Scusate il mio tardivo intervento in relazione allo svolgere della discussione ma ho dovuto trovare il tempo per mettermi a scrivere alcune mie considerazioni da una prospettiva forse un po' differente da quelle esposte finora seppur tendenzialmente non del tutto in contrasto con le opinioni che avete espresse.
In relazione alla mia arte marziale tradizionale, seppur non la inquadrerei affatto tra le “classiche”, da sempre votata principalmente allo street fighting e il cui mindset mette sempre in conto l'eventualità di armi e superiorità di numero da parte degli aggressori (non solo dall'inizio ma anche in corso d'opera dello scontro), ho considerato il contesto duellistico/rituale a mani nude da una prospettiva abbastanza diversa da quelle da voi menzionate.
Mi sono chiesto semplicemente a quali aspetti tecnici o tattici dovrei dare più importanza se mi interessasse principalmente le applicazioni in contesto 1 vs 1 disarmato. Provo ad accennarne i primi che mi sono venuti in mente:
- la posizione di guardia. In contesto di puro striking disarmato e contesto sportivo potrebbe venire decisamente comodo adottare una posizione di guardia più defilata, per offrire meno bersaglio lecito possibile all'avversario, come dato infatti più risalto nel pugilato o, aggiungerei per mia praticata pregressa, il jkd.
In merito alla posizione di guardia considererei la “coperta meno corta” di quanto faccio ora normalmente, proprio perché un regolamento che vieta quasi sempre colpi alla schiena e alla nuca, ridurrebbe la superficie che devo considerare da proteggere al parte frontale del mio corpo dovendomi preoccupare meno di tattiche e footwork avverso volto a colpire questi bersagli.
Riguardo allo scontro multiplo, ritengo che la posizione più defilata nei confronti di un avversario offre meno bersaglio a lui ma molto probabilmente ne offrirà invece molto a uno o più dei suoi “compagni di merende”, considerando che non necessariamente si partirà con gli aggressori alle nostre ore 1 e 11 ma dovremo prendere in esame anche molti altri diversi posizionamenti degli opponenti al momento in cui si darà fuoco alle polveri. Del resto anche nell'1vs1 non rituale non possiamo confidare che il primo attacco a cui saremo sottoposti avverrà da avversario alle nostre ore 12.
Dovrei pure dare più importanza di quanta ne abbia, ahimè, sempre personalmente data alla posizione di guardia in sé fin dal preingaggio invece di essermi sempre preoccupato del senso della guardia piuttosto che alla posizione e alla sua struttura in sé. Avrei quasi escluso in passato e ridurrei in ottica presente e futura il partire volontariamente negli esercizi da posizioni decisamente scoperte rispetto alla maggior parte delle guardie standard degli sdc, non tanto per mio masochismo nell'espormi a maggiori rischi e subendo un maggior numero di colpi, ma partendo dal presupposto la probabile eventualità che “in strada” l'attacco possa essere improvviso, non sempre prevedibile e anticipato da chiari segnali premonitori e che si possa non avere neppure il tempo di abbozzare neppure uno stralcio di guardia dissimulata. Figuriamoci se confido molto di poter partire da una posizione di guardia vera e propria come in palestra!
Come si evince facilmente da quanto scritto poco sopra per mio carattere e mia modesta logica per la mia pratica non ho mai neppure considerato troppo come street fighting i più comuni e frequenti, ma anche più facilmente evitabili rispetto ad altri scenari, regolar tenzoni testosteronici “stradali” a mani nude. A questa mia scarsa considerazione di questo aspetto sicuramente ha giocato un buon ruolo anche l'ottica del contesto di origine della mia disciplina dove per una banale lite se non si può evitare lo scontro si prende fortemente in considerazione di estrarre e usare il coltello (anche se l'opponente è disarmato e pure se siamo in 3-4 contro di lui). Per quanto questo mindset tradizionale sia fortemente da limitare per gli aspetti legali della difesa personale nel moderno contesto italiano in profondità pervade comunque ancora la mentalità combattiva della disciplina di cui l'aspetto tecnico è figlio naturale.
- la fase di studio e la remunerativa abilità di sfruttare lo studio dell'opponente in contesto duellistico. Credo ci sia poco da argomentare e spiegare a riguardo per ovvietà. Nello sparring e nel confronto rituale questo aspetto riveste un ruolo di buona importanza mentre nella mia disciplina per diversa finalità ne ha molto meno in generale considerando che in ambito di applicazione sarà buona o cattiva la prima contro uno o più avversari di cui non sapremo molto probabilmente quasi nulla.
- il jab. E' previsto il suo studio da programma ma non è sicuramente approfondito e allenato (almeno nel mio caso e in quelli che conosco più direttamente) come per esempio nella boxe o altri sdc. La sua funzione di radar e il suo in generale sono poco sottolineati nonostante la sua effettiva utilità in contesto rituale disarmato. Per l'idea di cercare di scaricare più potenza possibile a ogni colpo, perché non avremo la certezza di avere l'opportunità di tirarne altri, il jab di disturbo/apripista/radar a mia conoscenza diretta è “sottovalutato” a favore di una sorta di diretto avanzato (direi somigliante allo straight lead o al jkd jab).
So che anche in contesto pugilistico il jab ha avuto una sua evoluzione con periodi o singoli atleti in cui era più utilizzato/preferito più o meno carico ma in questo punto mi riferisco all'uso del jab meno potente. In contesto di boxe/striking pura questa versione meno potente un suo senso ce l'ha comunque. Per quanto poco potente, dopo qualche ripresa anche da solo questo colpo ripetuto a segno può far venire mal di mare a chi lo subisce, aprendo prospettive a chi l'ha tirato di sfruttare altri colpi su un opponente indebolito da questo fattore.
Mirando ad altri scenari di applicazione, nel mio sistema è molto meno valorizzato questo aspetto che però continuo a ritenere che per il contesto rituale 1vs1 a mani nude possa decisamente tornare utile.