A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht

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A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« on: March 06, 2015, 09:54:23 am »
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Qual è l'effettivo valore del nostro allenamento nel ChiSao?

Esso rappresenta la media (la via di mezzo) tra la forma (ideale) ed il combattimento reale.

Ci rende capaci di combattere al buio, il che è particolarmente importante poiché molti attacchi avvengono in luoghi bui.

Nella stringente complessità del combattimento a corta distanza, esso ci dà una reale possibilità di non subire danni seri - perfino contro parecchi avversari. (Motto: "Finché sarai in grado di restare incollato alle braccia dell'avversario, non sarai sconfitto").

Ci porta ad agganciarci ed incollarci all'avversario. Questo, a sua volta, richiede grande vicinanza, alla quale un normale avversario non è abituato. Ci introduciamo nella sua zona di sicurezza, dove egli si sente al sicuro, presentandogli una minaccia costante.

In quanto allenamento ideale per i propriocettori, esso ci insegna a muovere la parte del nostro corpo che viene attaccata fuori dalla portata dell'avversario come bersaglio.

Opera una connessione tra i due emisferi cerebrali.

L'effetto collaterale filosofico e psicologico forse più importante è quello di obbligarci a restare nel presente, per gestire ciò che sta effettivamente accadendo e per adattarci e armonizzarci con esso.

Il contatto epidermico con un'altra persona nel ChiSao ci dà proprio la stessa euforia, che dà dipendenza, del concetto di flusso realizzato dall'armonia del ChiSao: durante il ChiSao siamo così assorbiti dall'adattamento da dimenticarci di noi stessi e poterci sentire felici.

Esso vince la separazione dall'altro, e ci combina con lui.

Esso è indispensabile per l'adattamento, l'armonia e l'essere tutt'uno con l'avversario.

Chiunque scelga di fare a meno del ChiSao si priva di questi vantaggi unici.

Il vostro SiFu/SiGung
Keith R. Kernspecht



Negli ultimi mesi la mia enfasi è stata sull'interazione tra allievi. Questa volta, sposto l'attenzione sulla relazione tra l'insegnante e l'allievo nel ChiSao.
ChiSao con l'insegnante (SiFu, SiHing ecc.)
"Perché il mio insegnante mi ha messo tanto in difficoltà durante l'allenamento di ChiSao di oggi?"
Molti allievi possono essersi posti questa domanda, ma probabilmente non l'hanno mai rivolta alla sola persona che può conoscerne la risposta, cioè il loro insegnante (SiFu).

É importante comprendere l'insegnante ed il suo ruolo
Sono un insegnante di WT ed io stesso sono stato allievo per oltre 30 anni. Perciò so cosa succede tra allievo e insegnante. Per "allievo" non intendo un principiante. Per il suo SiFu, anche un maestro di 8° o 9° grado è un allievo. Nella sua posizione esposta, in particolare davanti a degli spettatori, un insegnante non può permettersi di subire colpi o fare una brutta figura. In fin dei conti, la posta in gioco è più alta per lui che per il suo allievo, che vuole solo divertirsi o forse guadagnare un po' di prestigio agli occhi dei suoi colleghi.

Motivazioni didattiche
Anche se l'insegnante si sente abbastanza sicuro di sé, tiene sotto controllo il suo ego e non si vede o si proietta come "incolpibile", può pensare - per motivi didattici - che non sia bene che un certo allievo abbia l'impressione di poter colpire il proprio insegnante.

Attenzione a non mettersi in mostra
L'insegnante si è forse accorto che l'allievo ha l'abitudine di dire ai propri colleghi che può gestire facilmente gli attacchi dell'insegnante medesimo?

Gli spettatori sono anche partecipanti
Se ci sono spettatori presenti, la ragazza dell'insegnante o dell'allievo, altri allievi, colleghi dell'insegnante o una videocamera, ciò influenzerà quel che accadrà. Poiché, come sappiamo dalla teoria dei quanti, ogni spettatore è in qualche modo anche partecipante e la stessa cosa vale anche per il ChiSao.

Attenzione al tranello del cellulare
Magari un amico dell'allievo che ne ha prese più del dovuto era lì con uno di quei cellulari moderni con funzioni foto e video, a registrare la sessione di ChiSao con l'insegnante per il futuro? C'è dunque da stupirsi se egli non ha dato alcuna possibilità all'allievo?
Ovviamente riuscire a colpire l'insegnante non è di per sé l'evidenza di un progresso compiuto.
Non c'entra l'essere in grado di mettere a segno potenti colpi sull'insegnante. Anche senza questo, l'insegnante noterà che avete fatto progressi.

Sfida accettata
Né sarà tanto positiva la risposta se si chiede all'insegnante: "Mi è permesso colpirti occasionalmente a mia volta, o devo solo lasciare che mi picchi?". L'insegnante può interpretare ciò come una sfida che non può rifiutare: "Certo, ovvio che puoi attaccarmi quando ti pare. Buon divertimento!". Vogliamo scommettere che il divertimento sarà tutto da una parte sola?

Altri problemi che possono sorgere durante una lezione di ChiSao con l'insegnante
La versione del mio insegnante è l'unica corretta?
Un'altra domanda che mi sorgeva spontanea ai tempi in cui imparavo il ChiSao, ma che saggiamente tenevo per me stesso, era questa: "Devo sempre rispondere in questo modo stabilito? Non posso fare quello che mi va meglio e con cui mi sento più a mio agio? Perché tutto il resto è errato ed è giusta solo la reazione che mi raccomandi tu?"
Siccome l'insegnante è la tua autorità, ti senti obbligato ad adottare posizioni in cui credi che non ti troverai mai in un combattimento reale - ed hai ragione!
Ma è anche vero che, secondo la logica del WingTsun, c'è solo una soluzione davvero senza sforzo in una data situazione qualsiasi! L'insegnante può provare come può a riprodurre e ricostruire questa situazione a posteriori, ma l'opportunità è irripetibile. E anche se così non fosse, l'insegnante non è te e la persona che conosce meglio te stesso sei tu e nessun altro! Sei tu l'esperto per quanto riguarda la conoscenza di te stesso!
La vera superiorità che il tuo insegnante o maestro dovrebbe possedere è innocua, non spettacolare, non ovvia e non immediatamente comprensibile. Scaturisce da qualcos'altro: non dall'autorità, o anzianità, o da un grado più alto, e non da una scatola dei trucchi. Si tratta di qualcosa che ha a che fare con la fonte costantemente alimentata della sensibilità e del timing, e perciò veramente "inevitabile".

Non sfruttare la noncuranza dell'insegnante
Naturalmente, il FookSao dell'insegnante, ad esempio, sarà così corretto che l'allievo non sarà in grado di penetrarlo con il proprio attacco. Normalmente, mai. Ma se l'insegnante è troppo casuale o addirittura sbadato, può non fare troppa attenzione alla posizione del proprio gomito. Mentre egli, in quanto insegnante, considera un suo privilegio o a tutti gli effetti una sua responsabilità dare un colpetto sullo stomaco dell'allievo se quest'ultimo è sbadato o ha un FookSao posizionato scorrettamente, non considererà appropriato per l'allievo fare la stessa cosa. Specialmente se l'insegnante intende seguire con l'allievo un certo obiettivo didattico fissato in precedenza, e sul quale si sta concentrando, di certo non risponderà molto positivamente se l'allievo vuole fare la parte di quello più intelligente degli altri provandoci con un attacco sotto il suo FookSao.

"Scusa SiFu, non volevo colpirti!"
Un'altra cosa da non fare assolutamente mai è scusarsi ad alta voce con l'insegnante, in modo che tutti gli altri allievi possano sentire, se si è appena riusciti a rifilargli un pugno: "Scusa SiFu se ti ho appena colpito, non volevo". Gli insegnanti non sono neanche dei superuomini, ed è possibile colpirli, ma non è una buona idea farlo sapere a tutti se succede. L'insegnante può benissimo avere l'impressione che la vera motivazione non era ottenere perdono, ma vantarsi del proprio attacco che ha avuto successo.
E può essere che l'insegnante abbia lasciato intenzionalmente un buco per dare all'allievo l'opportunità di fare pratica.

Questo è un ulteriore estratto del mio libro "Logica del Combattimento 3!", pubblicato dalla EWTO-Verlag nel giugno 2011, ora disponibile nella sua seconda edizione, estesa a 441 pagine.
Il vostro SiFu/SiGung
Keith R. Kernspecht
« Last Edit: March 06, 2015, 10:28:19 am by Rev. Madhatter »
Peccato che la stupidità non sia dolorosa.
(A. S. LaVey )

il test d'ingresso funziona così
"ISCRIVITI GRATIS
va bene
SONO CENTO €
ma avevate detto gratis
SONO PER LE SPESE DI SEGRETERIA ..."

se ti lamenti, non sei adatto ad essere munto, altrimenti cerimonia del the in arrivo e tutti col collo gonfio ad accoglierti

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Offline GiBi

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #1 on: March 06, 2015, 10:14:04 am »
+5
Quando dico (da sempre) che NON è vero che chi fa Wx (a AM """tradizionali""") ci crede davvero in quello che fa.
Vedete?
KK l'"autorità" del Wx lo scrive chiaro e tondo: scrive chiaro e tondo che nel chi sao ci si deve fare tremila pippe mentali e che per giustificarlo servono delle supercazzole.

Lo scrive nero su bianco.

Come scriveva nero su bianco "che il Wx è uno stile ottimo per gli attacchi che avvengono dal basso verso l'alto a distanza ravvicinata". Non l'ha mai scritto che è "universale".

Tutti i Wx man leggeranno e capiranno b-e-n-i-s-s-i-m-o che è tutto un casino, che loro potrebbero toccare il loro insegnante ma è meglio che non lo fanno, che c'è l'ego di mezzo ecc ecc...
Poi chiuderanno il libro e faranno finta di nulla.
Ma lo sanno.
E' scritto lì, nero su bianco.
Se lo scrive GiBi, da anni,  su un forum nessuno è tenuto a crederci.
Ma l'ha scritto KK, non puoi ignorarlo..però puoi far finta di nulla.



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Offline GiBi

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #2 on: March 06, 2015, 10:18:33 am »
+7
L'articolo riportato da Mad l'avevo già letto a suo tempo.
Inutile che inizio a criticare le stronzate relative all'utilità del chi sao.

Potrei riprendere però dei punti in cui è evidente che KK fornisce delle evidenti "scuse" per il metodo di allenamento "cuore" del Wx: il chi sao.

Cioè lui stà fornendo degli alibi a tutti gli insegnanti di Wx.
Vi rendete conto, si?

E se hai bisogno di crearti un alibi è perchè ti senti colpevole...o meglio perchè senti che ti hanno "scoperto".

KK, a modo suo, resta un genio...
Sono DECENNI che riesce a prendere per il culo a più grande fetta di patitti di AM """tradizionali""".
DECENNI.
Un record.

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Offline GiBi

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #3 on: March 06, 2015, 10:21:54 am »
+3
A chiunque sia un praticante di WX anti-KK:

Inutile dire "e ma io non faccio parte della EWTO quindi da me è diverso".

Il chi sao è quello, e non sarà l'angolo del bong sao diverso ad annullare la giuste[1] parole di KK.

Ci va di mezzo chiunque faccia chi sao. Qualsiasi sià l'angolo del tan sao.
 1. perchè le sue parole sono giuste cazzo..ci pensate?? lui ha ragione! E lo scrive nero su bianco senza manco vergona!!

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Offline Aliena

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #4 on: March 06, 2015, 10:32:23 am »
+1
Questo è quello che ha un background marziale diverso per ogni pagina Wiki di diversi Paesi?
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Offline GiBi

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #5 on: March 06, 2015, 10:33:36 am »
+1
Questo è quello che ha un background marziale diverso per ogni pagina Wiki di diversi Paesi?

Si vede che ogni nazione ha bisogno di scuse ed alibi "diversi "  XD

Ps: è una battuta ma con un grande fondo di verità ...  ;)

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Offline Aliena

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #6 on: March 06, 2015, 10:35:50 am »
+4
Oppure è come per la cucina esportata che si adatta ai gusti locali...  XD
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Offline GiBi

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #7 on: March 06, 2015, 10:44:19 am »
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Oppure è come per la cucina esportata che si adatta ai gusti locali...  XD

 XD


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Offline Fabio Spencer

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #8 on: March 06, 2015, 11:55:54 am »
+1
aggiungo un contributo dallo stesso sito:


Questa ultima parte sul ChiSao e sull'etichetta del ReakTsun riguarda ancora una volta il problema del "continuare", l'incertezza su chi ha vinto e ha infine inferto il pugno che fa battere i denti a causa di un difetto di comunicazione...


Ancora sull'argomento del "continuare"
 
La situazione nel WT è tale che - in opposizione a molti altri stili - il nostro posizionarci intelligentemente concepito implica che difficilmente possiamo essere colpiti da un avversario nello stesso momento in cui lo colpiamo noi. Un nostro colpo riuscito preclude quasi completamente il suo, il che non è vero per altri stili. Ciò significa che colpire è la migliore difesa che abbiamo. Se si è inattivi, si viene colpiti. Quindi, una volta che l'insegnante ha colpito l'allievo, l'allievo è in grado di colpire a sua volta l'insegnante se quest'ultimo smette di attaccare. Inoltre, l'attacco deve essere piuttosto duro per assolvere questa funzione protettiva. Più duro di quello che si vorrebbe infliggere ad un allievo. Da questo deriva che nel normale, amichevole ChiSao, un allievo sarà sempre in grado di proseguire con successo, ma egli non ha alcun diritto di sentirsi fiero di alcun colpo che riesce a mettere a segno come risultato. Il solo colpo di cui possiamo essere veramente orgogliosi è quello che riusciamo a sferrare senza alcuna particolare forza e senza alcuna particolare velocità, sfruttando rapidamente una situazione o rilevando un varco nella difesa dell'altro, o - come inavvertitamente - provocando tale varco e insinuandoci in esso con tempismo perfetto e coordinazione ugualmente perfetta - se possibile anche assicurandoci che, in quel momento, le braccia dell'avversario siano immobilizzate. Possiamo dare una pacca sulla spalla a noi stessi solamente se criteri come questi vengono soddisfatti.
 
La difficoltà di essere il "vincitore" nel ChiSao agli occhi degli spettatori
 
Essere il vincitore evidente per gli spettatori nel Chi-Sao "amichevole" è difficile. Come sappiamo, il Chi-Sao non c'entra col vincere, ma con l'allenarsi. Ciononostante, a volte possono esserci motivi per voler mostrare la propria superiorità.
 
Dopo una sessione giocosa di Chi-Sao, un partner senza sensibilità e con poca consapevolezza può perfino credersi il vincitore, anche se egli è stato solo in grado di colpire per secondo, dopo essere stato colpito. E solo perché il suo partner più capace è stato troppo gentile da non sferrargli attacchi più duri.
 Quindi senza essere brutali, come facciamo a rendere inequivocabilmente chiaro al nostro partner o a ogni altro spettatore che siamo superiori?
 Il mio Si-Fu ha sviluppato l'abitudine di ridacchiare ogni qual volta la situazione non è abbastanza chiara, giacché chiunque rida deve essere la parte più forte. Molti anni fa all'estero ebbi esattamente questo problema, quando un "maestro di Wing Tsun" di un altro stile partecipò ad uno dei miei seminari di Chi-Sao - insieme ad un gruppo di suoi studenti che lo ammiravano tanto. A quel tempo, naturalmente, mi assicuravo di essere più "formidabile" che potevo durante le mie dimostrazioni, perciò rimasi stupefatto quando questo visitatore ebbe nondimeno l'ardire di sfidarmi nel Chi-Sao di fronte ai propri e ai miei allievi dopo che avevo finito la lezione.
 
Era una situazione imbarazzante dalla quale non avevo nulla da guadagnare, poiché …
 se avessi vinto, avrebbe perso il rispetto dei suoi studenti e io avrei perso un amichevole collega o un potenziale allievo
 se gli avessi permesso di continuare, avrei danneggiato la mia reputazione
 se l'avessi colpito tanto duramente da renderlo fisicamente incapace di continuare, avrei fatto la figura di un brutale delinquente con i miei allievi.
 
Allora optai saggiamente per uno dei due "strattoni al collo" dal 1° set della forma dell'uomo di legno. Dal Poon-Sao lo afferrai in un baleno e lo tenni in una stretta soffocante che non gli dava via di fuga né aria. Non aveva alcuna possibilità, assolutamente nessuna. Quando lo rilasciai per cortesia professionale, prima che la situazione arrivasse alle sue estreme conseguenze o divenisse imbarazzante per lui, egli si girò verso i suoi allievi e disse: "L'ha fatto piuttosto bene, proprio come vi faccio vedere io," e verso di me: "Potrebbe rifarlo per favore?"
 
Fui un po' allarmato da questa seconda sfida. Aveva forse una risposta nella manica con cui avrebbe potuto realizzare una difesa? Dopo tutto, adesso sapeva come avrei attaccato. Andando contro il mio buon senso, acconsentii a ripetere lo stesso attacco. Ancora una volta egli fu incapace di uscirne e o io fui troppo veloce, oppure lui troppo lento anche per il minimo accenno di una contromisura da parte sua. Ancora una volta mi chiese di ripetere. Con lo stesso risultato.
 
E ancora una volta mi elogiò. Dopo la decima volta, vidi chiaramente cosa gli rimaneva da fare: si era reso conto di non avere alcuna possibilità contro di me, ma astutamente si era posto nel ruolo di mio insegnante, e mi dispensava elogi quasi fossi un suo allievo. E questo trucco funzionò con gli allievi che si era portato dietro, poiché essi non percepirono quanto disperatamente e inutilmente il loro maestro stesse lottando contro la mia presa. A loro sembrò che egli vi si stesse sottomettendo volontariamente, facendo sembrare che fosse lui ad esaminare me (!). Una volta resomene conto, mi presi una piccola vendetta: lo tenni nella presa soffocante fino al punto che sarebbe caduto se l'avessi improvvisamente mollato. Ma anche in quel momento non potevo esagerare, poiché sarebbe stato un atto brutale nei confronti di qualcuno che era (volontariamente?) inerme. Questo incontro, che col senno di poi è divertente, mi mostrò che il Chi-Sao è assolutamente inadatto allo scopo di confrontarsi o di mostrare chi è più bravo, cioè alle competizioni.
 
Ma naturalmente lo sapevamo già, vero? E per altri motivi?
 
Mancanza di comunicazione
 
Normalmente, una lezione di Chi-Sao è dedicata ad un argomento in particolare, per esempio praticare un Jam-Sao sensibile. Un errore che possiamo fare è spingere l'attacco dell'insegnante verso il basso con la nostra mano in Jam-Sao. Le lezioni di Chi-Sao sono di solito faccende abbastanza silenziose, non perché tutti gli insegnanti siano taciturni per natura, ma piuttosto per fare in modo che l'allievo impari dai propri errori senza essere distratto dai discorsi. Molti insegnanti hanno adottato le prime poche parole del "Tao-Te-King" come massima: "Il Tao che può essere espresso non è il Tao eterno", e nello spirito del Buddismo Zen sono fieri di non dare alcun commento o spiegazione. Forse a loro stessi dicono anche: "Colui che sa non parla, colui che parla non sa". Anche se naturalmente l'evidente profondità di questa frase non può celare il fatto che nemmeno la persona che l'ha enunciata sapeva. Ad ogni modo, alcuni insegnanti sentono che nel momento in cui parlano del Bong-Sao -- che "in effetti" non esiste, proprio come non dovrebbe esistere alcuna tecnica pre-pianificata al di fuori del mio programma WingTsun BlitzDefence -- mancano il proprio obiettivo. Di conseguenza, vogliono solo creare situazioni durante l'insegnamento che aiutino l'allievo a trarre le proprie conclusioni.
 
Quindi, invece di dire ripetutamente: "Non spingere in basso la mia mano", l'insegnante aggira il pesante Jam-Sao con una "mano roteante" (Huen-Sao) per lanciare un pugno a breve distanza al di sopra del Jam-Sao. Ora, se l'allievo non smette di spingere in giù con il proprio Jam-Sao, e quindi non riesce a correggere il proprio errore, ma cerca piuttosto di difendersi dal pugno che si suppone debba insegnargli quali ne siano le conseguenze, allora l'insegnante può avere l'impressione che l'allievo stia ignorando le sue istruzioni e preferisca bloccare il pugno per mostrare all'insegnante che non c'è alcun errore nello spingere verso il basso con il Jam-Sao. Se l'insegnante percepisce che l'allievo è afflitto dalla malattia di essere un "so-tutto-io", deve pensare che farà la cosa migliore per lui se accelererà il pugno finché l'allievo non diventerà fisicamente convinto che la resistenza e la spinta in basso col Jam-Sao non vanno bene nel WingTsun.
 
Anche su questo punto ho un fatto divertente da raccontare che successe a me e al mio Si-Hing, (purtroppo deceduto) Leung Tuen, alla fine degli anni '70: stavamo entrambi praticando il "Pak-Dar interno", cioè egli mi stava facendo un "Pak-Sao con pugno interno" e io mi difendevo con un mio "Pak-Sao con pugno interno". Il tutto accade ad elevatissima velocità, altrimenti si viene colpiti. Anche se stavo lavorando con impegno, il mio fratello di Kung-Fu "puniva" con un pugno forte la mia tecnica di attacco ovviamente troppo debole. Così aumentai la potenza finché non fui quasi al mio massimo. Ma Leung Tuen non era ancora soddisfatto, e aumentò la sua potenza a sua volta per tenermi sotto pressione. Alla fine avevamo entrambi aumentato la potenza a livelli da scuotere le ossa, ma nessuno di noi due avrebbe mollato.
 
Fu solo anni più tardi, dopo che il mio Si-Hing Leung Tuen ebbe imparato pochi rudimenti di inglese, che parlammo di questo fatto e ci rendemmo conto che eravamo stati entrambi vittime di un equivoco. Quello che non sapevo a quel tempo, e che nessuno mi disse, era che l'aspetto importate di questo esercizio è il Pak-Sao: il pugno in sé andrebbe sferrato con la mano leggermente aperta, e in modo estremamente controllato! Probabilmente stavo colpendo con pugno "pesante", serrato e con un gomito "volante", alla maniera in cui ero abituato negli stili duri. In questo caso, la forza viene solo dal braccio e dalla spalla, piuttosto che dal corpo intero. Il mio primo pugno era stato già troppo forte, così il mio Si-Hing voleva correggermi ma, non parlando affatto l'inglese, semplicemente mi dava un pugno ugualmente forte al torace. Ciò mi portò alla conclusione che egli aumentasse la potenza per mostrarmi che il mio pugno era troppo "debole". Quindi entrambi aumentavamo gradualmente la potenza dei nostri pugni senza che nessuno di noi la smettesse, ed è stato un miracolo che nessuno di noi si sia ritrovato con uno sterno fratturato. A volte anche la comunicazione è molto utile nel Chi-Sao.
 
Questo è un ulteriore estratto dal mio libro "Logica del Combattimento 3!" pubblicato dall'EWTO-Verlag nel Giugno del 2011, ora disponibile nella sua seconda edizione estesa con 411 pagine.

Il vostro SiFu/SiGung
 Keith R. Kernspecht
"vi prego di notare l'eleganza del piano nella sua semplicità...."

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Offline Barvo Iommi

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #9 on: March 06, 2015, 12:06:08 pm »
0
pugni forti a livello di scuotere le ossa  :-*


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Offline Ragnaz

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #10 on: March 06, 2015, 12:50:04 pm »
+2
Mo mama ma quante seghe mentali si fa questo??  :-\ :vomit:
Ragnaz - alias Luca


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Offline Fabio Spencer

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #11 on: March 06, 2015, 13:43:24 pm »
+1
sono 30 anni che vive nel lusso grazie a queste seghe mentali e alla gente che gli crede.
Un minimo di rispetto per la sua capacità imprenditoriale eall'impegno di potare avanti l'impresa.
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Offline Ragnaz

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #12 on: March 06, 2015, 13:50:24 pm »
+1
sono 30 anni che vive nel lusso grazie a queste seghe mentali e alla gente che gli crede.
Un minimo di rispetto per la sua capacità imprenditoriale eall'impegno di potare avanti l'impresa.

Nessun rispetto per le truffe e la circonvenzione d'incapace :P
Ragnaz - alias Luca


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Offline Fabio Spencer

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #13 on: March 06, 2015, 14:06:03 pm »
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eehhhh....
il bello che un acosa del genere andrebbe detta di là.
Perchè se un utente ha passato 10 anni a fare una cosa che ha capito tardi non piacerli è un ebete.
Però, secondo lo stesso scienziato che datto la cosa qui sopra, tanta gente in questi 20 anni nel mondo ha seguito G.m.K.R.K. e li consideri dei piral ecco che sei il solito bimbominkia frustrato che giudica le persone sulla base di quello che queste praticano....
mmmhhh.....  sims legit.
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Offline Ragnaz

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Re:A che cosa serve il ChiSao? by Kernspecht
« Reply #14 on: March 06, 2015, 14:36:25 pm »
+1
Se uno è pirla è pirla :P
E cmq, il problema non è, per me, il pirla, ma chi se ne approfitta!
Ragnaz - alias Luca