Da uno scambio di battute con Diego "sull'amore universale" e coltello
, mi è venuto il trip di scrivere dei coltelli d'amore!
Argomento poco noto, se vogliamo marginale ma che fa parte di quel infinito mondo del coltello italiano sempre più dimenticato.
Buona lettura
L’usanza del dono reciproco tra fidanzati o promessi sposi di un coltello, anche se poco documentata, nell’Italia centro meridionale apre una serie di problemi sulla inquadramento della questione ovvero dei doni di fidanzamento.
Problema che come scritto prima è dovuto alle scarse informazioni riguardanti la diffusione nonche l’arco di tempo in cui si è diffuso.
Il primo problema è riuscire inquadrare questa usanza in tradizioni diffuse che tendono proprio ad evitare di regalare coltelli o comunque oggetti taglienti o pungenti perché considerati di cattivo augurio.
Non si capisce se il dono è sempre reciproco o come forse più probabile diretto verso la donna.
Ulteriore problema è che i coltelli da fidanzamento che ci sono pervenuti mostrano peculiarità estetiche e costruttive tali da renderne difficile l’attribuzione ad un’area produttiva.
La tradizione più antica sembra quella del divieto di regalare lame anche perché il fidanzamento è un rapporto non del tutto solido istituzionalmente e quindi più facilmente soggetto ad essere “tagliato” e come tale una lama porta male.
Possiamo dire che questa norma viene chiaramente espressa Piemonte, Veneto, Toscana,Abruzzi Basilicata e Sicilia, allo stesso tempo testimonianze coeve riferiscono che in molte delle stesse zone sopracitate il coltello fosse un’ ambito dono in occasione del fidanzamento.
Quest’ultima usanza non travalica mai i confini dell’Italia centro-meridionale, la zona più a nord che la vede presente è l’Umbria ove si annota come
<< sia costume regalarsi tra amanti coltelli con sopravi cuori trafitti da una freccia>>Cronache abruzzesi riferiscono come il coltello in realtà non venisse accettato da donne che non fossero << di primo sboccio>> ma non si hanno ulteriori spiegazioni in merito.
Per quanto riguarda Roma ed il Lazio, il costume abbastanza diffuso,era indirizzato esclusivamente verso l’uomo.
<< …la fidanzata lo regalava all’innamorato come pegno di costanza e d’incitamento al valore e non è difficile vederne ancora oggi che portano inciso un nome di donna, ovvero, “amore mio”, “cuor mio”, “stella mia”>>
Lo Zanazzo nel suo “tradizioni romane.usi e costumi” del 1967 rileva come ormai fine ‘800 sia pur lentamente andasse scomparendo.
A Napoli già in testi dell’inizio del ‘900 si sottolinea come il costume del dono del coltello si fosse ormai conservato in ambienti molto ristretti e non apparisse generalizzato..
In puglia era costume di alcuni paesi del leccese di regalare alla fidanzata il coltello ed in Sicilia nonostante regnasse la norma di non regalare coltelli, in alcuni paesi della provincia di Trapani fosse pregiato il regalo di un coltellino da tasca in modo particolare di uno di quelli prodotti a Santa Margherita Belice.
Come scrivevo prima l’usanza proscrittiva sembra la più antica, bisogna infatti notare come l’usanza del dono sia in qualche modo “esplosa”, come rivela la frequente presenza di coltelli fatti oggetto di dono, nei verbali dei processi per porto d’arme proibita nella prima metà del ‘700 e diventando desueta già nella seconda metà del secolo successivo.
Da un lato l’usanza del dono alla donna può essere considerata la sopravvivenza rituale, in ambienti relativamente circoscritti, del costume arcaico di stipulare contratti, anche matrimoniali, mediante il dono di un coltello(cultellum flexum) che in seguito può aver costituito eventuale terreno e spunto favorevoli all’instaurarsi dell’altra usanza del dono reciproco.
E’ interessante notare che la parabola temporale, di intensità e radicamento, di questa usanza mostra un andamento del tutto simile da quella affermazione conflittuale della soggettività individuale, diffusasi proprio nel corso del ‘700 all’interno delle classi subalterne a cui è stata dato il nome di “cultura del coltello”.
Si può dunque ipotizzare che l’usanza del dono sia generalmente diffusa in stretta concomitanza con la crescita e la originale rilevanza assunta dalla cultura del coltello, quale campo di prova di un’inquieta e turbolenta virilità giovanile, che nel confronto e nella rissa trovava il necessario itinerario e l’obbligatorio tirocinio per cercare forme immediatamente gratificanti di socialità e vita!
L’ipotesi di un doppio filone parallelo tra i due aspetti assunti dal dono del coltello(scambio reciproco o meno), esteriormente simili ma intimamente diversi nel loro senso e nelle loro radici potrebbe così rendere ragione sia della presenza in alcune località della non reciprocità del dono, qualora sia indirizzata solo alla donna potrebbero prevalere le tradizionali più arcaiche, sia del fatto che i segni incisi sulle lame possano ricalcare motivi largamente stereotipati, cioè essere perfettamente simili a quelle tradizionalmente graffiti in altri più usuali regali di fidanzamento e ricordanti antiche modalità di attuazione di patti matrimoniali, sia invece apparire estremamente personalizzati da frasi particolari, motti d’amore inconsueti,, nomi propri e porsi come oggetti unici ed irripetibili.
La consuetudine del dono ha avuto aprticolare vigore in quelle regioni, marche Umbrai Lazio, dove con maggiore intensità è stato vissuto il coltello come simbolo espressivo della fase della vita di un individuo dedicata al perseguimento della propria soggettività.
Non è un caso che in queste zone il coltello l’immagine del coltello appaia nei canti popolari ed in modo particolare negli stornelli, i componimenti più immediati e spontanei.
Largamente documentato in questi componimenti è naturalmente il dono del coltello che ogni giovane faceva all’amata:
Me stato rigalatu un timpirinu
Lu tengo in petto e ce tengo la mano
Chè me l’ha rigalatu’r mi Peppinu
Un’altra variante umbra evidenzia le decorazioni significative dell’oggetto:
M’è stato arigalatu un bel curtellu
Da piè’l core e da capo n’curallo
E me l’ha rigalatu lo mio belloDiffusi anche se molto simili sono i riferimenti al dono nelle Marche ed in lazio.In questo stornello sembra veramente intravedere nel regalo quasi il pegno di un patto tra uomo e donna di legame puramente sentimentale
M’è stato arigalatu un bel trinciante
Lo porto in petto e mamma nun sa gnente
E mme l’ha rigalato er primo amante
L’accenno all’abitudine di portare in petto il coltello regalato dall’amante, pare fosse usanza reale
<<Lo teneva nascosto essa Anna Maria fra la carne e la camicia nella legatura della veste>>(delazione di coltello Perugia 1724)Anche se reciproco il dono del coltello non poteva assumere lo stesso significato tra uomo e donna, ed anche diversi sia nella forma che nelle capacità funzionali dovevano essere i coltelli che si scambiavano.
Il dono della donna all’uomo rappresenta un incitamento al coraggio individuale
< non ti fidar di me se il cuor ti manca> (è il motto che veniva abitualmente inciso sulle lame) ed ad un’affermazione virile nelle dinamiche che abitualmente si esplicano nel gruppo dei coetanei.
Fine prima parte