priorità esplicita di essi sulle singole applicazioni non la vedo e non l'ho riscontrata. "

Senza fare la cosa del chi e dove...
Nel CKM la soluzione in oggetto (sempre più vista in giro... :whistle:) è banalissima...se sei normodotato la impari biomeccanicamente in manco 20 minuti...e biomeccanicamente la esegui da manuale.
Il punto è che a livello didattico con questa tecnica, che cmq va poi allenata e ripetuta, tu introduci discretamente elementi non solo tecnici che poi saranno il pane quotidiano: abitudine al contatto fisico, gestione dello stress collegato, posizionamento ed equilibrio, lettura della situazione, ecc...
Il tutto con l'obiettivo cmq dichiarato di lasciare il più possibile libero lo studente senza meccaniche che in qualche modo lo ingabbino...tutto al più, ma io parlo sempre di principi, lo guidino...
Ampliando il discorso ai cugini...la 360 del KM è uno strumento che non punta a condizionare nelle scelte il praticante, anzi introduce una serie di biomeccaniche che tornano e che sta poi al praticante legare insieme...e infatti a questo è collegato il drill seguente che è il Retzev che è un vero e proprio free flow drill.
Io per carità capisco che forse alcune cose possano apparire rigide ma non è così...
Quando qualche anno fa ho conosciuto Peccini a un corso della Golani, la cosa che proprio mi colpì di lui (e che per me al tempo era in embrione...) fu proprio la sua capacità di improvvisare su cose mai viste applicando i principi base della disciplina e quello che conosceva...
Ora, io non ho metro per giudicare quello che avviene nella macrofamiglia del Kali ma per quella che è la mia esperienza se c'è una cosa che contraddistingue una disciplina israeliana di qualità è proprio la libertà poi...
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« Reply #57 on: December 17, 2014, 18:52:02 pm »
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"Nelle varie (scuola che vai combinazione che trovi...) sequenze di difesa da presa al collo delle discipline israeliane questa trasferibilità di meccaniche/movimenti e la priorità esplicita di essi sulle singole applicazioni non la vedo e non l'ho riscontrata. "

Senza fare la cosa del chi e dove...
Nel CKM la soluzione in oggetto (sempre più vista in giro... :whistle:) è banalissima...se sei normodotato la impari biomeccanicamente in manco 20 minuti...e biomeccanicamente la esegui da manuale.
Il punto è che a livello didattico con questa tecnica, che cmq va poi allenata e ripetuta, tu introduci discretamente elementi non solo tecnici che poi saranno il pane quotidiano: abitudine al contatto fisico, gestione dello stress collegato, posizionamento ed equilibrio, lettura della situazione, ecc...
Il tutto con l'obiettivo cmq dichiarato di lasciare il più possibile libero lo studente senza meccaniche che in qualche modo lo ingabbino...tutto al più, ma io parlo sempre di principi, lo guidino...
Non sono certo neppure di sapere quale sia la vostra difesa da presa al collo.
Avevo visto una vecchia serie di Moni[1] in cui era mostrata una “semibracciata “ ruotando (l'avevo vista anche nel corso di km che avevo frequentato seppur non come difesa primaria da programma).
 
Non discuto che si introducano didatticamente anche elementi che non fanno parte propriamente dell'aspetto tecnico ma la diversità di impostazione progressiva che denotavo era incentrata proprio su quello e non su altro.

Secondo il mio approccio e abitudine vedo sicuramente  dei concetti tecnici a monte della vostra soluzione: aldilà della catena cinetica e della gestione del proprio peso, si basa su una geometria di interazione col polso /inizio avambraccio avverso, in questo caso  la nostra spalla/inizio braccio.
Questa geometria di interazione sfocia spesso nel generale panorama marziale in una chiave articolare al polso che con altra nostra superficie di interazione in un classico del qinna cinese (per esempio io l'avevo vista anche nel taijiquan), ma non solo, e che è un must didattico delle liberazioni classicizzate ai polsi o più inerente al mio tipo di sistema come introduzione tecnico-didattica ai concetti di difesa e detenzione  dell'arma (qualunque essa sia).

Non so  come la si spieghi di solito nel CKM, ma nel km a me (ma neppure agli altri allievi di quel corso e neppure a quelli con cui son venuto in contatto di un altro corso nella cittadina di federazione di riferimento diverso) questa geometria di interazione non è stata spiegata[2].

Per la mia impostazione didattica in cui le applicazioni contano ben poco fine a se stesse ma sono solo esempi, “pretesti” perché il praticante capisca, alleni e metabolizzi i concetti tecnici l'obiettivo della spiegazione sarebbero appunto catena cinetica, gestione del proprio peso e questa benedetta geometria di interazione col polso avverso. La relazione col tipo di leva succitata sarebbe esplicitamente espresso e mostrato con diverse varianti (rimandate a successiva pratica in altro contesto per gli allievi, per esempio è in parte collegato ad alcune modalità di esecuzione “standard” della meccanica del “serpente” a cui anche la “vostra” applicazione è associata) seppur la leva in se non interessi nel frangente specifico per altre priorità.



Ampliando il discorso ai cugini...la 360 del KM è uno strumento che non punta a condizionare nelle scelte il praticante, anzi introduce una serie di biomeccaniche che tornano e che sta poi al praticante legare insieme...e infatti a questo è collegato il drill seguente che è il Retzev che è un vero e proprio free flow drill.
Quando ho visto la 360 del KM sinceramente mi son chiesto: perché codificare/schematizzare 7/8 difese (non ricordo neppure quante sono) con braccio singolo quando con altro approccio didattico basta chiarire l'idea di senso della guardia per esprimere linee guide difensive con arto singolo (compresi le difese dai calci bassi) e come schemi di copertura di base si sintetizza facilmente  con 1-2 meccaniche a due braccia per lato[3] e che sono utilizzabili anche in ottica offensiva essendo strettamente legate ai vari rhino, pensador, etc.?
E' opinione diffusa che le discipline israeliane e simili siano la più adeguata scelta per chi è interessato  alla dp proprio perché sistemi moderni, evoluti e semplici e su linee guide generiche di difesa da striking hanno semplificato meno di vecchi metodi tradizionali di nicchia e con mezzi economici ed organizzativi ridicoli in confronto e ai quali sono spesso associato azioni arzigogolate? 

Ho dovuto youtubbare per cercare di capire cosa intendi per retzev drill. Dopo qualche filmato penso di aver capito cosa si intende ovvero "vuoto" con compagno davanti a bersaglio. E in parte rientra pure il mio discorso sull'aspetto tecnico vedendo i primi video che ho trovato a riguardo. Fatta esclusione per i praticanti di "primo pelo" (riconoscibili subito dal fatto che usavano le cinture colorate), perchè anche in praticanti più esperti (cinturi marroni/nere) le catene cinetiche dei colpi sono latitanti.
Per esempio posto questo https://www.youtube.com/watch?v=1_RhmDsY3b8
Nella descrizione parla di una trentina d'anni di esperienza nel km, ma varrebbe se avesse praticato qualsiasi altra disciplina che preveda lo striking, kali e panantukan compresi. Se dopo 5-6 lustri di pratica mostri combinazioni con catene cinetiche di questa qualità e non stai nè parlando/spiegando a un pubblico nè giocando per cazzeggio davanti a una telecamera, dal mio punto di vista c'è decisamente qualcosa che non va. 
Dopo un annetto al massimo di pratica il ragazzo che pratica savate con un istruttore della mia zona che conosco e di cui ho visto l'esordio sportivo la settimana scorsa nonostante sotto regolamento assalto/light dimostra una comprensione delle catene cinetiche (concetto base tecnico di striking, e non solo) sembra un fenomeno...

Io per carità capisco che forse alcune cose possano apparire rigide ma non è così...
Quando qualche anno fa ho conosciuto Peccini a un corso della Golani, la cosa che proprio mi colpì di lui (e che per me al tempo era in embrione...) fu proprio la sua capacità di improvvisare su cose mai viste applicando i principi base della disciplina e quello che conosceva...
Come scrivevo nel post precedente, ci mancherebbe altro che credo l'allora vertice di una scuola/”piramide” non sia così.
Non conosco Peccini ma fatico a considerare che fosse un praticante con una manciata scarsa di anni di pratica alle spalle  di am/sdc/dp. Se non sbaglio aveva già un solido background marziale alle spalle con orientamento lottatorio prima di avvicinarsi alle discipline israeliane.
In altre discipline da quelle israeliane (am filippine e jkd “concepts”) ho visto diversi praticanti che da tabula rasa in campo marziale dopo 1,5/2  di pratica cominciavano a improvvisare tranquillamente azioni in contesto dinamico e non prefissato. Non erano dei fenomeni o talenti paranormali ma dei ragazzi normalissimi, appassionati e regolari nel praticare per hobby 2-3 volte a settimana.
Da sistemi che sono spesso proclamati come semplici, moderni, evolutamente specializzati e di veloce apprendimento in contrapposizione alle altre discipline mi aspetto almeno gli stessi risultati visti in queste ultime se non meglio, ma di persona non ne sono stato affatto testimone di risultati simili.

Ora, io non ho metro per giudicare quello che avviene nella macrofamiglia del Kali ma per quella che è la mia esperienza se c'è una cosa che contraddistingue una disciplina israeliana di qualità è proprio la libertà poi...
Accetto la constatazione basata sulla tua esperienza, pur essendo divergente dalla mia, dove invece rispetto alla libertà a cui ero abituato in altre discipline mi sembrava di essere, con un paragone da tv series americana, in libertà su cauzione o condizionata sulla parola  con il divieto di non allontanarsi dallo stato/contea.  ;)

Giusto per chiarire, il mio vuole essere un confronto di metodologie/impostazioni non per decretare se uno sia meglio dell'altro ma al massimo perchè siano rispettati e messi sullo stesso piano entrambi. Poi a ciascuno il suo e la libertà di scegliere consapevolmente quale preferire.
Chiacchierando un istruttore di dp in un'istituzione statale, di km per sua personale iniziativa/interesse in veste civile/privata e che aveva praticato un po' di amf con me, mi esprimeva che rispetto al km in cui era stato istruito le amf hanno un mindset con troppa libertà tecnica di azione per la sua forma mentis e indipendentemente dal fattore efficacia questo aspetto lo metteva in difficoltà/disagio. Per lui personalmente è meglio praticare km? Direi proprio di si, non tutti siamo uguali e la pratica deve incastrarsi bene con il proprio carattere  e modo di essere. Non ha più praticato con me di recente, va benissimo così per entrambi e più amici di prima.
 1. non ricordo il nome della minicollana di video ma ricordo che ciascun filmato cominciava con uno spezzone di un divertente corto in cui Moni impersonava il protagonista che salvava la ragazza di turno in un bar e il capo dei cattivi era recitato da un tuo collega istruttore livello 7 o 8, non altissimo ma abbastanza piazzato e credo con forte background di judo/lotta. Nello spezzone della storia a inizio filmato venivano ritratte le applicazioni che Moni  spiegava in palestra durante la successione del filmato.
 2. Neppure nel caso del filmato di Aizik era espressa l'idea di questa geometria d'interazione ma per la mia ottica “filippina” questa lacuna è pienamente giustificata dal medium utilizzato: se uno spettatore vuole imparare quanto nei filmati è accennato deve dimostrare il suo interesse non a parole ma con i fatti, alzando le terga e andando in palestra.
 3. 4 in tutto di cui 2, 1 per lato, considerate primarie perché più flessibili e duttili nel caso in cui non siamo certi che l'attacco avversario sia alto o medio al tronco ed essendo a due braccia anche contro uno avversario sottintendono pure intrinsecamente possibili vantaggi tattici per il proseguimento

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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #58 on: December 18, 2014, 11:00:24 am »
0
Quello è un chunner...... XD
Per il resto, rispondo dopo.... ;)
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Re:4 colpi popolari tra i combatives ma inutili
« Reply #59 on: December 18, 2014, 19:39:35 pm »
+1
Rieccomi...
Stiamo diventando molto Meg e Tom in C'è post@ per te.....

 XD
E il dramma è che live ci metteremmo "d'accordo" in due secondi.
Allora, premessa....io non ho strumenti per giudicare in maniera comparativa la didattica delle AMF e non ho problemi di sorta a convivere con l'idea che queste possano avere una didattica "migliore" ma quello che però mi preme evidenziare è che cmq è come se parlassimo di, mi si conceda il riferimento, di Jenna Jameson e Sasha Grey...non è che la seconda è una collegiale delle Orsoline... XD
Non è benaltrismo ma io ho molto ben presente la realtà delle arti marziali giapponesi e siamo davanti davvero a un abisso...ecco, lì posso capire il tuo discorso di mondi diversi ma altrimenti...
Cercherò di fare riferimento ad alcuni punti più importanti del tuo messaggio ma, per ovvie ragioni, focalizzerò buona parte delle mie valutazioni sulla realtà CKM visto che è quella a cui sono più dentro didatticamente, sperando magari che qualche cugino voglia poi aggiungersi.
Ah...quello che fa il Retzev nel video fa cagare...ma è diverso l'esercizio in sè dagli esecutori, I suppose... ;)
Quel video di cui parli io non l'ho mai visto intero perchè è troppo trash  :sbav: (ma confermo che il barattolo è un collega canadese anche lui della prima generazione di livelli 8 come me)...confermo però che certe cose non vengano dette...e nel caso degli israeliani è una norma di comportamento.... :thsit:
La tecnica di cui parlo io, che non è cmq importante spiegare, però, oltre agli effetti collaterali di cui ho parlato, ha proprio la valenza importante di introdurre un concetto/principio biomeccanico (fissa questa di Moni Aizik) che di fatto è alla base dei principali disarmi con arma da fuoco e arma da taglio (e teoricamente anche da oggetti perforanti/contundenti) ed è una cosa sulla quale si insiste (senza necessariamente dire all'inizio "ehi, questa tornerà presto, restate sintonizzati...") dal principio proprio per questo, essendo tra l'altro poi (e anche qui torniamo alle mie valutazioni) anche una importantissima chiave di lettura di situazioni potenzialmente nuove con conseguente elaborazione di risposte nuove che magari non rispecchiano tutti i crismi che vorrebbe Moni ma che cmq finiscono per essere valide per lo studente x.
E su questa cosa insistiamo tanto.
Posso riconoscere che poi noi operiamo se vuoi una riduzione ai minimi termini o selezione delle opzioni in base ai nostri criteri o a valutazioni statistiche ma questo avviene di fatto in maniera tendenzialmente rigida all'inizio per poi diventare un concetto più malleabile quando lo studente conclude quello che consideriamo il blocco di programma "foundational".
La tua valutazione della 360 non la capisco  :-[...è più da KM che nostra ma per come la vedo io è cmq uno strumento che, reattività a parte, cmq insegna a rispondere a una serie di minacce trasversali.
Posso anche condividere la tua valutazione su Pensador e Rhino (a tal proposito noi infatti parliamo di Rhino Concepts per indicarne la natura ampia e multifunzionale) ma non vedo la cosa in contraddizione con la 360.
Relativamente alla mia citazione di Peccini e tua conseguente valutazione l'avere un background di un certo tipo per me, in quel caso, era e resta un non fattore trattandosi della soluzione di uno scenario complesso armato.
Io quando parlo di capacita di lettura o improvvisazione non faccio quasi mai riferimento a semplici capacità cinestetiche o a doti belligeranti quanto alla capacità di operare la scelta migliore davanti al presentarsi di elementi inediti in base alle conoscenze acquisite.
Buttando un esempio grossolano su una minaccia da coltello a terra, per me non conta quello che magari esegue un movimento in maniera meravigliosa perdendosi pezzi importanti o giungendo a soluzioni dubbie ma quello che mi rispetta i punti logici e mi tira fuori qualcosa che funziona.
Ho sempre detto, e credo di non essere il solo su questi lidi, che per chi ha un certo metro, le soluzioni proposte dagli israeliani sono esteticamente inguardabili e diffido tutt'ora di tecniche che, se ho ben chiaro il tutto, sembrano bellissime a vedersi.
Guardando fuori dal mio orto, il famoso e famigerato Idan Abolnik, giuste o sbagliate che siano, è bruttissimo a vedersi...ma è quella la realtà e non ci sono cazzi.
Ma, concludendo, non posso che trovarmi d'accordo con te quando fai l'esempio del mindset e della connessione disciplinare...dico da anni che, anche all'interno della stessa macrofamiglia dei sistemi israeliani, una disciplina è come un vestito...ognuno deve sentirsi a proprio agio con quello che sceglie.
« Last Edit: December 18, 2014, 19:52:02 pm by Spartan »
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