Waza Geri

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Re: Waza Geri
« Reply #75 on: March 25, 2010, 09:35:58 am »
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Ma... la famosa calma dell'artista marziale? Credevo che l'obiettivo (sempre che di obiettivo si possa parlare) fosse quello di stare in uno stato di non-pensiero, in cui tutto fluisce liberamente (e in cui il cervello produce onde alfa, non beta).
L'assenza di pensieri e preoccupazioni IMHO ha poco a che vedere con stress e immagini terribili suscitate con l'obiettivo di simulare stati emotivi da situazioni limite.
La famosa calma va introdotta dopo che sei in grado di lavorare sotto stress dato da situazioni limite. E questo è un passaggio dopo, altrimenti se pensi di voler fare subito il vuoto è un po come voler fare lavoro interno prima di avere fatto l'esterno, pura follia. Gli antichi potevano farlo perchè era un altro contesto sociale, erano abituati alle aggressioni e a fare a botte e a mettere a rischio la vita, pensa ai contadini nei villaggi isolati se non si sapevano difendere venivano trucidati dai banditi. Allora qulla di lavorare sotto stress era una condizione naturale per loro. Per noi no!

Sai che non sono convinto? Non voglio farne una regola generale, ma credo che quella famosa calma interiore sia raggiungibile anche con ordine diverso. Esempio, anche se un po' limite: se tu prendi un monaco zen ormai abituato a vivere in un determinato modo e lo fai accostare ad un'arte marziale, non puoi pensare di riportarlo ad uno stato di coscienza precedente.
C'è questa storiella che mi piace molto:

Un monaco zen assisteva al saccheggio del proprio monastero da parte dei soldati. Il monaco non sembrava affatto spaventato; il capo dei soldati, adirato per l'impudenza del
monaco gli disse: «Non sai chi sono? Potrei sguainare la mia spada e tagliarti in due senza
battere ciglio».
Il maestro sorrise serenamente e disse: "Non sai chi sono? Potrei restare fermo qui mentre
sguaini la spada e mi tagli in due, senza battere ciglio"


A uno così non penso che gli racconti che se inizia un'arte marziale si deve agitare quando uno lo attacca.
Allora mi sa che non ci siamo capiti. Non ho mai detto che bisogna agitarsi quando uno ti attacca, ho detto che in fase di allenamento devi prima agitarti nello spirito, per poi cercare di calmarti. Se parti già da calmo che bisogno di calmarsi c'è?

Sorry, non capisco Xin. Rimanendo nel mio esempio il monaco zen che inizia la pratica di un'AM non deve agitarsi nello spirito, giusto?

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Offline XinYiMan

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Re: Waza Geri
« Reply #76 on: March 25, 2010, 09:57:53 am »
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Ma... la famosa calma dell'artista marziale? Credevo che l'obiettivo (sempre che di obiettivo si possa parlare) fosse quello di stare in uno stato di non-pensiero, in cui tutto fluisce liberamente (e in cui il cervello produce onde alfa, non beta).
L'assenza di pensieri e preoccupazioni IMHO ha poco a che vedere con stress e immagini terribili suscitate con l'obiettivo di simulare stati emotivi da situazioni limite.
La famosa calma va introdotta dopo che sei in grado di lavorare sotto stress dato da situazioni limite. E questo è un passaggio dopo, altrimenti se pensi di voler fare subito il vuoto è un po come voler fare lavoro interno prima di avere fatto l'esterno, pura follia. Gli antichi potevano farlo perchè era un altro contesto sociale, erano abituati alle aggressioni e a fare a botte e a mettere a rischio la vita, pensa ai contadini nei villaggi isolati se non si sapevano difendere venivano trucidati dai banditi. Allora qulla di lavorare sotto stress era una condizione naturale per loro. Per noi no!
Sai che non sono convinto? Non voglio farne una regola generale, ma credo che quella famosa calma interiore sia raggiungibile anche con ordine diverso. Esempio, anche se un po' limite: se tu prendi un monaco zen ormai abituato a vivere in un determinato modo e lo fai accostare ad un'arte marziale, non puoi pensare di riportarlo ad uno stato di coscienza precedente.
C'è questa storiella che mi piace molto:

Un monaco zen assisteva al saccheggio del proprio monastero da parte dei soldati. Il monaco non sembrava affatto spaventato; il capo dei soldati, adirato per l'impudenza del
monaco gli disse: «Non sai chi sono? Potrei sguainare la mia spada e tagliarti in due senza
battere ciglio».
Il maestro sorrise serenamente e disse: "Non sai chi sono? Potrei restare fermo qui mentre
sguaini la spada e mi tagli in due, senza battere ciglio"


A uno così non penso che gli racconti che se inizia un'arte marziale si deve agitare quando uno lo attacca.
Allora mi sa che non ci siamo capiti. Non ho mai detto che bisogna agitarsi quando uno ti attacca, ho detto che in fase di allenamento devi prima agitarti nello spirito, per poi cercare di calmarti. Se parti già da calmo che bisogno di calmarsi c'è?

Sorry, non capisco Xin. Rimanendo nel mio esempio il monaco zen che inizia la pratica di un'AM non deve agitarsi nello spirito, giusto?
Giusto, ma prendendo in considerazione il tuo esempio, si può dire che siccome il pericolo in quel caso era tangibile lui non ha dovuto ricreralo mentalmente come invece va fatto in un contesto ovattato come può essere la palestra. Li il pericolo era reale, lui è capace a farlo e lo ha fatto. Se lo fai fare a una persona che non si è allenata si piscia addosso dalla paura e buttandosi a terra supplicherà pietà in tutte le lingue che conosce. Quello che dico io è che per allenare la calma di spirito bisogna anche ricrearsi l'ambiente in cui testare questa calma. Spero di essermi spiegato meglio!
Un albero non si giudica forte in base alla lunghezza dei suoi rami, ma dalla profondità delle sue radici!

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Offline Scorpio

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Re: Waza Geri
« Reply #77 on: March 25, 2010, 10:26:42 am »
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Ma... la famosa calma dell'artista marziale? Credevo che l'obiettivo (sempre che di obiettivo si possa parlare) fosse quello di stare in uno stato di non-pensiero, in cui tutto fluisce liberamente (e in cui il cervello produce onde alfa, non beta).
L'assenza di pensieri e preoccupazioni IMHO ha poco a che vedere con stress e immagini terribili suscitate con l'obiettivo di simulare stati emotivi da situazioni limite.
La famosa calma va introdotta dopo che sei in grado di lavorare sotto stress dato da situazioni limite. E questo è un passaggio dopo, altrimenti se pensi di voler fare subito il vuoto è un po come voler fare lavoro interno prima di avere fatto l'esterno, pura follia. Gli antichi potevano farlo perchè era un altro contesto sociale, erano abituati alle aggressioni e a fare a botte e a mettere a rischio la vita, pensa ai contadini nei villaggi isolati se non si sapevano difendere venivano trucidati dai banditi. Allora qulla di lavorare sotto stress era una condizione naturale per loro. Per noi no!
Sai che non sono convinto? Non voglio farne una regola generale, ma credo che quella famosa calma interiore sia raggiungibile anche con ordine diverso. Esempio, anche se un po' limite: se tu prendi un monaco zen ormai abituato a vivere in un determinato modo e lo fai accostare ad un'arte marziale, non puoi pensare di riportarlo ad uno stato di coscienza precedente.
C'è questa storiella che mi piace molto:

Un monaco zen assisteva al saccheggio del proprio monastero da parte dei soldati. Il monaco non sembrava affatto spaventato; il capo dei soldati, adirato per l'impudenza del
monaco gli disse: «Non sai chi sono? Potrei sguainare la mia spada e tagliarti in due senza
battere ciglio».
Il maestro sorrise serenamente e disse: "Non sai chi sono? Potrei restare fermo qui mentre
sguaini la spada e mi tagli in due, senza battere ciglio"


A uno così non penso che gli racconti che se inizia un'arte marziale si deve agitare quando uno lo attacca.
Allora mi sa che non ci siamo capiti. Non ho mai detto che bisogna agitarsi quando uno ti attacca, ho detto che in fase di allenamento devi prima agitarti nello spirito, per poi cercare di calmarti. Se parti già da calmo che bisogno di calmarsi c'è?

Sorry, non capisco Xin. Rimanendo nel mio esempio il monaco zen che inizia la pratica di un'AM non deve agitarsi nello spirito, giusto?
Giusto, ma prendendo in considerazione il tuo esempio, si può dire che siccome il pericolo in quel caso era tangibile lui non ha dovuto ricreralo mentalmente come invece va fatto in un contesto ovattato come può essere la palestra. Li il pericolo era reale, lui è capace a farlo e lo ha fatto. Se lo fai fare a una persona che non si è allenata si piscia addosso dalla paura e buttandosi a terra supplicherà pietà in tutte le lingue che conosce. Quello che dico io è che per allenare la calma di spirito bisogna anche ricrearsi l'ambiente in cui testare questa calma. Spero di essermi spiegato meglio!

Intendi dire che il monaco, per arrivare a quel livello, durante le sue meditazioni aveva probabilmente già affrontato e superato le sue paure ataviche? Se è così sono d'accordo. Io intendevo solo dire che il combattere fisicamente non è l'unica via per creare questo stato di vuoto, ma chiaro che ci si arriva sempre comunque con una certa gradualità.

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Offline XinYiMan

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Re: Waza Geri
« Reply #78 on: March 25, 2010, 10:31:05 am »
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Ma... la famosa calma dell'artista marziale? Credevo che l'obiettivo (sempre che di obiettivo si possa parlare) fosse quello di stare in uno stato di non-pensiero, in cui tutto fluisce liberamente (e in cui il cervello produce onde alfa, non beta).
L'assenza di pensieri e preoccupazioni IMHO ha poco a che vedere con stress e immagini terribili suscitate con l'obiettivo di simulare stati emotivi da situazioni limite.
La famosa calma va introdotta dopo che sei in grado di lavorare sotto stress dato da situazioni limite. E questo è un passaggio dopo, altrimenti se pensi di voler fare subito il vuoto è un po come voler fare lavoro interno prima di avere fatto l'esterno, pura follia. Gli antichi potevano farlo perchè era un altro contesto sociale, erano abituati alle aggressioni e a fare a botte e a mettere a rischio la vita, pensa ai contadini nei villaggi isolati se non si sapevano difendere venivano trucidati dai banditi. Allora qulla di lavorare sotto stress era una condizione naturale per loro. Per noi no!
Sai che non sono convinto? Non voglio farne una regola generale, ma credo che quella famosa calma interiore sia raggiungibile anche con ordine diverso. Esempio, anche se un po' limite: se tu prendi un monaco zen ormai abituato a vivere in un determinato modo e lo fai accostare ad un'arte marziale, non puoi pensare di riportarlo ad uno stato di coscienza precedente.
C'è questa storiella che mi piace molto:

Un monaco zen assisteva al saccheggio del proprio monastero da parte dei soldati. Il monaco non sembrava affatto spaventato; il capo dei soldati, adirato per l'impudenza del
monaco gli disse: «Non sai chi sono? Potrei sguainare la mia spada e tagliarti in due senza
battere ciglio».
Il maestro sorrise serenamente e disse: "Non sai chi sono? Potrei restare fermo qui mentre
sguaini la spada e mi tagli in due, senza battere ciglio"


A uno così non penso che gli racconti che se inizia un'arte marziale si deve agitare quando uno lo attacca.
Allora mi sa che non ci siamo capiti. Non ho mai detto che bisogna agitarsi quando uno ti attacca, ho detto che in fase di allenamento devi prima agitarti nello spirito, per poi cercare di calmarti. Se parti già da calmo che bisogno di calmarsi c'è?

Sorry, non capisco Xin. Rimanendo nel mio esempio il monaco zen che inizia la pratica di un'AM non deve agitarsi nello spirito, giusto?
Giusto, ma prendendo in considerazione il tuo esempio, si può dire che siccome il pericolo in quel caso era tangibile lui non ha dovuto ricreralo mentalmente come invece va fatto in un contesto ovattato come può essere la palestra. Li il pericolo era reale, lui è capace a farlo e lo ha fatto. Se lo fai fare a una persona che non si è allenata si piscia addosso dalla paura e buttandosi a terra supplicherà pietà in tutte le lingue che conosce. Quello che dico io è che per allenare la calma di spirito bisogna anche ricrearsi l'ambiente in cui testare questa calma. Spero di essermi spiegato meglio!

Intendi dire che il monaco, per arrivare a quel livello, durante le sue meditazioni aveva probabilmente già affrontato e superato le sue paure ataviche? Se è così sono d'accordo. Io intendevo solo dire che il combattere fisicamente non è l'unica via per creare questo stato di vuoto, ma chiaro che ci si arriva sempre comunque con una certa gradualità.
Esattamente, io parlavo di ricreare le paure nella propria mente per poter cercare di combatterle, altrimenti appena si presenteranno avranno il sopravvento!
Un albero non si giudica forte in base alla lunghezza dei suoi rami, ma dalla profondità delle sue radici!