Mattia hai ragione... vorrei sottoporti una questione. Ho l'impressione che, proprio per sua natura, l'yi quan lascia spazio alle proprie "tradizioni marziali", nel senso che a mio avviso l'estrema concretezza (leggi: concentrarsi sui principi fondamentali del movimento del corpo) rende possibile una sorta di riempimento con la propria storia. Questo, d'altra parte, non l'ho riscontrato con il m. Calliminitzos che invece metteva dei paletti ferrei alla pratica e alla teoria, distinguendola, ad esempio, in modo netto dal taiji.
Ammesso questo preambolo, non credi che già con Yao ci siano state delle sottolineature non previste (ma, visto che lo diceva apertamente, auspicabili) da WXZ?