i maestri discutono a lungo, quindi, del karate "tradizionale", spiegando che termini come gamaku e altri sono solo giri mentali dei giapponesi e degli occidentali, e che loro non lo considerano chissà quale segreto.
spiegano inoltre alcune differenze sostanziali tra il loro karate e quello giapponese: quest'ultimo pecca in alcuni aspetti, quali
1) eccessiva enfasi sul kumite libero (specie da gara)
2) troppa estetizzazione del kata a discapito della sostanza
3) troppo peso dato al bunkai rigido (la mia stessa scuola, aggiungo io, presenta bunkai fissi, e solo nel tempo ti danno varianti minime)
4) movimento sbagliato a causa di un'errata durezza delle posizioni (vedi shotokan)
eccetera
poi, nel parlare dei kata, spiegano a cosa servono secondo loro: i kata sono recipienti di tecniche che NON possono essere usate in combattimento così come appaiono.
due, quindi, gli obiettivi del kata:
1) allenare tecniche e sequenze di tecniche che andranno poi adattate al singolo praticante
2) rafforzare corpo, spirito e mente
senza kata, dicono, non c'è il karate. il kata non va modificato liberamente, essendo frutto dello studio di maestri nel corso di generazioni, ma va accettato per quel che è e studiato come metodo di pratica di posizioni, movimenti e tecniche che andranno comprese, sperimentate in vario modo a seconda delle proprie conoscenze e capacità...
Ma se fino all'altro ieri ho letto che lo Shotokan è carente di un bunkai organizzato rispetto a scuole più vecchie...
Poi, parlare di "Karate giapponese", così genericamente, mi sembra devvero prendere un calderone e buttarci tutto dentro e sparare a zero
Ma di cosa stiamo parlando?
Forse che Goju giapponese, Shotokan, Wado e Kyokushin sono la stessa cosa?
Ma il Goju giapponese sarà così tanto diverso da quello okinawese? Wado e Kyokushin hanno le posizioni rigide? Possibile non si sappia riconoscere l'indiscutibile valore di maestri come Kase, Shirai, Nishiyama, Kanazawa?
L'unico praticante di Karate non Kakuto arrivato ai vertici dell'UFC ha una solida e palese base di Shotokan, e si è fatto le sue belle gare di kumite sportivo. A parte lui, e quell'lMMArtist che viene dallo Uechi di cui non ricordo il nome, tutti i karateka che hanno
dimostrato qualcosa
sul campo sono cresciuti nel Kyokushin o in qualche suo derivato.
Io sono il primo a sostenere che le competizioni non sono tutto. Ma vogliamo riconoscere a questi campioni il loro valore e la validità del loro stile o stiamo ancora a illuderci che se si può calciare nei maroni cambia tutto?
Da praticante di Shotokan spesso sto zitto quando leggo miopi e palesemente parziali critiche verso questa scuola in particolare. Non mi interessa.
Ma mi fà andare il sangue alla testa
quando leggo o sento discorsi così generalizzati e biecamente ottusi sul
Karate giapponese perchè messa in questi termini è più una questione politica, e soprattutto economica, piuttosto che marziale. Tutte cose che non hanno niente a che fare col Budo. Niente.
Poi il discorso sull'immutabilità dei kata... si può scegliere di restare sul tradizionale che di più non si può o di andare sul modernissimo, come nell'Ashihara o nell'Enshin. Ognuno è libero. Dare per scontato che i grandi maestri che potevano permettersi di elaborare qualcosa di precedente (mica saranno caduti dal cielo i kata ad Okinawa) sono tutti morti, e che da qui all'eternità niente di meglio può essere fatto, beh, mi sembra un po' azzardato. Io stesso studio i kata dello Shotokan, ma sono pronto a riconoscere e rispettare il valore di sistemi più moderni.
A volte, da praticante assiduo di kata, mi sembra che per certi individui i kata con i loro supposti antichi e inaccessibili segreti servano a vendere false certezze.
Il post non è rivolto a Muteki, naturalmente
ma a quanto riportato dal libro.