Ho aperto un 3D simile anche "di la"...
Ma visto che ci sono utenti che hanno (e capisco perchè) abbandonato il fam, lo riposto anche qui
(così rivitalizziamo pure un po' la sezione..ovvìa !)
Domanda tecnica:
Tuei-sho "base", a una mano, da fermi. Proprio il primissimo che si prova in palestra.
Sezionando il movimento, quando sto per finire la spinta (spinta/colpo al petto "avversario") mi accorgo che mi ha correttamente portato fuori e quindi ruoto il polso, affondo nell'anca anteriore e mi "preparo" a sentire quando inizierà lui a spingermi/colpire.
Ecco la domanda: se fotografassimo la "mia" posizione nel momento "di ascolto" alla fine della spinta, quanto "peso" dovrei mettere ?
Partendo dal presupposto "ovvio" che non sto spingendo il suo braccio (salvo lui abbia sbagliato qualcosa e io lo possa "travolgere"), non posso nemmeno essere "floscio", altrimenti quando inizia a spingere non ho tempo/spazio per ruotare e deviare. Sono piuttosto indeciso su "quanto" peso (o struttura) sia meglio mettere in quel "momento" del tuisho.
(ho descritto il "problema" nel tuisho a una mano per semplicità, ma ovviamente vale per qualunque altro tipo).
Ciao Ragnaz,
grazie per la rivitalizzazione. Bella domanda, davvero!
Il problema è centrale nel dan tuishou (tuishou ad una mano) di cui parli, come anche nel tuishou in generale.
Per una prima risposta di getto, ti posso dire che non c'è una visione unanime, perché esistono (come sempre) tante tipologie di tuishou ad una mano.
L'interpretazione più diffusa è che bisogna mantenere la struttura, ma mettere meno forza possibile, così da poter ascoltare l'altro e approfittare dei suoi varchi (buchi). Quasi come non farsi sentire, per poi invece mettere il peso quando senti quel "buco" ed entri all'interno della sua guardia, creandogli una situazione di difficoltà e squilibrio. O "prendendo il suo centro", per dirlo in altri termini, disallineando il suo baricentro corporeo.
Questo in termini "strategici".
A me ad es. i miei colleghi di scuola più ortodossi dicono che metto troppo peso e quindi troppa forza, ma personalmente sono una specie di 'maniaco della struttura integrata' (
), anche se sicuramente dovrò ammorbidirla e renderla più sottile. E' un lavoro che sto compiendo su me stesso, ed è un continuo alternarsi tra connessione (struttura/integrazione delle catene neuro-muscolari/ peso) e rilassamento (fluidità di movimento, morbidezza): periodi in cui lavori più su un aspetto, altri più sull'altro.
Questo invece in termini "energetici" e di priopercezione corporea.
Credo che, se non contestualizzato, il tuishou ad una mano sia molto più a rischio di autoreferenzialità rispetto a quello a due mani. Cioè di diventare un giochino fine a se stesso, senza connessione con il resto.
Me l'ero persa questa discussione, come anche quella sul FAM (che non bazzico da un po'). Vado a vederla anche lì.
Per seguire, leggermi tutto e, forse dopo, intervenire anche sulle altre singole domande o questioni emerse.