Secondo me è proprio l'automatizzazione dei gesti che consente al cervello di sgravarsi di una parte di fatica, e avere così più tempo e più risorse per poter pensare via via la propria strategia ed esser il più recettivo possibile in modo da poter elaborare le movenze e i colpi dell'avversario.
Quello che credo si volesse intendere per automatizzazione come accezione negativa è in realtà l'incapacità di mettere insieme tutte le tecniche imparate in una strategia credibile e funzionale al combattimento.
Un match/uno sparring/un confronto marziale non è banalmente soltanto la somma di tot tecniche portate contro l'avversario + tot altre per difendersi da lui, ma come scelgo di combinarle assieme, quando scelgo di applicarle, come posso modificarle per adattarle al modo di combattere dell'avversario.
Insomma penso che Petrosyan (ma non ho sentito le sue parole, sto solo supponendo) volesse intendere che ci sono atleti magari molto forti, preparati e con anche una tecnica elevata, ma con poca "intelligenza tattica" e "versatilità".
Penso a un esempio di un altro sport che ho praticato: il tennis.
E' capitato a tutti di vedere quei tennisti con 1 unico gioco: pestare fortissimo tutti i colpi tirando da fondo campo fucilate pazzesche, piazzando palle precise, forti e sempre uguali, sbagliando pochissimo.
Finché trovavano gente che picchiava anche poco meno forte di loro o sbagliava più di loro, loro prevalevano. Appena trovavano un avversario che o aveva un gioco più vario, o cambiava strategia/colpi molto spesso, non ne cavavano un ragno dal buco.
Anni fa mi ricordo che durante uno sparring con un mio compagno molto reattivo e veloce, per quanto cercassi di essere il più veloce possibile, lui schivava o mi mandava a vuoto. A un certo punto ho fatto una cosa apparentemente idiota: ho tirato un calcio circolare con gamba arretrata a media velocità. E l'ho preso in pieno volto. Il mio amico si ferma e fa: "che imbecille!".